Chi è Roberto Soriano

A dispetto di quanto (non) dica il nome Roberto Soriano è nato e cresciuto in Germania da genitori italiani. Figlio di emigrati irpini – il primo a cercare fortuna da Sperone, provincia di Avellino, all’Assia fu nonno Michele – lui e il fratello Elia sono stati allevati a Darmstadt, ma la cultura italiana è sempre rimasta forte e identitaria in famiglia. «Ho frequentato scuole e amici tedeschi, però mi sono sempre sentito italiano, in casa si mangiavano piatti italiani e si ascoltava musica italiana», ma soprattutto tra le pareti di casa si è sempre parlato in dialetto campano. Seguendo le orme del fratello, due anni più grandi di lui, Roberto si avvicina al mondo del calcio nel settore giovanile della squadra cittadina, dove il padre si diletta ad allenare. Il pallone è il loro fedele compagno, lo portano ovunque, ci giocano in cortile appena finisce la scuola, e quando d’estate la famiglia Soriano prende la macchina e torna al paese d’origine: ogni sosta all’autogrill è buona per dare due calci alla sfera di cuoio. Ma crescendo è abbastanza chiaro che è il piccolo Roberto quello che può veramente sfondare. Elia rimarrà confinato nella terza serie tedesca, salvo trovare il salto tra i cadetti solamente quest’estate.
E infatti a soli quindici anni viene adocchiato dal Bayern Monaco, un’opportunità irrinunciabile per un ragazzo della sua età. Nel settore giovanile dei bavaresi il livello di competitività si impenna drasticamente: è finalmente costretto a competere con i migliori giovani della Germania, e non solo. E proprio con i die roten verrà notato dall’Italia. Pochi mesi dopo il suo arrivo viene convocato per la Thailandia dove i bavaresi devono disputare delle partite di Youth League. Dall’altra parte dell’oceano Luca Gotti, selezionatore dell’Italia under-17 (oggi vice di Roberto Donadoni da Parma in poi), si rilassa sul divano di casa a guardare le partite in cerca di talenti al di fuori dei confini nazionali. Quella notte ha intenzione di vedere il Bayern Monaco per visionare Diego Contento, un altro italo-tedesco tra le fila della formazione teutonica. Ma nota un altro cognome italiano in panchina: un tale Roberto Soriano. Purtroppo il ragazzo non entrerà in campo, ma il dado è tratto. Il giorno dopo il tecnico chiama direttamente gli uffici del Bayern Monaco per farsi spedire il programma del torneo e visionare direttamente Soriano. Nella sua successiva lista dei convocati comparirà sia lui e sia un altro ragazzo del Bayern Monaco, di nome Nicola Sansone.
La rapida ascesa di Roberto Soriano, che non ha mai avuto dubbi su quale nazionale scegliere, lo porta a diventare capitano dell’under-17. Quanto basta per farsi notare da Marotta e Paratici che nel gennaio 2009, poco prima del suo diciottesimo compleanno, lo portano a Genova, sponda Sampdoria, per circa mezzo milione di euro. «Quando è arrivata la chiamata della Samp, proprio negli ultimi giorni del mercato […], non ho avuto il minimo dubbio: ho detto subito di sì». Soriano viene aggregato alla Primavera e da qui la sua scalata per le rappresentative giovanili cambia passo: under-18 e under-19. In pochi mesi viene selezionato sia dall’under-18 che dall’under-19 e a settembre, a soli diciotto anni e mezzo, debutta anche in under-21. Si impone come centrocampista centrale: è spesso impiegato in mediana per il suo fisico, ma non disdegna la fase di impostazione, che sa svolgere con grande intelligenza. Per questo Massimo Piscedda a fine anno lo porta in Francia per gli Europei under-19. Ma nonostante la presenza di Destro e Borini, la selezione azzurra viene eliminata al girone eliminatorio dopo due sconfitte e un pareggio.
Nel frattempo l’allenatore della Primavera Alfredo Aglietti passa all’Empoli, in Serie B, e chiede di portarselo dietro. Il giocatore rientra nell’ambito dell’operazione Nicola Pozzi come contropartita tecnica e viene spedito un anno in prestito in Toscana. Per la prima volta si confronta con il calcio professionistico e grazie allo scudo di un tecnico che conosce le sue potenzialità si ritaglia un posto da protagonista, imponendosi al centro del campo. Manca ancora di esperienza, e lo dimostra soprattutto nel finale di campionato quando le partite diventano più pressanti. Rimedia un’espulsione contro l’Atalanta, salta una giornata per squalifica, e al rientro contro il Sassuolo incappa in un altro cartellino rosso. Ma ci vuole pazienza, il ragazzo si farà, perché quando è in campo ha tenacia da vendere. A fine anno il ritorno alla Sampdoria coincide con l’imprevista retrocessione dei blucerchiati al termine di un’annata iniziata con il play-off di Champions League. La squadra viene smantellata e Soriano può giocarsi le sue carte, ma non riuscirà a ritagliarsi molti spazi.
Comunque la Sampdoria ritrova subito la promozione e il salto in Serie A può finalmente arrivare. La stagione inizia anche con i migliori auspici: un suo gol di testa decide il Trofeo Gamper e permette ai blucerchiati di espugnare il Camp Nou. Così sotto la guida di Ciro Ferrara inizia l’avventura nella massima serie, ma la concorrenza è ferrea: Poli, Obiang e Krstičić si contendono la mediana, e lui parte spesso dalla panchina. Ma per essere un debuttante promette bene, tanto che sotto Natale arriva anche il rinnovo fino al 2017. Per l’esplosione definitiva bisogna però aspettare il 2013/14, ma soprattutto l’arrivo di Sinisa Mihajlović che a novembre rimpiazza Delio Rossi. Il nuovo tecnico intravede le grandi potenzialità di quel giovane centrocampista, ma avendo quel reparto ben coperto decide di avanzarlo sulla trequarti, come incursore centrale nel suo 4-2-3-1. E alla sua prima gara nella nuova posizione trova il suo primo gol in Serie A, contro la Lazio.
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L’avanzamento di Soriano sarà una delle migliori intuizioni di Mihajlović. Soriano dimostra di avere un’eccellente duttilità e di garantire un ottimo rendimento anche in quella posizione, dove oltre ala sua fisicità può mettere in mostra i piedi buona e le sue doti atletiche. Si conquista così un posto da titolare che non lascerà più in quel di Genova. La stagione successiva le sue prestazioni convincono Antonio Conte a convocarlo in nazionale, con la quale esordisce nel match di qualificazione agli Europei contro la Croazia. Lui, all’occorrenza, gioca anche sulla sinistra, acquistando una fama di vero e proprio “tuttocampista”. Il suo apporto è fondamentale per il settimo posto finale della Sampdoria, che ottiene anche il passi per i preliminari di Europa League, dopo il forfait del Genoa. Nell’estate del 2015 il suo passaggio al Napoli sembra imminente, il salto in una grande sembra ormai una prerogativa ma alla fine non se ne fa più nulla, e a mercato chiuso ottiene un aumento di stipendio: da 500mila a 900mila euro, e la clausola risolutiva passa da dieci a quindici milioni.
La stagione appena conclusa è stata più problematica. La Sampdoria di Vincenzo Montella non è partita come ci si aspettava e lo stesso Roberto Soriano è stato preso di mira da alcuni capi-ultrà che non gliele hanno mandate a dire. Voci di un suo trasferimento hanno ripreso a circolare a gennaio, quando a volerlo è stata invece l’Inter. Lo stesso Eder, suo compagno di stanza in nazionale, aveva fatto lo stesso viaggio da Genova a Milano, ma nemmeno stavolta il trasferimento si è più concretizzato. Alla fine è stato il Villarreal a portarselo via, pagando 14,1 milioni di euro più il meccanismo si solidarietà, ossia quasi i quindici milioni della clausola. Marcelino ha già spiegato che il suo principale impiego sarà quello di esterno destro nel suo 4-4-2 alla Jonathan dos Santos, per controbilanciare le discese di Castillejo o Chéryshev sull’altra fascia. Ma all’occorrenza verrà anche impiegato come centrocampista centrale, quando serviranno i suoi centimetri. Comunque Soriano, a proposito del suo ruolo, ha detto: «Non ho un ruolo preferito in assoluto, preferisco mantenere le mie caratteristiche, soprattutto quella degli inserimenti senza palla». Ma ovviamente con l’arrivo di Fran Escribá tutto potrebbe essere rimesso in discussione.