NB1: cara Ungheria, cosa resta di Euro 2016?

Grandi sfide attendono il calcio ungherese smaltita la sbornia dell’Europeo francese. Il gruppo di Storck ha finalmente, complice anche l’allargamento della fase finale a 24 squadre, riportato la blasonata Ungheria sulla carta geografica del calcio mondiale, andando peraltro a ben figurare in barba ai foschi pronostici della vigilia.

I magiari hanno lottato contro avversari ben più accreditati (memorabile il 3-3 contro il Portogallo,  futuro campione), hanno vinto il proprio girone, si sono inchinati ad un Belgio smisuratamente più attrezzato di loro. L’entusiasmo suscitato in patria dalle gesta di Gera e compagni ha fatto intravvedere quanta voglia di calcio d’alto livello ci sia sulle rive del Danubio.  Quali potenzialità latenti possano vantare il movimento nazionale, il suo campionato.

Già, il campionato di calcio ungherese. Il Nemzeti Bajnokság. La creatura che il Governo sta cercando di rianimare. Viktor Orbán ha un occhio di riguardo per il mondo dello sport e del pallone in particolare. Nella tradizione dei regimi d’Oltrecortina i successi sportivi erano, naturalmente, un’arma formidabile di propaganda: dal lato opposto dello spettro politico, quello della destra nazionalista, il concetto non cambia di una virgola. Uomini di spicco del partito Fidesz alla guida di Ferencváros ed MTK, Videoton ritornato ai vertici (Orbán, dopotutto, è natio di Székesfehérvár), addirittura una specie di “squadra del Presidente”, la Puskás-Akadémia, nientemeno che il settore giovanile del “Vidi” stesso, che gioca in uno stadio nuovo di zecca costruito nel paesino, Felcsút, nel quale il Capo ha vissuto gran parte della propria vita.

Gli stadi, appunto. Il Governo ungherese ha costruito, o sta costruendo, stadi per tutti: la Groupama Aréna, casa del Fradi, il nuovo Hidegkuti Stadion per l’MTK, e nuovi impianti per Videoton (ovviamente), Honvéd, la ristrutturazione del fortino dell’Újpest…il tutto a spese dei contribuenti. Capienze limitate, certo, ma nulla a che vedere con le costruzioni spesso fatiscenti tuttora utilizzate. Si attende per il 2018 l’inaugurazione del nuovo stadio nazionale, che andrà a prendere il posto del vecchio Népstadion.

Al netto degli sforzi della classe dirigente, però, la condizione dei clubs rimane spesso difficile. Risorse finanziarie modestissime, difficoltà a reperire, spesso, anche gli sponsor…è doveroso constatare quanta poca linfa l’estate francese abbia portato al movimento calcistico. Non c’è più una squadra a Györ (l’ETO, campione 2013, langue in NB3 per problemi economici), l’Újpest non può fare mercato per i conti in disordine, pure a Debrecen l’aria è cambiata e il patron Gábor Szima non è più disposto a sostenere con il proprio portafoglio il Loki, 7 volte campione tra il 2005 e il 2014: la cessione di Varga al Videoton, conclusa in questi giorni, è una chiara dichiarazione di resa.

Male è andata, peraltro, la campagna d’Europa delle squadre ungheresi: tutte fuori prima della fine di agosto. Il capitolo è oltremodo doloroso per i campioni in carica del Ferencváros, eliminati clamorosamente al primo turno preliminare dagli albanesi del Partizani Tirana. L’uscita di scena degli uomini di Doll ha rappresentato un’autentica doccia scozzese per tutto il calcio magiaro: il Fradi è di gran lunga il club più forte del panorama nazionale, aiutato a piene mani dalle autorità ed individuato come punta di diamante del movimento. La partecipazione ai gironi di Champions’ veniva data come possibile, quantomeno un ripescaggio in Europa League. La disfatta ha lasciato Üllői út in un vero e proprio stato di shock. Ma non ci sono alternative praticabili, salvo clamorosi ribaltoni, alla leadership delle Aquile Verdi, un’autentica voragine tecnica li separa dal resto del gruppo apparentemente destinato ad accodarsi al Videoton, unica, sebbene improbabile, possibile rivale.

Un panorama, dunque, non incoraggiante. Spunti interessanti, tuttavia, potrebbero arrivare da qualche realtà di secondo piano: l’Haladás del mitico Király, che ben lavora da qualche stagione, reduce dal quinto posto dello scorso torneo e che ha le carte in regola per lottare per un posto in Europa, la stessa Újpest, che vanta probabilmente il migliore allenatore della NB1, Nebojša Vignjević, può togliersi qualche soddisfazione nonostante il divieto di operare sul mercato.

Infine il Vasas: salvo solo all’ultima giornata dello scorso campionato, fiuta la moda del momento e prende un allenatore tedesco, Michael Oenning. Guarda caso, alla settima giornata, il club che fu di Illovszky e Mészöly, nonché la squadra del cuore del Compagno János Kádár, è primo in classifica.

Ma i giorni di Bordeaux e Lione, solo poche settimane dopo, sembrano davvero lontani.

 

 

Dimitri Lombardelli

Inter, FTC, Slavia Praha. Nel calcio non si inventa più (quasi) nulla.

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