La giornata di ieri, a Marsiglia, ha dimostrato per l’ennesima volta, come questo sport sia in totale declino.
A Marsiglia, in occasione del match fra Inghilterra e Russia vi sono stati violenti scontri in una strada perpendicolare al vecchio Porto, che ha coinvolto ben 500 persone. Il prefetto ha fatto sapere che sei persone sono state fermate, i feriti ammontano a 31 e un inglese è ricoverato in ospedale, in fin di vita, in quanto colpito ripetutamente alla testa da un russo.
Non contenti dei gravi danni del pomeriggio, al termine della partita al Velodrome, nel piazzale adiacente allo stadio, la la Polizia francese è stata costretta ad utilizzare i lacrimogeni per disperdere i tifosi a causa di una nuova aggressione lanciata dai russi.
Anche Nizza è stata teatro di scontri fra i tifosi dell’Irlanda del Nord e della Polonia, ma in questo caso la polizia è riuscita a sedare gli animi senza gravi conseguenze.
E pensare che alla vigilia dell’Europeo chi destava preoccupazioni era l’Isis. E’ ancora vivo il ricordo del Bataclan e gli scoppi delle bombe che si sono uditi durante il match amichevole della Francia, quella sera. Inutile negare che il timore accompagnerà questi europei fino al triplice fischio della finale, eppure ora, le preoccupazioni più grandi sono rivolte a uno degli aspetti più retrogradi del calcio: il tifo, il pubblico stesso.
Basta a falsi buonismi, i tifosi rappresentano uno dei mali maggiori del calcio, così come il popolo rappresenta una delle principali cause della mala politica, perché è lobotomizzato. E’ inutile esaltare il tifo inglese, i suoi stadi all’avanguardia, quel pubblico civile e così vicino al campo. L’Inghilterra non è cambiata, i provvedimenti della Tatcher non hanno sedato totalmente il retrogrado movimento “hooligans”, semplicemente lo hanno portato fuori dagli stadi, dato che bande di tifosi continuano a scontrarsi nei pub o nelle stazioni della metropolitana. Bell’esempio di civiltà.
Le istituzioni cosa fanno in tutto questo? Che provvedimento prendono per reprimere certi fenomeni? Mi immagino i funzionari della UEFA chiusi nei loro uffici, mentre con fare ebete si grattano la testa e un filo di bava gli esce dalla bocca, se pensiamo che Ivan Bogdanov, dopo i fatti di Genova ce lo siamo ritrovati in campo durante la partita del drone fra Serbia e Albania. Ma si… ideona, squalifichiamo il campo per un paio di turni, teniamo il pubblico a casa, magari due punti di penalizzazione, e poi li ributtiamo tutti dentro, così da non cambiare nulla. La UEFA è esattamente come l’Unione Europea, incapace di prendere una posizione, incapace di trovare una propria identità, condannata ad un lento declino.
Il tifo organizzato mi ha stancato, chi vi scrive è un ex tifoso milanista, che si è allontanato dal calcio giocato per i tifosi stessi. Spiegatemi dove è l’identità nel tifo italiano, se ogni domenica ci ritroviamo ad assistere scene di scontri o di cori razziali, perché io sono di Milano, quindi devo stanare a te che sei di Napoli. Mai visto qualcosa di più primitivo, mai visto qualcosa di più inutile dei giudici sportivi in Italia, che fanno esattamente come la UEFA: curva chiusa due turni, poi di nuovo tutti dentro, anche chi lancia la bomba carta durante il derby della Mole, anche Genny la Carogna, perché tanto sono questi fantomatici ultras a comandare in Italia, a gestire traffici di stupefacenti all’interno della curve. Magari vien da pensare che vi è un interessa a mantenere la situazione in questo stato.
Che poi la contraddizione è “Noi siamo ultras, contro il calcio moderno e le televisioni”, ma piuttosto che crearvi una vostra identità vi prendete a coltellate. Bravi, un grandissimo applauso alla vostra capacità di logica. Di certe una grossa responsabilità al declino del calcio è delle istituzioni, pensiamo allo scandalo FIFA Gate che ha coinvolto Blatter e Platini, ai Panama Papers che vedono coinvolto anche quel sant’uomo di Infantino (un vero innovatore!), o in Italia a quel gran filosofo e buon uomo di Tavecchio. Il calcio è esattamente come la politica, mentre nelle stanze dei bottoni si sviluppano trame che il 99% ignora, ai tifosi vien messo di fronte gli occhi lo spettacolo della partita, si alimentano le faide fra poveri, tutte le attenzioni vengono focalizzate sul calciomercato, quando nel mentre, negli uffici si progettano nuovi sotterfugi. Tutto rimane uguale.
Il calcio può essere un grande fenomeno di integrazione sociale, ma si è trasformato in uno dei più grandi strumenti di controllo , ipnotizza le masse e distoglie l’attenzione dai veri problemi sociali. Se mettessimo la stessa foga che utilizziamo per contestare le scelte di una società o la decisione del giudice sportivo per la squalifica di un giocatore -vedi il vergognoso caso Higuain, diventato una questione di importanza internazionale, tanto che pareva dovesse intervenire un funzionario dell’Onu- allora l’Italia sarebbe un grandissimo popolo, consapevole di se. Ma non viviamo nelle favole, e mentre nelle stanze del senato viene approvato il Jobs Act, che ha letteralmente ucciso le giovani generazioni, mentre entra in atto fra un silenzio strisciante il TTIP che ci avvelenerà, il calcio gioca la propria funzione di oppio. E’ più facile informarsi sulla droga del calciomercato piuttosto che informarsi sui trattati di libero scambio, è molto più conveniente gridare il proprio disdegno per la cessione di Pjanic alla Juventus piuttosto che ne far valere i propri diritti in questa società infame.
Il pubblico è già lobotomizzato, il processo è irreversibile, non facciamoci illusioni, siamo incapaci di prendere in mano il nostro destino e cambiare le cose. Tanto c’è la televisione. Tanto vale accelerare il processo di disgregazione dell’individuo a questo punto, renderlo un dolce automa, in modo che i fatti di Marsiglia o di Nizza non accadano mai più. E’ solo questione di tempo prima che questo accada, il capitale prenderà il sopravvento sulla cultura e le tradizioni. Le multinazionali domineranno il panorama del calcio: la Red Bull, il Suning, il City Football Group e altri nuovi elementi. I vecchi simboli e i vecchi colori sociali verranno sostituiti da quelli imposti dal capitale, i vecchi nostalgici verranno soppressi e sostituiti con un pubblico dolce e mansueto, che non si identificherà più con la storia del proprio club, bensì con il nuovo oggetto di consumo imposto dalla multinazionale. Un anno sarà la bibita della Red Bull, quello successivo il nuovo tablet della Apple. Il processo è già avviato e non ci resta che attendere. Poi voglio proprio vedervi a discriminarvi tifosi della Coca Cola e della Red Bull, voglio vedervi mentre tirate fuori i ferri per decretare una volta per tutte quale bevanda sia più zuccherata. Sarà uno spettacolo tutto da ridere per chi gestisce le trame. Ma per noi, rappresenterà una fine verso la quale ci stiamo avviando, senza un punto di non ritorno.