Inghilterra-Islanda 1-2: L’ottavo finale conclusivo vede fronteggiarsi Inghilterra ed Islanda allo Stade de Nice di Nizza. L’Inghilterra di Roy Hodgson arriva a questa sfida con la necessità di convincere e dare una sferzata al proprio cammino. Il calcio inglese sembra che stia man mano patendo un’incapacità cronica di gestire le sfide da dentro o fuori in competizioni continentali ed intercontinentali. La compagine dell’ex tecnico dell’Inter non ha sicuramente incantato durante le partite del girone. La seconda posizione, alle spalle dei “cugini” del Galles, ha ulteriormente depresso un ambiente sfiduciato e poco propenso al pensare alla vittoria finale dei “leoni”. L’Inghilterra ha palesato incapacità nel costruire una manovra di livello, soprattutto a livello di centrocampo: Rooney sembra un pesce fuor d’acqua, nonostante sia l’unico ad avere la personalità di costruire una trama di un certo rilievo, seppur ad intermittenza. Dier, preziosissimo in fase di recupero di palla, è incapace nel gestire il pallone negli spazi stretti e non è in grado di verticalizzare in maniera precisa e rapida. Alli è stato un fantasma sino ad ora e l’uragano Harry Kane non ha ancora timbrato il tabellino nella massima competizione europea. Daniel Sturridge sembra essere l’uomo più in forma fra le fila degli inglesi. Roy Hodgson decide perciò di promuoverlo titolare nel tridente d’attacco con lo stesso Kane e l’abulico Sterling. Il tecnico inglese mantiene il 4-3-3, senza apportare ulteriori modifiche rispetto alla formazione preannunciata alla vigilia. Gli avversari dei tre leoni è la sorprendente Islanda. La compagine scandinava ha il pregio di non chiedere più nulla a questo campionato europeo e può giocare a mente libera. Il cammino degli uomini di Lars Lagerback è stato eccezionale, ma non frutto del caso: la programmazione della federcalcio islandese è stato oculato e intelligente. Il pronostico verte tutto a favore degli inglesi, ma l’Islanda è una squadra organizzata che copre gli spazi con ardore ed attenzione. Il commissario tecnico Lagerback mantiene il proprio 4-4-2 classico, con i medesimi uomini utilizzati nelle scorse tre uscite dell’Islanda, d’altronde “squadra che vince non si cambia”, soprattutto se si è riusciti a centrare la vittoria contro l’Austria nell’ultima partita. Il match si preannuncia piuttosto bloccato, ma credo che le giocate individuali dell’Inghilterra, più della manovra corale, porteranno ai “leoni” i quarti di finale. La certezza risiede nel fatto che l’Islanda non mollerà facilmente la presa sui quarti di finale.
Il primo tempo è assolutamente infuocato: Sterling viene pescato in area, Halldorsson lo stende ed il direttore di gara assegna il penalty. Rooney va alla battuta e non sbaglia, l’Inghilterra passa avanti al 4′. L’Islanda non inizia nel migliore dei modi il proprio ottavo di finale. L’Islanda però una squadra arcigna e due minuti più tardi Ragnar Sigurdsson sfrutta la sponda di Arnason e fulmina Hart. L’Islanda aspetta nella propria metà campo l’Inghilterra, ma non risulta in particolare affanno. La fisicità degli islandesi e la pregevole condizione atletica permettono alla compagine di Lagerback di ripartire e difendere eccellentemente. Una ripartenza porta Bodvarsson a servire Sightorsson, l’ex centravanti dell’AZ Alkmaar si libera alla conclusione e supera Hart per uno straordinario ed inaspettato vantaggio targato Islanda. La risposta dell’estremo difensore del Manchester City sul tentativo dell’attaccante del Nantes non è irreprensibile e ci si domanda se questo calciatore sia degno e valevole di difendere i pali dell’Inghilterra. L’Islanda è in fiducia e rischia poco nella prima frazione di gioco. L’Inghilterra ha subito il colpo e non riesce a fraseggiare con efficacia. Le squadre guadagnano gli spogliatoi sul risultato di 2-1. Nella ripresa l’Islanda si limita a contenere le sfuriate offensive degli inglesi e difendere il risultato. Il tecnico dell’Inghilterra si gioca la carta Vardy, l’attaccante del Leicester viene lanciato a rete, ma Ragnar Sigurdsson è fenomenale in spaccata a togliere ogni possibilità di conclusione al campione d’Inghilterra. L’Inghilterra ha l’ansietà del risultato addosso, poco lucida si riversa in avanti, ma i movimenti non sono studiati e non sorprendo la retroguardia scandinava. Nel finale di gara Rooney lascia il posto a Rashford, il centravanti del Manchester United dà vivacità alla manovra e mette in difficoltà gli esterni islandesi. L’Inghilterra ha l’ultima possibilità di pareggiare il match allo scadere, però la stoccata di testa di Smalling si spegne sul fondo. L’Islanda vince 2-1 e vola ai quarti di finale contro la Francia. L’Inghilterra saluta nuovamente una competizione nazionale fra la delusione del proprio pubblico e degli addetti ai lavori.
Commento: l’Islanda ha essenzialmente giocato la propria gara, dimostrando di non essere solo difesa arcigna e colpi di testa. Il fondamentale principale degli islandesi è certamente il pallone alto ed i calci piazzati, ma la compagine di Lagerback ha dimostrato di essere una squadra che nel suo piccolo gioca un calcio di livello ed intelligente. La prestazione di Saevarsson e Skulason sugli esterni è stata letteralmente da incorniciare, gestione difensiva eccellente, condita da qualche sovrapposizione ben calibrata e sgroppate sul fondo che hanno impegnato rispettivamente Rose e Walker. Il migliore in campo è stato Ragnar Sigurdsson: rete fondamentale la sua, che ha riportato la partita, ma soprattutto chiusure eccellenti ed una “bicicletta” nella ripresa che gli poteva regalare una rete da antologia e la doppietta personale. Il capitano Gunnarsson ha disputato una gara da sette in pagella, filtro eccezionale quello operato sulla mediana da parte del centrocampista del Cardiff. Nella ripresa ha impegnato Hart con una percussione centrale ed una conseguente conclusione a rete, neutralizzata a fatica dal portiere del Manchester City. Il risultato può sorprendere, ma non è un caso che programmazione e nervi d’acciaio abbiano portato l’Islanda a questo traguardo storico. L’Inghilterra ritorna a casa con la coda fra le gambe, le tematiche sulle quali discutere sono innumerevoli: portiere di livello infimo in determinate partite, allenatore incapace, mancanza di un leader a centrocampo e poco “spirito britannico”, quello che ti porta a voler conquistare quel centimetro in più. Hart è stato ampiamente colpevole in occasione della seconda rete inglese, ma non è l’unico ingranaggio scricchiolante di questa farraginosa ed arrugginita macchina chiamata nazionale inglese. Hodgson non ha dato un’impronta di gioco e manovra a questa squadra, manca dialogo e conseguente tranquillità nella gestione del pallone e degli spazi. La mancanza di un metronomo a centrocampo si è fatta ancor oggi sentire, perciò sorprende l’esclusione di Danny Drinkwater in questo europeo. Il centrocampista del Leicester avrebbe potuto dare geometrie ad un reparto che necessita disperatamente di ordine. La scelta di Hodgson di lasciare a casa l’alfiere di Claudio Ranieri è quantomeno discutibile e condannabile. Questa sera è mancata la gestione del vantaggio, ma soprattutto un’incapacità nel lottare e nel sacrificarsi: nessuno sembrava credere alla qualificazione ai quarti, se non l’opaco Rooney, che quando ha effettuato giocate di rilievo ha predicato nel deserto. È necessario, a mio modo di vedere, un tecnico straniero che dia ordine e disciplina ad una squadra colma di talenti che può dire la sua in vista del prossimo campionato mondiale. L’uscita da questo europeo fa davvero male al popolo inglese, considerata la ricchezza di una rosa che poteva annoverarsi come una delle migliori di questo europeo.
(Fonte foto: http://it.uefa.com/)