Roig sull’esonero di Marcelino: «Non volevo un’altra retrocessione»

Roig sull’esonero di Marcelino: «Non volevo un’altra retrocessione»

Ieri, nel corso della tradizionale visita del Villarreal ai patroni della città di Vila-real, che ha toccato prima l’eremo della Mare de Déu de Gràcia e poi la Basilica di Sant Pasqual, il presidente del Sottomarino giallo Fernando Roig ha rilasciato delle dichiarazioni memorabili. Per la prima volta dal dieci agosto, data dell’esonero di Marcelino García Toral, il vertice amarillo ha parlato di quanto accaduto quest’estate.

«A chi non è d’accordo con quanto fatto finora dico che il massimo responsabile del club è colui che sta parlando, che è Fernando Roig, che è colui che prende le decisioni, in questo caso molto molto difficili da prendere, però credo che siano state necessarie per molte ragioni» ha spiegato l’imprenditore spagnolo a proposito dell’addio di Marcelino «L’inizio della stagione mi ha fatto provare delle sensazioni che non mi piacevano, come era già successo qualche anno fa, quando poi siamo retrocessi». Il presidente non ha specificato da cosa dipendessero queste percezioni, ma il riferimento è a uno spogliatoio che ha accusato le costanti pressioni di un tecnico molto esigente dal punto di vista fisico, tattico e psicologico (per saperne di più, leggi la nostra analisi della gestione Marcelino in questi anni nella Plana Baixa).

Non è finita qua. La prima crepa si è formata in occasione di Sporting GijónVillarreal, ultima giornata della scorsa Liga, prima della quale Marcelino affermò pubblicamente che sperava nella salvezza dello Sporting (ancora implicato nella lotta per non retrocedere e a caccia dei tre punti contro un Sottomarino giallo privo di ambizioni). «Non si possono fare club paralleli al Villarreal dentro al Villarreal, ci sono costati molti anni di onestà professionale e sportiva prima che qualcuno voglia o pretenda di non seguire la politica che ha seguito il Villarreal tutta la vita, e quel cammino lo segna il presidente. Se c’è chi vuole gestirlo parallelamente o mediante Twitter, allora non posso accettarlo, il club è uno, è il Villareal, e dobbiamo remare tutti nella stessa direzione. Se qualcuno non vuole remare, che non remi, nessuno lo obbliga a remare, ma chi resta con noi deve remare nel nostro verso». Il riferimento a Twitter potrebbe riferirsi al commento che pubblicò che la moglie del tecnico asturiano al termine della gara a Gijón, quando scrisse «Via dalle Asturie a lavoro finito! Vi abbiamo lasciato in Primera». Insomma i primi dissapori sembrerebbero essere nati in quella occasione, tanto che Roig ha più volte rimarcato la parola “onestà”, pur non avendo mai nominato Marcelino.

[Per chi volesse approfondire, ecco un’analisi sull’atteggiamento del Villarreal in merito a quella gara]

Quando gli è stato chiesto perché questa decisione non fu presa in quell’occasione, obiezione inflazionata tra tutti gli sportivi che hanno seguito la vicenda, il presidente valenziano ha spiegato più approfonditamente la situazione. «Avevamo chiuso quarti e non volevamo cambiare, però le cose già non funzionava bene, avevo intravisto segnali d’allarme. C’era un’atmosfera strana, ma come dice mia moglie, forse dovrei mollare tutto e riposarmi a casa, ma io non ci sto» ha continuato con tono iroso «Non può venire una persona e fare il contrario di quello che sta pensando il Villarreal, non si può ammettere. Non è una questione di giocatori, non è un problema legato a Musacchio, è un problema di quello che ha visto il presidente sia al termine della scorsa stagione che all’inizio di questa. C’è stata una riunione prima della gara a La Coruña [amichevole estiva del 9 agosto, il giorno prima dell’esonero] e dopo due ore si è fatto tutto il contrario di quello che avevamo concordato. Visto che non voglio che riaccada quello che è accaduto quando siamo retrocessi ho preso questa decisione. Ripeto: dolorosa, ma necessaria».

Per riassumere il rapporto tra la dirigenza e il tecnico si è rovinato lo scorso maggio in seguito a Sporting Gijón-Villareal, al termine della quale l’allenatore disse anche che «se la squadra B non si stesse giocando nulla avremmo schierato più giocatori del B, però non ho potuto disporre di questi giocatori». Il Submarino amarillo nel 2011/12 retrocesse in Segunda División anche a causa di risultati concomitanti che si realizzarono solo nel recupero in virtù dei risultati degli altri campi, e per i quali ci furono alcune accuse di mancanza di professionalità (da parte di una parte della stampa, non della società). Probabilmente dopo quella scottatura il presidente Roig non tollera più questo tipo di atteggiamenti, ma allontanare un allenatore vincente solo per un’antipatia personale sarebbe stato controproducente. Ma una volta rottosi il rapporto tra i due sono emersi tutti i problemi che prima erano stati tenuti a freno, principalmente la gestione di uno spogliatoio costantemente tenuto in riga con eccessiva pressione, e la discordanza su alcune scelte di mercato. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è arrivata solo a metà agosto. Forse sarebbe stato più lungimirante anticipare o ritardare la tempistica, ma non è mai facile giudicare queste situazioni molto ambigue dall’esterno.