Nel momento più difficile di quest’inizio di stagione, il Napoli si afferra, saldo, al suo capitano: Marek Hamsik cala il jolly a Istanbul, coi suoi sotto 1-0 contro il Besiktas e vicini a subire un sorpasso che venti giorni fa sarebbe stato semplicemente impensabile. Finisce 1-1 in Turchia, risultato che dà ossigeno alla truppa di Sarri ma che comunque non risolve la qualificazione. Ancora troppo aperta la situazione nel Gruppo B, possibile che gli ottavi dovranno essere conquistati al Da Luz di Lisbona, contro il Benfica, nell’ultima giornata. Esattamente quello che bisognava evitare alla vigilia. Ma tant’è, probabile che ieri in molti avrebbero messo la firma su questo risultato.
In ogni modo c’è davvero qualcosa di masochistico nelle ultime uscite del Napoli: esattamente come a Torino contro la Juventus, gli azzurri danno la sensazione di controllare agevolmente ritmi e gioco. Anzi, col Besiktas le occasioni arrivano copiose: 3 chiare nel primo tempo, almeno 5 nitide nella ripresa, comprese le due capitate a Mertens e Insigne in pieno recupero che avrebbero di fatto regalato gli ottavi. Eppure, a dieci dalla fine, Reina e compagni erano sotto di un gol senza praticamente subire tiri in porta per 80 minuti, se si esclude la conclusione ravvicinata di Hutchinson (palo clamoroso del diligente frangiflutti canadese) dopo il regalo – l’ennesimo – di Koulibaly. Si temeva l’ambiente dello stadio turco ma l’inizio di personalità dei ragazzi di Sarri è riuscito a spegnere gli ardori (esagerati visto il vergognoso pre-partita) dei tifosi di casa.
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Gabbiadini, lanciato titolare dopo le due partite saltate in campionato per squalifica, ha resistito poco più di un’ora in campo: il tempo di sprecare una buona occasione sullo 0-0 e di sbagliare una quantità industriale di sponde e giocate. Non è un caso che l’ingresso di Mertens, sebbene più pasticcione e meno lucido del solito, abbia fatto letteralmente cambiare marcia agli ospiti. Sarri, insomma, riceve tante conferme sulle indicazioni dell’ultimo periodo: come, ad esempio, la scarsa forma di Jorginho e la personalità quasi inquietante di Diawara, entrato in un momento delicatissimo e capace di non perdere mai la bussola. E, soprattutto, la mira perduta di Insigne, che da cecchino implacabile dalla sua mattonella di un anno fa, si è convertito in una sorta di rugbista chiamato a trasformare il calcio successivo alla meta.
Un quarto d’ora di sofferenza, nemmeno esagerata, poi tanto Napoli. Che approfitta della serata sotto tono di Quaresma e di un paio di scelte sbagliate di Aboubakar in situazioni di potenziale pericolo per Reina. Ma che si mangia le mani per l’occasione chiarissima capitata a Callejon a inizio ripresa e per la poca scaltrezza di Hamsik e il trio d’attacco, mai capaci di sfruttare al meglio le galoppate di Ghoulam, probabilmente il migliore dei suoi e bravo a reagire dopo i disastri dello Stadium. La frittata sembrava pronta al 79′: Maksimovic è ingenuo nel tenere largo il braccio nel tentativo di chiusura sull’affondo di Aboubakar, Quaresma trasforma il giusto rigore. Turchi in festa ma che non fanno in tempo a godersi il primato provvisorio. Tre minuti dopo, infatti, il gioiello di Hamsik: sinistro dai 20 metri a giro, potenza e precisione. Fabricio non può davvero nulla. E’ il gol del definitivo 1-1, una boccata d’ossigeno. Che può salvare la stagione europea del Napoli.