Arabia Saudita e UAE, le nuove realtà del calcio asiatico

arabia saudita

Le qualificazioni al mondiale russo del 2018 stanno regalando parecchie emozioni e sorprese, dalle big sudamericane che stentano sino al gol storico di San Marino (a segno in trasferta dopo 15 anni di astinenza), ma tra tutte spiccano le realtà di Arabia Saudita ed UAE, che nel proprio girone dell’AFC stanno cercando di proporre una soluzione diversa ai soliti volti noti come Australia, Korea del Sud e Giappone.

Questa magnifica storia nasce nel Gruppo B del terzo round delle qualificazioni asiatiche, dove al momento in cima alla classifica c’è l’Arabia Saudita in solitaria a quota 10 punti, mentre al quarto posto (a meno uno dal Giappone e a meno due dall’Australia) ci sono gli Emirati Arabi Uniti (UAE utilizzando la sigla internazionale) ancora in piena corsa per la qualificazione. Per entrambe le squadre si tratterebbe di un ritorno nella massima competizione sportiva mondiale, in quanto già in passato hanno potuto assaporare l’aria magica dei Mondiali. Per l’UAE la prima ed unica volta risale ai mondiali nostrani del 1990, dove ovviamente la corsa terminò dopo appena tre partite. Il bottino fu di tre sconfitte in altrettante uscite contro Colombia (0-2 con reti di Redin e Valderrama), Germania dell’Ovest (4-1 con doppietta di Voller) e Jugoslavia (altro poker con due reti di Darko Pancev). Un complesso totale di 11 reti subite ma anche di due gol realizzati. Infatti ad entrare nella storia furono Kalid Ismail (autore della prima rete assoluta della nazionale araba ai Mondiali) e Ali Thani Juma’a, allora giocatore dello Sharjah che mise a segno il gol nel match contro la Jugoslavia.

Per quanto riguarda l’Arabia Saudita la tradizione è leggermente più consolidata, infatti a cavallo tra il 1994 e il 2006 i “figli del deserto” presero parte a ben quattro mondiali: in ordine prettamente cronologico a USA ’94, Francia ’98, Giappone-Korea 2002, Germania 2006. La migliore performance risale proprio al debutto in terra americana, dove la nazionale saudita riuscì ad arrivare sino agli ottavi di finale, dove venne eliminata dalla grande Svezia di allora (3-1 con doppietta di Andersson e rete di Dahlin). Ma la grande sorpresa fu la qualificazione ottenuta nella fase a girone, dove riuscì a conquistare 6 dei 9 punti totali a disposizione. L’unica sconfitta arrivò nel match inaugurale contro l’Olanda (vittoriosa in rimonta per 2-1); in questo caso il nome a passare alla storia fu quello di Fuad Amin, autore della prima rete assoluta in un Mondiale nel match contro l’Olanda. Nelle altre due partite, invece, furono Marocco e Belgio a cadere al cospetto della terribile matricola saudita. Ma queste rimasero le uniche due vittorie in una fase finale di un Mondiale, infatti nelle tre partecipazioni successive arrivarono due pareggi e sette sconfitte. Non proprio negativa l’ultima apparizione in Germania, dove sì la selezione saudita fu eliminata ai gironi ma riscattò in parte la brutta figura dei Mondiali nipponici-coreani dove era uscita con le ossa rotte (8 reti dalla Germania, una dal Cameroon e tre dall’Irlanda). In terra tedesca arrivò un solo punto nel match contro la Tunisia all’esordio (2-2 beffa con rete del pari tunisino di Al Jaish al 92esimo), mentre successivamente i sauditi dovettero alzare bandiera bianca al cospetto di Spagna (1-0 onorevole con rete decisiva di Juanito) e Ucraina (poker devastante firmato da Rebrov, Shevchenko, Rusol e Kalynychenko).

Arabia Saudita
Esultanza dei giocatori sauditi dopo la rete storica di Amin

Dal 2006 ad oggi le cose non sono andate alla grande per i “Green Falcons”, che aldilà di tre secondi posti nella Coppa del Golfo non hanno mai ottenuto grandi risultati. Ma un nuovo vento ha iniziato a soffiare dall’Agosto del 2015, quando sulla panchina della nazionale saudita si è seduto un olandese, un certo Bert Van Marwijk, colui che portò l’Olanda ad un passo dal titolo mondiale nel 2010. Il primo grande passo è stato quello di ringiovanire la rosa e di puntare su giocatori cresciuti solo nel campionato nazionale saudita. Basti pensare che sono solo otto gli over 30 convocati dal ct olandese, mentre solo in due hanno alle spalle oltre 100 presenze con la maglia dell’Arabia Saudita: uno è il capitano Osama Hawsawi (119 gettoni e 7 reti) e l’altro è Taisir Al-Jassim (113 presenze e 17 gol). Questi due, ovviamente, sono le colonne portanti di questa squadra, che difensivamente si affida all’esperienza del capitano mentre offensivamente dipende dalle grandi giocate e dalle reti di Al-Jassim. Un esempio è arrivato nel big match contro l’Australia, dove prima il numero 17 ha portato in vantaggio i suoi al quinto minuto e poi ha dato il via all’azione del gol del definitivo 2-2. Il 2016 sembra essere il grande anno dell’Arabia Saudita che tra qualificazioni al Mondiale e amichevoli non è mai stata sconfitta: le uniche due squadre capaci di stoppare il cammino devastante dei “figli del deserto” sono state l’UAE (1-1 nel Marzo scorso) e Australia (2-2 combattuto in questi giorni). Van Marwijk sembra essere riuscito a trovare la formula magica per far girare alla grande la nazionale saudita, che adesso si gusta il primo posto in solitaria e sogna il mondiale russo sulle ali dell’entusiasmo.

UAE
Omar Abdulrahman e Ahmed Khalil, le due stelle degli Emirati Arabi Uniti.

Dall’altra parte da segnalare la grande ascesa degli Emirati Arabi Uniti, vera grande rivelazione di queste qualificazioni mondiali. Il segreto del successo dell’UAE parte da lontano e da una progetto a lungo termine guidato saggiamente da colui che oggi siede orgogliosamente sulla panchina della nazionale, ovvero Mahdi Ali. La sua avventura, e il suo progetto, inizia nel 2012 con la partecipazione alle Olimpiadi di Pechino dove la selezione da lui guidata viene eliminata nella fase a gironi ma lascia comunque una buona impressione agli addetti ai lavori. Alla luce di ciò i piani alti dell’UAE FA decidono di affidare a lui la nazionale maggiore del paese con un progetto a lungo termine per ritornare ad accarezzare i bei tempi degli anni novanta. La scelta si rivela vincente, infatti appena un anno dopo arriva già il primo trofeo con la vittoria della seconda Coppa del Golfo dopo sei anni di astinenza. Ma queste sono solo le basi per il futuro, infatti negli ultimi due anni la selezione araba è arrivata ad un livello di gioco, sia tecnico che tattico, davvero notevole. Non a caso è stata una delle sorprese anche nell’ultima Coppa d’Asia, dove ha chiuso con uno spettacolare terzo piazzamento (alle spalle di Australia e Sud Corea) ma proponendosi come una delle più convincenti realtà calcistiche della penisola araba. Adesso il cammino di crescita sta ampiamente continuando nel corso di queste qualificazioni mondiali, dove l’UAE sono in piena corsa per passare il turno e per incidere il proprio nome nella categoria dei più grandi “upset” del calcio asiatico. Piccola curiosità che testimonia la forza di questa nazionale è che gli emirati sono una delle due nazionali (l’altra è l’Australia) che sono riuscite nell’impresa di fermare la corsa dell’Arabia Saudita. Esattamente come per i “Green Falcons”, anche in questo caso si tratta di una nazionale completamente ringiovanita e con pochi over 30 tra le proprie fila: basti pensare che nessuno nell’attuale rosa dei convocati ha alle spalle più di 100 presenze. Al momento colui che ha più esperienza è il centrocampista Ismail Al Hammadi (classe ’88 di proprietà dell’Al-Ahli), che vanta ben 93 gettoni di presenza conditi da 14 reti. Se, invece, bisogna scegliere l’uomo simbolo si può tranquillamente virare sul numero 10 Omar Abdulrahman, trequartista classe 1991 di proprietà dell’Al-Ain. Giocatore dal bagaglio tecnico davvero notevole e che da circa un anno è finito sotto i riflettori di alcune big europee. Ma là davanti va segnalata anche la presenza di un certo Ahmed Khalil, che molti addetti ai lavori specializzati nel calcio giovanile ricorderanno per le sue gesta (e i suoi gol) nel Mondiale Under 20 del 2009. In quell’occasione trascinò a suon di reti l’UAE sino ai quarti di finale, dove poi arrivò l’eliminazione per mano dei pari età del Costa Rica. Centravanti che però si è messo anche in luce nel corso dell’ultima stagione, dove ha trascinato la sua nazionale al terzo posto in Coppa d’Asia e l’Al-Ahli in finale di AFC Champions League vincendo di diritto anche il premio di miglior giocatore del continente asiatico. Oggi l’UAE è una delle più belle e sorprendenti realtà del calcio asiatico, che sta vedendo i frutti di un lungo ed estenuante lavoro di formazione cominciato ben quattro anni fa. Al momento occupa il quarto posto nel girone ma a poche lunghezze sia da Giappone e Australia, che nel loro Road to Russia dovranno fare i conti anche gli “Eyal Zayed”.

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Appassionato di ogni genere di sport (calcio e basket in primis), è un grande esperto del "calcio minore". Che sia la Copa Libertadores o la terza divisione danese poco importa, in qualunque campo rotola un pallone e ci sono 22 uomini c'è sempre una storia da raccontare.