Van Gaal, il 3-3-1-3 e l’Ajax della Champions

Nel magnifico mondo del calcio ci sono sempre state delle squadre che hanno dato vita a dei cicli vincenti davvero impressionanti: dal Real del duo Puscas-Di Stefano all’Olanda del calcio totale, passando per il Milan di Arrigo Sacchi. Nell’Olimpo di questi team leggendari ha trovato spazio anche l’Ajax di Louis Van Gaal, che agli inizi degli anni novanta ha letteralmente rivoluzionato la scena mondiale con il suo stile di gioco. 4 campionati olandesi, 1 coppa d’Olanda, 1 Coppa UEFA, 1 Champions League, 2 Supercoppe UEFA e 1 Coppa Intercontinentale. Questo il bottino dell’era Van Gaal, che con la sua filosofia di gioco ha indicato la via per la nascita della celeberrima “scuola Ajax”.

La fonte, il punto di partenza della filosofia di Van Gaal è stato ovviamente il tanto decantato “calcio totale” olandese, che aveva portato la nazionale dei Tulipani vicino al trionfo mondiale nel lontano 1974. Il tecnico orange fa suoi alcuni principi come il pressing e la difesa alta, i quali però vengono implementati dalla sua visione del calcio. Per meglio analizzare il “modulo Van Gaal” ci appoggeremo alle immagini tratte dalla finale della UEFA Champions League, edizione 1994/95, dove l’Ajax riuscì a superare il grande Milan di Fabio Capello grazie al guizzo del giovanissimo Patrick Kluivert nei minuti finali. Prima di iniziare, utilizzando le parole dello stesso tecnico, andiamo a chiarire che il cosiddetto “modulo Van Gaal” non è un sistema di gioco fisso ma è più da considerare come una filosofia di gioco, all’interno della quale l’allenatore deve dimostrare di saper essere particolarmente flessibile e che è basata su uno straordinario lavoro collettivo; ognuno è parte integrante del progetto e deve essere tatticamente disciplinato, poiché nel momento in cui almeno una pedina non lavora nella maniera giusta, l’incantesimo si spezza.

Van Gaal
il 3-3-1-3 dell’Ajax di Louis Van Gaal.

Lo schema di gioco, che oggi molti etichetterebbero come un 3-4-3 con un centrocampo disposto a rombo, è passato alla storia come un 3-3-1-3. Inconfondibile il disegno attuato in quella finale di Champions, dove gli undici interpreti furono Van Der Sar, Reiziger, Blind, Frank De Boer (attuale allenatore dell’Inter), Rijkaard, Seedorf, Davids, Litmanen, Finidi, Ronald De Boer e Overmars. Prendendo spunto dal calcio totale Van Gaal decide di spostare il libero, in questo caso Rijkaard, qualche metro più avanti trasformandolo in un mediano e affidandogli dei precisi compiti di regia in fase di avvio dell’azione. In questo modo la difesa diventa a tre effettivi, un centrale (Blind) e due terzini (Reiziger e De Boer). Quest’ultimi non solo diventano dei difensori ma, quando si propongono in fase offensiva, si tramutano in veri e propri mediani, facendo da spalla a Rijkaard. In questo modo i due interni (Seedorf e Davids) possono tranquillamente dare sfogo alle loro doti offensive supportando, in collaborazione con le due ali larghissime sulle fasce (Finidi e Overmars), la punta di diamante dell’attacco (l’altro De Boer), che aveva il ruolo non solo di concretizzare la manovra ma anche di fare da sponda per l’inserimento dei compagni. Infine da segnalare il “trequartista” o “fantasista” (in questo caso Litmanen), che aveva il ruolo di collante tra i due reparti e doveva effettuare il cosiddetto ultimo passaggio.

Van Gaal
Van Der Sar impegnato nell’avvio dell’azione.

Un’altro cambiamento importante apportato da Van Gaal è la rivoluzione della figura del portiere, non più visto solo come “difensore dei pali” ma ormai figura attiva nel corso della fase di impostazione. Oggi è diventato normale vedere l’estremo difensore disimpegnarsi ottimamente con la palla al piede, ormai i vari Neuer, Ter Stegen ma anche lo stesso Buffon (anche se in maniera minore) sono chiamati attivamente nelle prime battute dell’azione offensiva. In questo Van Gaal ci aveva visto lungo, infatti il suo Ajax aveva la prerogativa di far partire spesso la manovra dal proprio numero 1, che in quel caso diventa uomo attivo e permette alla sua squadra di allungarsi. Situazione che viene molto utile in fase di pressing alto avversario, infatti, il centrale difensivo (Blind) si porta sulla stessa linea del regista (Rijkaard) mentre i due terzini si spostano indietro proponendosi come primo appoggio utile sulle fasce.

Van Gaal
Superiorità numerica per battere il pressing dei centravanti.

Questo rispecchia anche uno degli aspetti tattici fondamentali del calcio disegnato da Van Gaal, ovvero essere in superiorità numerica nella propria trequarti per disimpegnarsi al meglio sul pressing avversario, che di solito è basato esclusivamente sul lavoro delle due punte. In questo caso si viene a creare un vantaggioso quattro contro due, che rende la vita facile ai possessori del pallone e nel contempo permette anche il passaggio con poche difficoltà della prima linea avversaria. Da qui poi parte la manovra della squadra dei “lancieri”, che comincia a far girare la palla in attesa del varco giusto per poter trovare la via della rete. Nella trama di gioco costruita da Van Gaal, uno degli elementi importanti è sempre la formazione di triangoli. In questo modo la palla gira sempre più velocemente e il portatore di palla ha sempre minimo due soluzioni su cui appoggiarsi. Nell’esempio portato qui sotto, Rijkaard può giocare il pallone a Seedorf o Finidi (gli altri due vertici del triangolo in basso), oppure può anche ribaltare il lato alla ricerca di Davids e Overmars (vertici del triangolo alto).

Van Gaal
Formazione dei “triangoli” nel corso del possesso palla.

Questo concetto è anche ben spiegato dallo stesso allenatore in un video tratto dal programma “Fiebre Maldini” (consiglio la visione dei vari spezzoni presenti sul web, perché meritano davvero e sono impregnati di una conoscenza calcistica di alto livello). Un lavoro di posizione estenuante e frutto di ore di allenamento sulla disciplina tattica, abitudine che Van Gaal non ha abbandonato nemmeno nelle sue ultime panchine come confermato da Marcus Rashford, gioiellino del Man Utd, il quale in un’intervista ha dichiarato che le sedute di allenamento dell’ex allenatore dei “Reds” erano molto incentrate sulla tattica e sulle simulazione di situazioni di gioco.

https://www.youtube.com/watch?v=-wWE6KywHiA

Ma il possesso palla della filosofia di “LvG” era studiato non per la sola bellezza estetica del palleggio ma per mandare fuori tempo i meccanismi della difesa avversaria. Infatti Van Gaal, in questa fase di gioco, vedeva la palla un pò come un oggetto per attrarre il nemico (un pò come la carota per l’asino) e spingerlo a compiere il letale passo falso. La tattica era quella di far girare il pallone per vie orizzontali sino a quando, stanco di attendere e impaziente di rientrare in possesso del pallone, l’avversario non uscisse dal guscio liberando al contempo il varco verso la propria porta. In questo esatto momento entra in scena la creatività del trequartista (o del regista), che con la sua fantasia e la sua mente aperta serve alle punte il pallone da gettare dentro la rete.

 

 

 

L’esempio in questo caso lo preleviamo dalla rete che ha deciso quella finale di Champions, messa a segno da Patrick Kluivert. Dopo il classico giro-palla guidato magistralmente da Rijkaard, arriva il cambio gioco sulla fascia di Overmars, il quale allarga notevolmente le maglie della difesa milanista. L’esterno olandese appoggia il pallone all’accorrente Davids (ricordate la filosofia del triangolo?), che a sua volta lo serve diligentemente a Rijkaard. Ed è qui che arriva il famoso colpo di genio, la giocata creativa che risolve ogni rompicapo: passaggio filtrante a servire il giovanissimo Patrick Kluivert, il quale supera il contrasto di Boban ed infila Seba Rossi con una zampata. Scacco matto e coppa dalle grandi orecchie portata a casa!

Van Gaal
Pressing portato dalla squadra di LvG.

Ma come spesso accade i grandi cicli vincenti sono anche basati su dei sistemi difensivi altrettanto eccellenti. Nella difesa di LvG sono due i punti cardine: pressing alto e squadra corta. Dall’istantanea sovrastante si vede come sin dal momento in cui gli uomini di Capello varcano la linea di confine della metàcampo comincia la caccia al pallone da parte di quelli di Van Gaal. Ognuno prende in consegna il proprio uomo cercando di ostruire qualsiasi linea di passaggio possibile. Risultato? Donadoni (in possesso della palla) è costretto a tornare indietro alla ricerca di campo libero per giocare in maniera tranquilla. Di solito questa tecnica porta a due conseguenze, o la squadra avversaria si appoggia nuovamente ai difensori centrali per ricominciare l’azione (esattamente come accaduto nell’esempio) o procede con un lancio lungo, il quale però la maggior parte delle volte è sempre preda dei difensori “lancieri”.

Van Gaal
Squadra corta per riconquistare subito la palla.

Un’altra caratteristica è la compattezza della squadra, poco spazio tra le linee e copertura del campo volta al non far giocare il pallone in profondità agli avversari. Come visibile in questo caso, vicino al pallone si forma subito una linea di quattro uomini volta a creare una sorta di gabbia sul portatore di palla per recuperare immediatamente il possesso del pallone. Questo comporta anche un vantaggio in caso di ripartenza, infatti la squadra corta permette immediatamente il gioco rapido della sfera verso un compagno vicino e l’inizio dell’azione offensiva in tempi brevi. Infatti, come nell’occasione qui sopra rappresentata, se il pallone viene recuperato in zona ci sono sia Litmanen che Rijkaard, i quali possono dare il là alla manovra. Da segnalare anche il notevole lavoro di Blind (regista difensivo), che tiene alta la linea difensiva per poter recuperare palla ed evitare il gioco in profondità agli avversari.

Un sistema vincente, una filosofia con cui LvG ha fatto fortuna anche con Barcellona, AZ e Bayern Monaco, anche se è stata l’Ajax a portarlo sulla cima del mondo. Per raggiungere questo traguardo con i “lancieri” ci sono voluti ben due anni di duro lavoro, che poi hanno portato all’affermazione europea prima e a quella mondiale poi. Il tutto con un gruppo di giocatori giovani: non a caso nella finale contro il Milan l’età media era di 23 anni, mentre gli unici over 30 erano Blind e Rijkaard. Infine, come ultimo dato significativo, a decidere il match fu Patrick Kluivert, che a quel tempo aveva appena 19 anni.

Questa fu senza dubbio l’apoteosi del mito dell’Ajax schiacciasassi degli inizi degli anni novanta, che durerà sino alla finale dell’anno dopo, dove i “lancieri” vengono sconfitti dalla Juventus in quel di Roma. Da lì in poi il giocattolo sembra rompersi definitivamente, complice anche l’addio di diversi big come Reiziger, Davids, Finidi, Kanu e Overmars. Ma ciò che mette fine a tutto è la partenza dello stesso Louis Van Gaal, che, due stagioni dopo la vittoria della Champions, decide di cominciare una nuova avventura con la maglia del Barcellona, dove ritrova Kluivert, Reiziger, Litmanen, i De Boer e dove si affermerà solo in campo nazionale. Ad oggi in Olanda lo considerano come uno degli allenatori migliori della storia del futbol “orange”, anche se in molti hanno criticato il suo stile di allenamento e la sua filosofia di gioco. Nonostante ciò l’Ajax sarà sempre grata a “LvG”, perché nessuno dimenticherà mai la qualità, i risultati e il gioco di quei giovani tulipani.

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Appassionato di ogni genere di sport (calcio e basket in primis), è un grande esperto del "calcio minore". Che sia la Copa Libertadores o la terza divisione danese poco importa, in qualunque campo rotola un pallone e ci sono 22 uomini c'è sempre una storia da raccontare.