Non si inizia un pezzo così, ma visto che da ormai quattro anni vi teniamo compagnia consentiteci uno strappo iniziando dai saluti. Abbiamo conosciuto e apprezzato l’Ungheria tramite i pezzi di Dimitri Lombardelli, è stato un piacere ritrovare una squadra che un po’ tutti leghiamo a ricordi (vissuti per procura) impolverati. Miracoli di questo strano Europeo a 24 squadre, una formula da rivedere perché rende sostanzialmente inutile la fase a gironi, basti pensare che il Belgio, secondo del suo raggruppamento, ha trovato l’Ungheria agli ottavi e ai quarti se la vedrà con il Galles. Se non è un tabellone favorevole questo… Ma dei Diavoli Rossi parleremo più avanti, la squadra di Storck ha completato la prima fase del torneo senza sconfitte, cinque punticini raccolti al cospetto di avversari più quotati, Dzsudzsák e compagni non hanno certamente scalzato lo squadrone di Puskás dall’Olimpo ma hanno ben figurato e tanto basta. I quattro gol incassati a Tolosa non fanno testo, contro un Hazard così non c’è niente da fare.
Arriviamo finalmente all’uomo della serata, dopo una stagione grigiastra al Chelsea, Eden Hazard ha ripagato l’attesa con una prestazione maiuscola. Tanto si è detto di questo Belgio bello e senz’anima per dirla alla maniera di Cocciante, la generazione fenomenale, piedi fini e blablabla, ma ad accompagnare tali stornelli è arrivato sempre il controcanto fatto di scelte tattiche sballate, atteggiamento molle, linee difensive inventate e automatismi offensivi buoni in teoria ma inadatti agli interpreti. Stasera i Diavoli Rossi hanno cantato che è un piacere, bisogna ovviamente tenere conto dell’avversario, che forse neppure si sarebbe sognato di arrivare agli ottavi dell’Europeo, però a Cesare quel che è di Cesare. E allora diamo pure a Wilmots ciò che gli spetta. Il Cinghiale (è questo il soprannome del ct, non prendetevela con noi) non ci sembra un genio tattico, ma paradossalmente i due schiaffoni rimediati dall’Italia sono stati pedagogici e hanno indotto il buon Marc a più miti consigli. Roba semplice, forse non serviva un santone per mettere a riposo Fellaini e piazzare De Bruyne nella zona a lui più congeniale, Mertens e Hazard a sostegno di Lukaku e si va.
Equilibrio rotto dopo dieci minuti, il capoccione di Alderweireld devia nel sacco la punizione di De Bruyne. Da qui in poi è One Man Show, o quasi, il Belgio gioca bene ma Hazard è qualcosa di speciale. I magiari stanno bene in campo e provano a giocarsela con mosse ragionevoli, quali Elek per dare sostanza alla mediana, i ricambi del Belgio però si chiamano Ferreira Carrasco, Batshuayi e Fellani, entrato nel finale. Kiraly tiene duro, Slazalai e Pinter ci provano in tutti i modi ma Courtois è un campione (gli perdoniamo lo scivolone su un rinvio) e si comporta da tale. Curioso dichiarare che un quattro a zero non è stato match a senso unico ma così è se vi pare e per questo i complimenti a Storck sono dovuti. Non è certo colpa del ct magiaro se Hazard a una certa decide di chiudere la questione, quasi si fosse stufato, al 33esimo azione sensazionale sulla sinistra del fuoriclasse del Chelsea, che si lancia da solo prima di servire a Batshuayi il più comodo dei gol. Bravo il 23enne del Marsiglia, che esulta con tanto di capriola, ma con palloni simili fare l’attaccante non è neppure un lavoro.
Hazard fa da sé, abbiamo detto, ancora più clamoroso quello che combina pochi secondi dopo al termine di una ripartenza ben orchestrata. L’Ungheria ha accusato il colpo e non ci crede più, De Bruyne (in posizione centrale, sempre sia lodato) apre a sinistra per Eden, movimento verso l’interno, difensori ridicolizzati e palla sul palo lungo con buona pace dei tanto amati pantaloni di Kiraly. Wilmots concede al suo asso la standing ovation, meritatissima, nel finale c’è gloria anche per Carrasco, che riesce a far male come suo solito. Il Belgio ha un lungo elenco di calciatori di alto profilo, il tabellone giustifica i sogni di gloria: solo Bale e Ramsey tra i Diavoli Rossi e la semifinale. Wilmots non si è inventato nulla di che, come abbiamo detto, ma tanto basta a dare una parvenza di senso al caos. In attesa di ben altri test, si intende.