Belgio-Irlanda 3-0: il muro verde dura solo un tempo, Italia prima nel Gruppo E

Il 3-0 inflitto dal Belgio all’Eire regala agli Azzurri la matematica certezza di chiudere il girone con il primo posto, obiettivo considerato poco realistico prima della partenza, risultato dolce-amaro visto il calendario degli ottavi. Con la seconda del girone che incontrerà la prima del gruppo F (Portogallo se va male, Ungheria se va bene), sembra un’assurdità che la vincente del gruppo E debba affrontare la seconda del girone della Spagna, attualmente e realisticamente la temibile Croazia.

A Bordeaux va in scena una delle gare con le migliori cornici di pubblico viste sinora. Eppure nell’immediata vigilia era arrivata la notizia dal Belgio di un raid anti-terrorismo che ha sventato un possibile attacco proprio durante questo match, con oltre 150 perquisizioni, 40 interrogatori e 12 arresti. Nulla di tutto questo nell’avveniristico stadio progettato dallo studio Herzog & de Meuron, dove si è assistito a canti, balli e ola per tutti i 90 minuti del match e oltre. D’altra parte si sa che dove c’è Irlanda c’è divertimento, i tifosi dell’isola di smeraldo ogni volta che si spostano in massa all’estero non possono fare a meno di portare con sé tutta la loro goliardica allegria, contagiando giocatori in campo e pubblico avversario, stavolta belga.

Un vero peccato per loro la sconfitta patita dall’Eire sul terreno di gioco, dove il Belgio ha avuto facilmente la meglio sugli uomini di Martin O’Neill grazie ad un secondo tempo in cui la concentrazione e l’attenzione tattica degli irlandesi è venuta decisamente meno. In casa belga si parlava di possibili acredini tra alcuni giocatori cardine dello spogliatoio ed il C.T. Wilmots. Sul banco degli imputati era finita la dichiarazione resa da Courtois subito dopo il match con l’Italia, dove il futuro giocatore di Antonio Conte lamentava una carenza tattica dei suoi al cospetto dell’organizzazione italiana. In molti hanno letto in tutto ciò un’autentica critica al proprio allenatore, incapace di opporsi efficacemente ad una squadra meno talentuosa, ma meglio messa in campo.

A gettare benzina sul fuoco ci pensa oggi proprio lo stesso Wilmots, lasciando in panchina due elementi ritenuti indispensabili prima di questo torneo, quali Fellaini e, soprattutto, Nainggolan. Se il riccioluto centrocampista dello United può essere considerato la vittima sacrificale sull’altare del cambio di modulo (4-2-3-1 al posto del 4-3-3), più strana è l’esclusione del romanista. Quasi una bocciatura, visto che in campo sulla mediana vanno Dembélé e Witsel, giocatori con caratteristiche simili, ma forse più offensivi e meno di sostanza. Altro bocciato e senza appello è senz’altro Ciman, disastroso contro l’Italia, sostituito dal ben più brillante Meunier. L’atmosfera carica di pressione rischia di giocare un brutto scherzo al Belgio, quando ci si accorge che l’Irlanda, sulle orme di quanto visto fare dall’Italia, prova a chiudere tutti i varchi ed a giocare un’altra partita difensiva contro i Diavoli Rossi, mandando prevedibilmente su tutte le furie il già provato Wilmots. Gli irlandesi, però, non sono gli italiani e non hanno la costanza e la cattiveria necessarie per reggere 90 minuti.

Il vantaggio del Belgio si concretizza ad inizio ripresa addirittura in contropiede, un controsenso per come era andata la partita fino a quel momento. Oltremanica, terra di alti valori sportivi, avevano fatto scalpore le ammonizioni prese dai giocatori italiani per i cosiddetti falli tattici, quelli necessari per stoppare una ripartenza avversaria sul nascere. Esattamente ciò che non fanno gli irlandesi al 48′, quando De Bruyne viene contrastato con le buone e se ne va, lanciando poi Lukaku per l’1-0. Rotta la diga, la valanga belga travolge tutto e tutti: Witsel raddoppia di testa con un inserimento centrale non seguito dai centrocampisti avversari al 61′ e Lukaku chiude i conti 9 minuti dopo, di nuovo in contropiede, su assist di un superlativo Hazard in versione Bode Miller sulla corsia di destra.

L’Irlanda raccoglie i cocci, sempre cantando e saltando come se non ci fosse un domani, ma resta aggrappata alla speranza di qualificarsi grazie ad un piccolo favore del calendario. L’ultima gara infatti vede l’Eire contro l’Italia, già qualificata e già sicura del primo posto, quindi magari meno concentrata. O’Neill aveva sorpreso tutti con una grande prova dei suoi ragazzi nel match inaugurale contro la Svezia, pareggiato per un incredibile autogol di Clark dopo aver dominato per gran parte del tempo ed aver meritato nettamente più di Ibra e compagni i 3 punti. Oggi invece ha un po’ deluso per un atteggiamento eccessivamente remissivo. L’infortunio dell’attaccante Jon Walters si è tramutato in un’occasione per cambiare modulo. In molti se l’aspettavano e davano per certo l’impiego di James McClean sull’out di sinistra, davanti a Robbie Brady. Invece in campo è andato Stephen Ward, terzino puro con caratteristiche prettamente di contenimento, e Robbie Brady si è spostato più avanti, quasi a formare una doppia barriera. Il solo Shane Long, assistito da Wessie the Irish Messi (come lo chiamano in patria) Hoolahan, è sembrato decisamente troppo poco per impensierire Alderweireld e Vermaelen. Courtois praticamente non si è neanche sporcato i guantoni.

Quindi adesso non resta che una partita nel gruppo E: per l’Irlanda, come detto, ci sarà l’Italia già qualificata, mentre il Belgio dovrà sudare ancora contro la Svezia ultima ad un punto, ma ancora pienamente dentro la competizione. Con tre punti solamente sarà difficile rientrare tra le quattro migliori terze, probabilmente ci sarà un confronto sulla base della differenza reti con le terze di altri gironi, mentre si può dare quasi per scontato l’accesso agli ottavi con quattro punti in tasca. Ecco perché Svezia ed Irlanda, a quota 1, sono ancora pienamente in corsa, mentre il Belgio, a quota 3, deve ancora portare a casa almeno un pari, indipendentemente poi dalla posizione finale, per raggiungere un ottavo di finale che si prospetta più semplice di quello dell’Italia prima. Ironia della sorte o, meglio, del sorteggio.

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Cresciuto a pane e telecronache delle proprie partite con le figurine Panini sul campo di Subbuteo, sviluppa una passione viscerale per il calcio, che si trasforma presto in autentica dipendenza. Da sempre dalla parte degli underdog, non scambierebbe mai 1000 vittorie da cowboy con un unico grande successo indiano sul Little Bighorn. Tra una partita e l'altra, trova il tempo per laurearsi in economia, Tuttocalcioestero gli offre l'occasione per trarre finalmente qualcosa di buono dalla sua "malattia" per il pallone, strizzando l'occhio al sogno nel cassetto del giornalismo di professione.