I lunghi viaggi di Pellè: da Lecce alla Grande Muraglia, passando per Rotterdam

Parte Aloisio, arriva Graziano Pellè. L’attaccante della nazionale italiana dopo l’Europeo terminato (in malo modo per lui) ai rigori contro la Germania, riparte dalla Cina, proprio alla corte di un tedesco, Felix Magath, che attualmente siede sulla panchina dello Shandong Luneng. Graziano Pellè lascia la Premier League, dopo due stagioni con la maglia del Southampton, con la quale ha siglato 23 gol nelle 68 partite dispuatate grazie alla guida del suo mentore Koeman. La sua è stata una carriera che ha trovato un punto di svolta in Olanda, con la maglia del Feyenoord, a 27 anni.

LUCI E OMBRE

Prima d’allora la punta originaria di San Cesario di Lecce aveva trovato poca gloria nel campionato italiano. Dopo le esperienze poco fortunate a Lecce e successivamente in prestito al Catania, Pellè trova la sua prima rete fra i  professionisti con la maglia del Crotone, con cui segna 6 gol in totale, per poi trasferirsi al Cesena, dove si impone come un elemento importante per gli emiliani, guadagnandosi così anche le prime chiamate in nazionale U21.

Fra i vari prestiti si mormora anche di un’offerta di 4 milioni di euro del Real Madrid, che il Lecce avrebbe rifiutato. Pellè nel 2007 si trasferisce per la prima volta in Olanda, non con la maglia del Feyenoord, bensì con quella dell’AZ Alkmaar, con la quale non riesce a dare continuità alle promettenti prestazioni realizzate con Crotone e Cesena. Le prime due stagioni con Luis Van Gaal riesce a segnare solo 7 reti, vincendo fra l’altro il campionato di Eredivisie nella stagione 2008-2009.

L’attaccante azzurro è messo in ombra da uno straripante Mounir El Hamdoui, giovane promettente talento che finirà con il vestire le maglie di Ajax e Fiorentina, per poi iniziare il suo lento declino. I successivi cambi in panchina, con Advocaat e poi Verbeek, non vedono mai Graziano al centro del progetto tecnico. Solo per un breve periodo, nel mese di ottobre 2011 riesce a imporsi, con 4 gol in altrettante partite consecutive, fra cui una splendia rovesciata realizzata contro l’Ajax. Si tratta di un’exploit sporadico, Pellè è costretto a lasciare a lungo il campo per un virus intestinale, e il ritorno in Eredivisie è quantomai anonimo.

Dopo quttro deludenti stagioni Pellè torna in Italia, dove per due anni si divide fra Parma e Sampdoria in Serie B, senza trovare fortune. A 27 anni, e in totale declino, Pellè tenta nuovamente la fortuna in Olanda, con la maglia del Feyenoord.

Con la maglia della squadra di Rotterdam il giocatore si trasforma, grazie anche all’influsso positivo e alla fiducia incondizionata di Koeman. Pellè da spettacolo e il Feyenoord conclude le due stagioni al terzo e al secondo posto, con l’attaccante italiano che realizza ben 50 gol in 57 partite. Nonostante lo score impressionante Graziano non riesce a vincere trofei, ne il titolo personale di capocannoniere, aggiudicato prima da Wilfred Bony (Vitesse) e successivamente dall’islandese Alfreo Finnbogason.

Pellè sboccia tardi, i suoi gol gli valgono la chiamata in nazionale maggiore con il nuovo ciclo di Antonio Conte e il trasferimento al Southampton, sempre sotto la guida di Koeman. La prima stagione è memorabile per l’attaccante italiano, che diventa il settimo azzurro ad andare in doppia cifra nel campionato inglese, con 11 gol segnati al termine della stagione, arricchiti dal premio di giocatore del mese nell’ottobre del 2014.
Mentre arrivano anche i primi centri con la maglia azzurra (il primo all’esordio e decisivo nell’1-0 rifilato a Malta), nelle qualificazioni per Euro 2016, il suo rendimento in Inghilterra cala drasticamente, messo in ombra dagli straripanti talenti dei Saints, su tutti Manè, recentemente passato in forza al Liverpool. Pellè delude alla sua seconda stagione in Premier con soli sei gol segnati, ma questo non gli impedisce di disputare un europeo da protagonista, segnando gol decisivi contro Belgio e Spagna, per poi peccare di presuzione di fronte Neuer.

UNA NUOVA VITA IN CINA

Antonio Conte aveva richiesto il giocatore al Chelsea, persino i Vancouver Whitecaps in MSL si sono mossi, approfittando delle vacanze statunitensi dell’attaccante, ma alla fine della storia, a prevalere sono i milioni di euro messi sul piatto dal campionato cinese, dallo Shandong Luneng.

Conosciuti anche con il nome di Orange Fighters, lo Shandong è una delle squadre più importanti della Chinese Super League, con quattro titoli in bacheca nell’era professionistica (iniziata nel 1994) e la maggior parte delle ultime stagioni concluse sul podio, con l’ultimo titolo conquistato nel 2010. Il trono dello Shandong è stato usurpato nelle ultime stagioni dal Guangzhou Evergrande, ma la squadra di Jilin, situata a nord est della Cina, è sicuramente la più attiva a livello giovanile, con la conquista di innumerevoli titoli e l’apertura di un academy addirittura a Sao Paulo in Brasile.

Dati questi presupposti e una campagna invernale che ha rafforzato la squadra con l’arrivo del difensore brasiliano Gil dal Corinthians, stupisce fortemente il grande declino dello Shandong Luneng, che in questo momento occupa l’ultimo posto in classifica con soli 10 punti in 15 gare e ben 10 partite senza vincere, condite da 7 sconfitte. Ad aumentare i grattacapi per i tifosi Orange vi è il fatto che la propria squadra è riuscita a conquistare l’accesso ai quarti di finale della AFC Champions League, da disputarsi a settembre contro i sudcoreani dell’FC Seoul.

Le speranze dei tifosi cinesi sono riposte nel nuovo grande acquisto, che va a rimpiazzare un’attaccante molto amato come il brasiliano Aloisio (capocannoniere nella scorsa edizione della Chinese Super League). Certamente da solo Pellè non può ribaltare le sort dello Shandong. Felix Magath deve entrare nella mente dei giocatori e ricostruirli dalle basi, dato che la squadra in questo momento è totalmente demoralizzata, soggetta a passaggi a vuoto incredibili. Il problema è di natura puramente psicologica, non tecnica, dato che fra le file dello Shandong militano alcuni dei migliori talenti cinesi come Yang Xu, Wang Yongpo, Wang Dalei e Hao Junmin, e giocatori stranieri di assoluto livello per il campionato cinese, quali i brasiliani Diego Tardelli, Jucilei e Gil, oltre al fantasista argentino Montillo.

Lo Shandong verserà ben 15 milioni di euro nelle casse del Southampton e Pellè firmerà un triennale da 5 milioni a stagione. Abbastanza per cambiare vita e prospettive di carriera. La Cina torna dunque a parlare italiano dopo gli arrivi in League One di Cannavaro e Ciro Ferrara sulle panchine di Tianjin Quanjian e Wuhan Zall, a cui si è recentemente aggiunto Clarence Seedorf alla guida del club di Shenzhen.

 

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Sono nato a Urbino il 2 maggio 1991. Nel luglio 2015 ho conseguito la laurea in Chimica e tecnologie farmaceutiche. Mi occupo di giornalismo sportivo con un'attenzione particolare al lato economico e allo sviluppo del calcio in Cina, che approfondisco nel mio Blog Calcio Cina. Nel febbraio 2016 ho pubblicato il mio primo libro: IL SOGNO CINESE, STORIA ED ECONOMIA DEL CALCIO IN CINA, il primo volume, perlomeno in Europa a trattare questo argomento. Scrivo anche di saggistica (sovversiva) per kultural.eu