Premier League, un primo bilancio: City in fuga, United col fiatone, Chelsea già tagliato fuori

<> at Allianz Arena on October 24, 2015 in Munich, Germany.

Sei partite non sono molte per giudicare, ma se il buongiorno si vede dal mattino possiamo già definire che direzione sta prendendo questo campionato. Alcuni trend non sembrano poi così difficili da individuare: il City è partito subito spedito verso la vetta e sembra puntare dritto e deciso al titolo, al contrario di uno United più che zoppicante ed un Chelsea finito già nella bufera. Alle tre regine del mercato estivo va aggiunto il solito Arsenal, reduce dal grande successo nel derby, e che difficilmente si lascerà sfuggire un piazzamento Champions, mentre il Tottenham sta cercando di confermare quanto di buono visto l’anno scorso e le due squadre di Liverpool hanno voglia di stupire.

Più City che United a Manchester

Non solo la vittoria nel derby, ma in generale lo strapotere dimostrato dalla squadra di Guardiola nelle prime sei giornate sembra decisamente fuori portata per l’altra compagine cittadina. I Citizens hanno speso molto, senz’altro, ma anche lo United non ha scherzato, eppure i risultati in campo sono stati differenti sia in termini di risultati, che, soprattutto, in termini di gioco. Il dualismo Guardiola-Mourinho si conosceva già e non c’è mai stata ombra di dubbio su quale tra i due allenatori avrebbe puntato maggiormente sul gioco spumeggiante, ma per chi ha visto più di tre o quattro partite del City della passata stagione sembra quasi miracoloso quanto sia riuscito a fare il tecnico catalano. La sua squadra gioca a memoria, con meccanismi che sembrano rodati da anni ed alcuni giocatori stanno facendo la differenza: De Bruyne su tutti, alla faccia proprio di Mou che l’aveva di fatto scartato ai tempi del Chelsea, ma anche Silva ed il solito Aguero. In molti avevano storto il naso dinnanzi alla coppia di ali Nolito-Sterling, che invece si sta dimostrando di qualità insospettabile. L’inglese di origini giamaicane era finito nel mirino dei tifosi nella passata stagione a causa di prestazioni a dir poco al di sotto del costo del suo cartellino, ma in questo inizio di stagione è stato tra i più positivi, dimostrando finalmente tutta la sua abilità nel dribbling ed in fase realizzativa.

Mourinho mastica amaro per ora. Il suo Manchester United ha già perso anche troppe partite e se non fosse per il bel 4-1 inflitto al Leicester, ora staremmo già a parlare di stagione fallimentare. L’ombra di Van Gaal aveva già fatto capolino all’Old Trafford e molti tifosi si stavano già rassegnando ad un’altra annata di sofferenze. Forse non sarà così, ma il confronto coi concittadini Citizens difficilmente potrà essere ribaltato dopo questa partenza e dunque le ambizioni di titolo, se non del tutto accantonate, sono quanto meno ridimensionate allo stato attuale delle cose. Capitolo Pogba: fortunatamente per lui è arrivato un gol da corner contro le Foxes, ma chi ha visto la partita non ha riconosciuto l’ex bianconero tra i Red Devils, ben diverso dal grande campione ammirato in Italia. Schierato da interditore di centrocampo, non è in grado né di creare gioco né di esprimere la sua verve offensiva, 120 milioni di euro per un mediano di medio livello non è affatto un buon investimento. Conviene un po’ a tutti che le sue prestazioni decollino, altrimenti il peso dell’enorme costo del cartellino ricadrà come un macigno sulla sua testa.

Chelsea di nuovo terza forza londinese

A Londra, negli ultimi anni, ci eravamo abituati a considerare il Chelsea come prima rivale cittadina dell’Arsenal, se non viceversa, ma dopo il titolo di due anni fa sembra che il Tottenham abbia rimesso le cose a posto, relegando i Blues al terzo posto, se non peggio, nella parziale classifica della capitale inglese. A nulla è servito l’arrivo di Antonio Conte, forse incensato eccessivamente come salvatore della patria a fronte di una rosa rimasta praticamente invariata rispetto al fallimentare decimo posto della passata stagione che lo stesso allenatore italiano va ricordando come un mantra ai giornalisti. Eppure le risorse economiche non mancavano, come dimostrano le ingenti somme investite solamente nelle ultime ore di mercato per David Luiz e Marcos Alonso. Ecco, semmai, siamo sicuri che questi siano innesti giusti? Il terzino ex Fiorentina fa fatica a trovare spazio, il centrale brasiliano si è già distinto in coppia con Cahill per i disastri che hanno portato alle ultime sconfitte. A centrocampo è arrivato Kantè, già criticato per il suo presunto scarso impegno nel derby (vedi mancata rincorsa su Özil in occasione del terzo gol), ma è mancato un acquisto di qualità ed un ricambio forse necessario dati i malumori non troppo celati di qualche elemento di spessore (leggi Fabregas). Davanti poi ci sono solo due punte: Diego Costa (dopo un’intera estate passata con la valigia in mano in attesa dell’aereo per Madrid, sponda Atletico) e Batshuayi. Questo significa che l’unica soluzione possibile in attacco è schierare una sola punta, altrimenti non ci sarebbero riserve.

Arsenal e Tottenham vanno decisamente meglio, certamente non sembrano poter competere con il super Manchester City visto finora, ma all’appello per i piazzamenti Champions stanno rispondendo presente e non è poco con così tanta competizione. In fin dei conti solo quattro squadre accederanno torneo più ricco del mondo e già l’anno scorso diversi top team sono rimasti fuori. Essere stabilmente esclusi dalla Champions può finire col ridimensionare certi club, a favore invece dei nuovi che si stanno imponendo. Pochettino sta veramente facendo un grande lavoro, per lui, però, le cose si faranno sempre più difficili, soprattutto ora che Harry Kane si dovrà fermare a causa di un infortunio alla caviglia per almeno un paio di mesi. Wenger, criticatissimo per l’ennesimo mercato ritenuto insufficiente, si sta dimostrando ancora sul pezzo, seppure la sua squadra resti sempre in quel fastidioso limbo tra la lotta per il titolo, troppo lontana, e l’esclusione dai primi quattro posti.

Tra Toffees e Reds è Liverpool show, sarà l’anno buono per tornare ai piani alti?

La città che sta sfornando le più grandi sorprese in questo avvio di stagione è decisamente Liverpool, perché se molti si potevano aspettare i Reds tra i primi al secondo anno di Klopp, pochi avrebbero puntato una sterlina sul grande avvio dei Toffees di Koeman. Eppure l’allenatore olandese viene da due stagioni esaltanti a Southampton dove ha battuto per due anni di fila il record di punti del club in massima divisione. L’anno scorso era partito malino, ma nel girone di ritorno aveva macinato più o meno gli stessi punti del Leicester campione d’Inghilterra. Nessun problema di adattamento per lui, Stones sostituito dal buon Ashley Williams in difesa e Lukaku tenuto nonostante le tante voci di mercato. Il passo falso di sabato scorso a Bournemouth ci sta, ma l’Everton è una squadra veramente tosta quest’anno.

Klopp è un personaggio già amatissimo oltremanica e chi guarda le sue partite, il gioco offensivo, i gol, i cori della Kop e suoi fantastici abbracci ai giocatori a fine partita non può non innamorarsene. Il Liverpool gioca bene, forse il miglior calcio d’Inghilterra, seppure questo non sia necessariamente sinonimo di successi. I Reds non hanno i fenomeni del City innanzi tutto, perciò difficilmente potranno pensare alla lotta per il titolo, e quando il ritmo cala e la partita si fa spigolosa è facile che il Liverpool finisca per soccombere anche con compagini di livello tecnico inferiore. Nonostante ciò è un piacere assistere alle partite dei Reds e se riuscissero a trovare un po’ di continuità forse quest’anno ritroveremo finalmente una delle squadre più storiche d’Inghilterra nei piazzamenti che contano.

Luci ed ombre nel resto d’Inghilterra

Non c’è molto spazio per le piccole in questa stagione, questo sembra chiaro. Una stagione dominata dal Leicester è bastato a far rinsavire i top club e dopo sei partite nella parte alta della classifica non si registrano squadre diverse da quelle attese. Andando a ritroso nella classifica, le prime della lista sono Crystal Palace e Southampton, entrambe partite malissimo e poi entrate in serie positiva negli ultimi tre match, quelli successivi alla chiusura del mercato estivo. Basti pensare che le Eagles hanno preso negli ultimi giorni due attaccanti come Remy e Benteke, mentre per i Saints il discorso è diverso ed il problema inizialmente è forse stato l’amalgama del nuovo gruppo al netto delle cessioni di pilastri come Wanyama, Mané e Pellè.

Le neopromosse Hull, Burnley e Middlesbrough erano partite alla grande, ma con l’andare avanti del campionato sembrano già aver perso lo smalto degli esordi. Tra le tre il Burnley è forse la squadra con il gruppo meno invariato rispetto alla Championship e questo può essere un limite, ma anche Hull e Boro non nuotano in acque tranquille. Non è una novità per le Tigers, già abituate ai capricci della proprietà, mentre ci si aspettava qualcosina in più dall’attacco della squadra di Karanka. Tuttavia c’è chi sta peggio, quattro nomi su tutti: West Ham, Swansea, Stoke e Sunderland.

Il West Ham è la più grande sorpresa negativa della nuova stagione. Una volta abbandonato Boleyn Ground, gli Hammers si sono letteralmente persi. E’ vero che nelle prime uscite Bilic non aveva tutta la rosa al completo, ma ciò che ha impressionato maggiormente è stato l’atteggiamento poco grintoso di una squadra che notoriamente rappresenta la working class londinese e la frangia più rabbiosa e vogliosa di riscatto della capitale britannica. Irriconoscibili. Stesso discorso per il Sunderland, anch’esso falcidiato dagli infortuni, ma soprattutto carente in quanto a verve agonistica. Eravamo abituati ad una squadra di combattenti come da tradizione con Big Sam Allardyce, ora è difficile digerire il calcio più “raffinato” di Moyes, che nelle zone basse della classifica difficilmente può dimostrarsi efficace. Anche Stoke e Swansea sembrano irriconoscibili, o meglio, sembrano aver preso solo il peggio della stagione passata, una stagione che entrambe hanno vissuto tra alti e bassi. Lo Stoke aveva impressionato positivamente per larghi tratti, salvo poi assopirsi nel finale. Ecco, pare che da lì la squadra non si sia più ripresa e gli innesti di Bony in attacco ed Allen a centrocampo non abbiano giovato minimamente. Discorso diverso per i gallesi, che al contrario avevano trovato gioco e risultati importanti da gennaio in avanti, con l’arrivo in panchina di Guidolin, dopo un avvio stentato. Forse le incertezze societarie stanno creando confusione. Il mercato non è stato dei più brillanti e la perdita in difesa di Ashley Willimas ha creato un vuoto di leadership ad oggi difficilmente colmabile. La cosa più destabilizzante, però, è la continua pressione sul tecnico italiano, inseguito dal fantasma di Ryan Giggs, nome già avvicinato agli Swans nella passata stagione, ma che solo da quest’anno si è staccato definitivamente dal Manchester United.

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Cresciuto a pane e telecronache delle proprie partite con le figurine Panini sul campo di Subbuteo, sviluppa una passione viscerale per il calcio, che si trasforma presto in autentica dipendenza. Da sempre dalla parte degli underdog, non scambierebbe mai 1000 vittorie da cowboy con un unico grande successo indiano sul Little Bighorn. Tra una partita e l'altra, trova il tempo per laurearsi in economia, Tuttocalcioestero gli offre l'occasione per trarre finalmente qualcosa di buono dalla sua "malattia" per il pallone, strizzando l'occhio al sogno nel cassetto del giornalismo di professione.