Col fiato sospeso per uno, due secondi, osservando la palla sputata dai guantoni di Wulle, portiere del Sandhausen, scendere precisa sul destro di Felix Kross, poco fuori area. Col fiato sospeso, silenziosamente, col rischio di una figuraccia o di un gol meraviglioso. L’attimo di attesa quando dal destro è scoccata la palla tesa, dribblante tra le foreste delle gambe degli avversari, prima di finire la sua corsa in fondo alla rete. E’ il primo gol del fratellino di Toni quest’anno con la maglia dell’Union Berlino. Al momento opportuno, si direbbe. Esultanza pacata, un occhiolino al compagno che sta per abbracciarlo, «Dai, oggi mi è andata bene».
Gif via Eisern Union Italia
Una partita vissuta col fiato sospeso, con continui valzer visivi tra il campo e il cronometro, sbloccata al 12’ e tenuta saldamente coi denti. Un secco 1-0, in trasferta, che in Zweite Bundesliga non si vede con frequenza; che l’Union non realizza con frequenza. Eppure a fine settembre, contro la sorpresa Wurzburger Kikers è Collin Quaner a schiodare una partita viscida a sei minuti dal termine. Vittorie in trasferta, come quella di mezzo per 3-1 contro l’Erzgebirge Aue; sono 13 punti in otto partite giocate lontano dallo Stadion An der Alten Försterei, solo lo Stoccarda attualmente ha fatto meglio con 14 punti.
E’ lontano da casa che la Zweite mette a dura prova la tenuta di una squadra. Se si fa sul serio o è solo una presa in giro lo si capisce in trasferta. E l’Union Berlin, quest’anno, c’è. Consapevolmente, per lo più. Un fugace presentimento lo si è avvertito all’alba di questa stagione, nella pirotecnica sfida sul campo dell’Arminia Bielefeld: era una squadra in transizione, in aggiornamento dopo continui cambi di gestione passati, ma con l’energia e la curiosità di sperimentare le nuove idee di Jens Keller, allenatore ex Schalke 04. Il risultato, 4-4 va letto così: le lacune difensive sono scorie ataviche, la bellezza delle azioni d’attacco è il nuovo che avanza. Sistemata, o quanto meno, riassettata la difesa, l’Union Berlin ha continuato a esprimere un gioco, una propria identità. Finalmente.
La prova di forza contro l’Hannover: vittoria per 2-1 con un poderoso Quaner
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Il 4-3-3 è un giusto mix di velocità, tecnica e fosforo. L’ordine è giocare, passarla di prima, seguire le volate delle ali e dare un occhio in mezzo agli inserimenti dei centrocampisti. Kreilach su tutti. Unica sbavatura, la sconfitta in casa il 29 ottobre contro il Fortuna Düsseldorf. Ma bonariamente è anche comprensibile: un paio di giorni prima i ragazzi berlinesi hanno sfidato i giganti del Borussia Dortmund nel turno di DFB-Pokal, portandoli ai rigori, poi fatali. Una flessione fisica ed emotiva con ripercussioni arginate e tamponate immediatamente.
Se la squadra a est di Berlino ha dimostrato robustezza in trasferta, attenzione al fattore campo casalingo: i numeri, se analizzati senza spogliarli dalle emozioni, dalla casualità e dalla realtà, dicono che l’Union Berlin, prima del posticipo del lunedì della 15esima giornata contro l’Eintracht Braunschweig, è l’unica squadra ad aver giocato solo sei match in casa. Le altre gravitano sulle sette/otto partite. Karlsruher, St. Pauli, Hannover hanno lasciato all’Alte Försterei i tre punti, Dynamo Dresda e Stoccarda hanno espugnato il terreno solo un punto.
Certo, al ritorno, si prevedono trasferte minacciose, ma mai come quest’anno la Zweite non ha ancora la sua regina con tutte le altre a lottare per detronizzarla. Stoccarda e Hannover vogliono ritornare nella massima serie, ma al momento, gli Schwaben, proprio con l’ex attaccante Eisernern Simon Terodde, sembrano essere gli unici più pronti e in prospettiva più solidi. Braunschweig, Heidenheim e Düsseldorf sono lì pronte a mordere su qualsiasi piccolo passo falso.
E l’Union Berlin, con 24 punti in 14 partite, quinta, aspetta. Cammina per la sua strada, assieme a tutti i tifosi. Sempre con il fiato sospeso.