La nazionale del Brasile vista in questo Centenario della Copa America, senza ombra di dubbio è la più scarsa degli ultimi vent’anni. Ricordo che alle scuole elementari, durante Francia ’98, osservavo l’albo d’oro dei mondiali e il nome del Brasile spuntava spesso. Non si faceva altro che parlare di Brasile, i miei compagni di scuola tifavano i verdeoro, appassionati di quel fenomeno di Ronaldo. Io invece temevo un monologo di quella nazionale, ecco…volevo vedere altri nomi in quell’albo nelle edizioni a seguire.
COPA AMERICA, NUOVO DRAMMA SPORTIVO- Sono passati 18 anni e il Brasile è scomparso dai radar del calcio di alto livello. Oggi siamo ancora in Francia, per Euro 2016, e contemporaneamente negli USA si sta svolgendo il Centenario della Copa America, nella quale il Brasile non è riuscito nemmeno a passare la fase a gironi, in un raggruppamento con Ecuador, Haiti e Perù.
Per gli uomini di Dunga è stata fatale la sconfitta contro la bicolor all’ultima giornata, ma l’annuncio di un clamoroso fallimento lo si era già intravisto nel pareggio all’esordio contro l’Ecuador, uno 0-0 che ha messo in mostra un gioco sterile e privo di fantasia. Inutile vincere per 7-1 contro Haiti, una nazionale mediocre senza giocatori conosciuti al grande pubblico.
L’assenza di Neymar non può assolutamente essere una giustificazione, l’asso del Barcellona con le sue giocate può cambiare l’inerzia della partita, ma certamente non è l’uomo al quale aggrapparsi come hanno testimoniato i mondiali nel 2014 e la Copa America svoltasi lo scorso anno in Cile. Il vero problema del Brasile è la bassa qualità degli interpreti, a partire da un centrocampo assolutamente mediocre, con il solo Casemiro del Real Madrid che si salva da un giudizio negativo, dato che le due mezzali titolari, Elias del Corinthians e Renato Augusto del Beijing Guoan non avrebbero fatto nemmeno tribuna in un vero Brasile.
Ha le sue grandi responsabiltà anche Dunga, incapace di creare un gioco efficiente, con i fantasisti Willian e Coutinho che si immedesimavano in discese solitarie sulla fascia, le quali non facevano altro che favorire le difese avversarie, mentre le prime punte, Jonas e Gabriel Barbosa, rimanevano isolate nei pressi dell’area. Questo Brasile non segna, zero le reti contro avversari credibili (con tutto il rispetto per Haiti), quali Ecuador e Perù.
COSTRUIRE UN NUOVO CICLO- Per Dunga si tratta del secondo esonero dalla nazionale dopo l’enorme delusione al mondiale sudafricano targata Felipe Melo. Al suo posto la federazione ha scelto l’oriundo mantovanto Tite, allenatore del Corinthians, il quale dovrà raccogliere un’eredità estremamente difficoltosa e una nazionale sull’orlo del collasso e al sesto posto nel girone di qualificazione a Russia 2018.
Ma da chi ripartire, quali sono gli elementi fondamentali assieme Neymar?
Questo Brasile ha bisogno di leader, ed è dunque necessario il ritorno di Thiago Silva. Il difensore del PSG è stato escluso dal giro della nazionale dopo la disastrosa partita disputata contro il Paraguay nella corsa Copa America, che è costata l’eliminazione ai verdeoro.
Anche Gabriel Barbosa può diventare un elemento importantissimo per questo Brasile, l’attaccante del Santos ha segnato la sua prima rete contro Haiti, e deve ancora crescere per potersi affermare ad alti livelli e guadagnarsi la maglia numero nove, quella della prima punta, l’attaccante che da anni manca alla nazionale brasiliana. Scolari fallì con Fred, mentre Dunga fece ancora peggio, richiamando in nazionale l’ex Milan Ricardo Oliveira. E pensare che una volta vi era Ronaldo…
In questo Brasile qualitativamente povero a centrocampo giocherà un ruolo molto importante Casemiro, centrocampista criticatissimo nei primi periodi a Madrid, che si è rivelato poi fondamentale per la vittoria in Champions League, grazie all’equilibrio che il suo lavoro di quantità sa elargire a una squadra a trazione anteriore.
UN CALCIO IN CRISI, UN PAESE IN CRISI- Come vi avevamo già spiegato in questo articolo (leggi qui) il calcio brasiliano è stato messo alle strette dai fondi di investimento e dagli ingenti debiti contratti dai club. Le TPO, ovvero le terze parti, secondo uno studio condotto da GlobeSporte, controllano circa l’80% dei giocatori professionisti in Brasile. Ci ritroviamo dunque di fronte a una grande tratta commerciale di uomini, che impedisce all’individuo di spiccare e ai club di poter trattenere i propri migliori talenti. Questa situazione si è venuta a creare a causa della grande crisi finanziaria che stanno attraversando i club, con il Corinthians che ha oltre 200 milioni di euro di debiti.
Il Brasile ora si appresta ad ospitare le Olimpiadi (con il ministro dello sport che si è dimesso a maggio), ma l’intero paese sta sprofondando nel caos e attraversa una crisi senza precedenti nella sua storia. L’economia nel 2015 ha subito una contrazione del 3,8% ed è alle prese con un’inflazione al 10,7%, a causa del tonfo dei prezzi delle materie prime e il rallentamento della domanda cinese, così la fuga di capitali che nel corso degli ultimi due anni. Il quadro non sembra neanche destinato a migliorare granché, visto che per quest’anno il Fondo monetario internazionale prevede un ulteriore meno 3,5 per cento del Pil.
A pagarne le conseguenze è stata la presidente Dilma, sospesa dall’incarico per 180 giorni, a seguito della votazione del senato, nell’attesa di essere processata il 3 agosto. L’accusa è di aver mentito sulle dimensioni del deficit di bilancio prima delle ultime elezioni del 2014.
“E’ in atto un golpe” ha dichiarato Dilma “In un sistema democratico, i golpe cambiano metodo. E un impeachment senza basi legali è un golpe. Rompe l’ordine democratico, per questo è pericoloso”.
Michel Temer ha guidato l’impeachment, ed è stato eletto capo del governo ad interim. Temer è al vertice di una squadra di banchieri e imprenditori che rispondono ai voleri di Washington e a quello delle grandi corporazioni internazionali.
La gestione economico e politica di Dilma è stata oltremodo criminale e bugiarda, il suo allontanamento era quanto mai necessario, soprattutto dopo aver difeso con metodi illeciti Lula dallo scandalo tangenti che lo avrebbe portato a processo, non avvenuto in quanto il governo gli ha conferito l’immunità, eleggendolo ministro della Casa Civile.
Il popolo, dopo aver protestato contro la gestione Dilma, si ritrovano a fare i conti con uno scenario ben più inquietante che ricorda il 1964, quando il governo di sinistra di Goulart fu deposto da un golpe militare condotto dalla CIA, con l’instaurazione di un regime sanguinario che ha soppresso il paese per oltre vent’anni.