Se la Francia, ieri, ha vinto ma non convinto, la seconda big vista all’opera in questo Euro 2016 convince – anche se non pienamente – ma porta a casa solo un punticino. L’Inghilterra di Roy Hodgson, bella, giovane, frizzante e chi ne ha più ne metta, vede sfuggirsi i tre punti nelle battute conclusive e rischia, terribilmente, di complicarsi il cammino in questo Europeo transalpino. Vincere stasera, considerata anche una Russia certamente non trascendentale, orfana di Denisov e Dzagoev, ovvero gli unici due giocatori in grado di dare un po’ di geometria, era doveroso. E fino al 92′, la squadra di Roy Hodgson è riuscita nel suo intento. Poi, però, la beffa. Atroce. Palla lunga di Shchennikov e colpo di testa del vecchio, ma assai concreto, Vasili Berezutski, che beffa Hart con una palombella dolce sul secondo palo. E tanti saluti ai tre punti, come da tradizione inglese all’Europeo: mai nella propria storia, infatti, i Sudditi di Sua Maestà hanno vinto la gara inaugurale della fase finale della massima competizione continentale. Euro 2016, quindi, inizia nel solco della tradizione. Certamente non positiva.
SCINTILLANTE AVVIO INGLESE – Eppure, i primi venticinque minuti della squadra dello Zio Roy sono stati entusiasmanti: gran ritmo, diverse occasioni da goal e costante possesso del pallone. La Russia, come un pugile suonato, ha provato a contenere i danni, soffrendo molto sulle fasce, complice anche la scelta – certamente non sbagliata – di andare ad ingolfare la zona centrale coi due terzini, Smolnikov e Shchennikov, pronti a stringere verso il centro per contenere i pericolosi inserimenti dei giocatori offensivi avversari. Ma i terzini inglesi, bravissimi nel proporsi e andare sul fondo, non sono stati altrettanto all’altezza in fase di assistenza, incapaci di creare cross pericolosi e agevolando il compito della vecchia, ma sempre solida, coppia centrale difensiva russa.
O CAPITANO, MIO CAPITANO – I pericoli maggiori inglesi, non a caso, sono nati dai piedi di un Rooney monumentale nel ruolo, di fatto, di regista della squadra, pronto ad abbassarsi per creare gioco (sia cercando gli inserimenti con palla lunga che con filtranti precisi) e cercare di favorire gli inserimenti di Alli, in primis, e di Sterling e Lallana, quest’ultimo, purtroppo per i Three Lions, spentosi con l’andare del match dopo aver disputato una prima parte di partita davvero eccellente. Un Wayne Rooney calato alla perfezione nel ruolo di capitano, pronto a condurre per mano, con la sua esperienza e il suo temperamento, i giovani compagni di squadra. Ed è inspiegabile, nonostante avesse speso molto a livello fisico, la decisione dello Zio Roy di toglierlo dal campo a venti dal termine: la squadra, senza la sua guida, ha dimostrato di essere più vulnerabile, meno cattiva. In poche parole, ha peccato d’esperienza e non è riuscita a chiudere un match che, ai punti, avrebbe ampiamente meritato di portare a casa.
L’EQUILIBRATORE – Un’altra nota decisamente positiva, goal a parte, è la prestazione fornita da Dier, elemento indispensabile di questa Inghilterra giovane e spregiudicata. Il giocatore degli Spurs ha dimostrato tutta la sua importanza tattica, andando a chiudere svariate volte in difesa ed abbassandosi, in fase di possesso, favorendo la costante proiezione offensiva dei due esterni bassi, Walker, a destra, e Rose, a sinistra. Il goal è stato il sigillo ad una prova maiuscola, una punizione calciata in maniera intelligente, bravo nel cogliere l’incerta posizione di Akinfeev.
KANE NON ABBAIA….E NON MORDE – Ma il goal, arrivato solo su calcio piazzato, testimonia una manovra offensiva stilisticamente gradevole ma terribilmente poco incisiva. E in tal senso, chi non è pervenuto in casa Three Lions, oggi, è stato Kane, bravo nello svariare sul fronte offensivo per favorire gli inserimenti per vie centrali dei compagni, ma assolutamente impalpabile negli ultimi sedici metri. Certo, la tattica inglese, volta principalmente a creare scompiglio con gli inserimenti dei giocatori alle sue spalle, non l’ha certo agevolato. Ed anche l’imprecisione al cross dei terzini, non l’ha aiutato, grazie anche alla gabbia creatagli attorno da Berezutski e Ignatschevic.
GALLINA VECCHIA FA BUON BRODO – Ed è proprio la coppia centrale difensiva il vero punto forte di questa Russia: concentrati, solidi, bravi anche in chiusura, gli esperti Vasili e Sergei sono il simbolo di una squadra incapace di creare gioco, a tratti brutta, ma che non molla. Non è un caso che le poche, pochissime, azioni pericolose dei russi siano nate da uno schema preciso, antico e poco estetico: palla lunga dei due centrali per la torre di Dzyuba, boa in cerca di aiuto da parte del terzetto di trequartisti alle proprie spalle. Gli inglesi, specie in avvio di ripresa, hanno patito questo tipo di gioco, complice anche i molti giocatori offensivi schierati in campo.
BRUTTA…E POSSIBILE! – Non si può dire che la squadra di Slutsky abbia incantato. Tutt’altro. Giocare senza Dzagoev e Denisov, come scritto in precedenza, non agevola uno sviluppo armonico della manovra. E Neustadter e Golovin, uomini deputati alla creazione del gioco russo, hanno disputato una partita totalmente anonima, bravi solo, in particolare il primo, nel dar man forte alla difesa in fase di non possesso. Alla fine, però, conta il risultato. La Russia ha fatto il proprio compito, guadagnando un punto cercato e voluto sin dal fischio d’inizio. Ora, però, contro le meno quotate Galles e Slovacchia, la squadra russa dovrà mettere in campo qualcosa in più, magari ricalcando lo spirito esibito in avvio di ripresa e, perché no, proponendo in cabina di regia Glushahov, che nei dieci minuti disputati ha dato maggior geometria ad una squadra decisamente priva di fosforo per quasi tutto il match.
INSALATA RUSSA INDIGESTA – Insalata russa indigesta, quindi, per lo Zio Roy, anche se il suo lavoro potrebbe essere ripagato nel tempo. Questa Inghilterra, nonostante manchi di un pizzico d’equilibrio, può dire la sua in questo torneo, anche se la prossima partita, un terribile derby col Galles che vede i rivali avanti di due punti in classifica, rischia di essere uno spartiacque pericolosissimo: non vincere, infatti, metterebbe a serio rischio la qualificazione. E affrontare i terribili cugini gallesi – guidati dalla maestosità di Bale, dal talento sopraffino di Ramsey e dalle preziose geometri di Allen – con l’obbligo di vincere non è certamente propedeutico al calcio di questa Inghilterra, bella, spregiudicata ma con equilibri sottilissimi, che il contropiede gallese potrebbe rompere in modo dirompente. Euro 2016 è appena iniziato. Ma il cammino inglese, è già in salita.