Nella notte più buia, a Berlino si accendono le candele. Si canta nella settimana del silenzio, del vuoto che si espande dopo le urla e i pianti durante la strage al mercatino di Natale di Breitscheidplatz, nel quartiere di Charlottenburg, del 19 dicembre. Soprattutto a Köpenick, zona est della capitale tedesca. Ci si abbraccia, si sta insieme per sconfiggere la paura, l’istinto di rinchiudersi in casa per timore e per far capire che c’è un barlume di umanità, ancora. Esiste e resiste.
Dal 2003, ogni 23 dicembre, i tifosi dell’Union Berlin si riuniscono allo stadio An der Alten Försterei per celebrare il Weihnachtssingen, una serata da passare assieme all’insegna di canti natalizi, candele, musica, sorseggiando del caldo e profumato Glühwein (vin brulé) e indossando cappelli e sciarpe rot und weiss (bianco-rossi, i colori sociali) della squadra che milita in 2. Bundesliga.
I numeri fanno capire quanta empatia si è creata, nel corso degli anni, attorno a questo evento che ha assunto sempre più i connotati di una grande rimpatriata tra amici: quest’anno si bissa il record dell’anno passato con 28.500 tifosi, appassionati e curiosi (anche da Norvegia, Francia e altri paesi) ad affollare uno stadio che, durante le partite di calcio, può accogliere al massimo 22.012 spettatori. Complice l’ampliamento, durante l’estate di due anni fa, di un settore della tribuna e con la possibilità di scendere anche sul prato di gioco, la comunità che si identifica attorno all’Union Berlin è cresciuta sempre più, alimentando una tradizione in un ambiente, come la Germania, culturalmente legato all’Avvento.
Ma quest’anno si respira un’emozione diversa, forse più disillusa, ma consapevole: accanto alla gioia per i canti legati alla tradizione natalizia come “Oh Tannenbaum” o “Stille Nacht”, c’è spazio anche per una profonda riflessione, per commemorare le tredici vittime (uno è Łukasz Urbano, l’autista polacco dell’autocarro, trovato morto all’interno dell’abitacolo) e per dimostrare vicinanza ai 50 e più feriti.
«Il concerto di Natale si terrà come di consueto e le misure di sicurezza adottate dalla polizia sono più rigorose, ma in linea con una normale partita di calcio», ha detto Petra Mattuscheck, responsabile della comunicazione della squadra berlinese. Riflettori accesi alle 19, poi spenti per intonare a squarciagola, tra bambini e anziani, senza distinzione d’età, ma con passione e brivido, l’inno dell’Union Berlin:
L’idea nacque, per casualità, nel 2003: un paio di giorni dopo l’ultima partita dell’anno persa, tra l’altro, per 2-1 contro il Burghausen, il tifoso Torsten Eisenbeiser si rese conto di non aver salutato e augurato buone feste ai suoi amici perché, a causa della sconfitta, tutti erano rientrati a casa a testa bassa e senza voglia di parlare. Eisenbeiser, quindi, chiamò i suoi compagni e disse: «Dobbiamo vederci nuovamente, bere del vin brulé, mangiare un po’ e magari cantare». Non avendo un luogo dove andare, complice l’amicizia con il giardiniere dello stadio, a Torsten venne in mente la geniale idea: si va all’An der Alten Försterei.
E’ nato tutto così, ormai 13 anni fa, quando 89 tifosi si ritrovarono illegalmente e furtivamente, poco prima della vigilia di Natale. Già l’anno dopo l’incursione illegale del 2003, lo stesso Torsten propose il progetto al club che accettò l’idea, perfezionandolo. Così lui è ancora oggi il curatore di questo evento il cui ricavato serve a finanziare il settore giovanile.
Berlino non si spegne, i tifosi dell’Union nemmeno.