L’Islanda è un’isola situata tra la Gran Bretagna e la Groenlandia, nell’Oceano Atlantico settentrionale. È la nazione europea meno popolata, escludendo i microstati, con i suoi trecentomila abitanti circa. L’Islanda venne scoperta a cavallo del IX e X secolo dal navigatore faroese Naddodr e gli diede il nome di “Terra del ghiaccio”. Una figura mitica quella di Naddodr, che si crede essere stato il primo nordico ad esser approdato in America Settentrionale. Un passato mitico che si intreccia con una terra altrettanto evocativa e particolare. Una vera oasi per amanti della natura ed escursionisti, oltre ad essere una nazione che sembra godere, grazie ai propri modelli economici, di un certo benessere. La domanda spontanea sorge, come ha fatto l’Islanda a costruire una squadra di calcio competitiva?
La risposta è immediata e quanto mai semplice: programmazione e passione. Nel corso degli anni ottanta e novanta il paese ha contribuito economicamente a sviluppare impianti sportivi che potessero soddisfare e far crescere il proprio movimento calcistico. L’Islanda non gode di condizioni climatiche favorevoli al gioco del pallone, questo è sotto l’occhio di tutti, perciò ha deciso di costruire una serie di campi sintetici con relativa copertura. In questo modo nemmeno l’inverno più efferato ed ostinato può prostrare il desiderio di un po’ di sano “football” degli islandesi. Questa è stata la svolta, ma è stata altrettanto decisiva la mossa della federazione di chiamare tecnici stranieri, soprattutto inglesi e scandinavi, per formare la generazione di calciatori di quei tempi. Non è un caso che i calciatori di questa specifica porzione di tempo, ovvero nati fra lo iato del 1983 e 1993, abbiano ottenuto questa storica qualificazione ai campionati europei di Francia 2016. Inoltre, al di là della programmazione, gli islandesi sono davvero appassionati di calcio e questo sentimento gli spinge a farsi chilometri e chilometri per strade innevate pur di allenarsi o portare i propri figli ai relativi impianti sportivi.
La qualificazione non deve destare troppe sorprese, il secondo posto nel Gruppo A, davanti a nazioni come Turchia e Olanda, è il riflesso di questo movimento calcistico che, nonostante sia ancillare al panorama europeo, sta maturando e crescendo dalla metà degli anni duemila. È lapalissiano che l’Islanda non potrà mai arrivare ad essere una nazione di cartello della sfera calcistica europea, ma possiamo dire, con un certo piacere, che i risultati sinora ottenuti sono altamente elogiabili.
ANALISI TECNICO-TATTICA
Il navigato tecnico Lars Lagerbäck ha formato una squadra quadrata ed atletica predisposta al sacrificio. Il vero e proprio prodigio di Lars Lagerbäck, ex commissario tecnico di Nigeria e Svezia, è stato infondere nei calciatori islandesi un principio di ordine e coscienza delle proprie abilità. Il nucleo centrale dei successi di questa squadra è la consapevolezza di ciò che si può fare con i propri mezzi tecnici e di ciò che non si è in grado di fare. Un’ovvietà, probabilmente, ma non una certezza il più delle volte. Ogni giocatore esegue un compito, non fa nulla in più e nulla in meno. Regna perennemente l’equilibrio nella selezione islandese, questa è la sua delizia ed al tempo stesso la sua croce.
L’Islanda gioca un calcio semplice: si cerca il dialogo e si fa rifermento soprattutto ai propri uomini di centrocampo nella costruzione dalla manovra, poiché i difensori centrali non possono contare su una tecnica adeguata per formulare un’azione ben congegnata ed efficacemente veloce. Si cerca molto spesso la profondità sulle fasce quando il pressing avversario è pericoloso. La forza di questa squadra è una straordinaria tenuta atletica che permette agli uomini di Lars Lagerbäck di restare sempre molto corti con i reparti. Ognuno aiuta il proprio compagno e ripiega, se necessario, per lui. L’Islanda non è una squadra spettacolare, però concretizza quello crea e, soprattutto, riesce a difendere adeguatamente ed in maniera organica. È una squadra che risulta difficile da affrontare per ogni tipo di avversario.
Lo schieramento è il 4-4-2, un usato sicuro che permette di coprire il campo più facilmente. Il reparto arretrato è quello che desta più preoccupazioni, al netto delle poche reti subite nel girone di qualificazione, a partire dal portiere: Hannes Halldórsson, di proprietà del NEC Nijmegen, ma in prestito in Norvegia al FK Bodø/Glimt. Il pacchetto arretrato è formato da Skúlason a sinistra e Sævarsson a destra. Al centro della difesa Árnason e Ragnar Sigurðsson saranno i titolari ai campionati europei. I dubbi sono relativi al basso livello dell’estremo difensore, per poi evidenziare come la difesa sia piuttosto lenta e farraginosa, oltre che possedere una media d’età piuttosto alta. Il centrocampo è il cuore di questa squadra: estremamente affidabile dal punto di vista tecnico e fisico. Sulle fasce agiranno Guðmundsson, con compiti offensivi, e Bjarnason. L’ex Pescara e Sampdoria è eccellente in fase difensiva ma, a discapito di una velocità individuale non straordinaria, sarà un fattore fondamentale con i suoi ficcanti inserimenti.
A centrocampo dominano Gunnarsson, capitano e tuttofare della squadra, e Gylfi Sigurðsson, playmaker della rosa e calciatore da fermo micidiale. Le fasce di centrocampo hanno un ruolo decisivo perché sono le prime a proporsi in avanti e, immediatamente, difendere quando si ha la necessità di farlo. In attacco i titolari sono Sigþórsson, scuola Eredivisie ed ora in forza al Nantes, e Bödvarsson, calciatore del Kaiserslautern. La panchina non conta ricambi di rilievo, ed è il primo dubbio che alberga nella mente di Lagerbäck, in grado di contare sull’apporto di calciatori come Finnbogason, attaccante in risalita nelle quotazioni del c.t. dopo una buona metà stagione con l’Ausburg, e Emil Hallfreðsson, vecchia volpe del calcio italiano e pronto per entrare in campo in corso d’opera. Una menzione la merita l’inossidabile Eiður Guðjohnsen, che farà parte della spedizione e si godrà meritatamente questo Europeo dalla panchina dopo le innumerevoli battaglie con la maglia dell’Islanda. Non dovrebbe essere un fattore per la propria nazionale, ma il calcio scrive favole incredibili e non è detto che Eiður Guðjohnsen non possa scriverne un’altra, dopo aver sostituito il proprio padre durante un match della nazionale.
Nessun calciatore convocato dal commissario tecnico gioca attualmente in patria e questo la dice lunga sul come sia necessario, pur considerato l’innalzamento del livello calcistico, che i calciatori islandesi emigrino all’estero per crescere come atleti.
La stella
La star di questa nazionale è Gylfi Sigurðsson, il trequartista dello Swansea è il macinatore di gioco della squadra, leader tecnico e perno principale della manovra islandese. Sigurðsson tocca un elevatissimo numero di palloni durante la partita e, spesso, abbassa il proprio raggio d’azione per costruire la manovra dalle retrovie. L’ex Tottenham Hotspur giocherà diversi metri indietro rispetto a quello che gli vediamo fare nel proprio club, sarà sempre predisposto ad effettuare un lancio sulle fasce o cercare la giocata smarcante da centrocampo. Non lo vedremo in proiezione offensiva come di consueto. Inoltre, Sigurðsson sarà decisivo sui calci piazzati: la sua enorme precisione e abilità nel calciare potrebbero risolvere situazioni intricate per la compagine islandese. È lui l’indiziato principale per le retroguardie avversarie. Un eventuale europeo giocato ad alti livelli si rivelerebbe come una consacrazione per un calciatore che ha fallito, non per demeriti suoi, il passo successivo alla corte degli Spurs. È un atleta dotato di un piede sopraffino e sorprende non vederlo agire sui grandi palcoscenici del calcio europeo. La salvezza dello Swansea di Francesco Guidolin è sicuramente passata dalle giocate dell’astro islandese.
La sorpresa
Jóhann Berg Guðmundsson potrebbe essere la sorpresa di questa selezione. Il calciatore ha giocato diversi anni con la maglia dell’AZ Alkmaar, in Olanda, dove si è contraddistinto per la buona abilità palla al piede e l’enorme resistenza. È un calciatore che ama la profondità e attaccare lo spazio dietro al terzino, preferisce giocare a destra così da arrogarsi il diritto, quando la situazione lo permette, di rientrare e calciare a giro. È un abile crossatore e, inoltre, in questa squadra si spende parecchio in fase difensiva e copertura. Guðmundsson, in forza al Charlton Athletic, sarà fondamentale per rompere l’equilibrio delle difese avversarie e potrebbe essere sottovalutato dagli avversari per l’apporto che può dare in fase offensiva. È un calciatore che è stato poco costante durante la sua carriera e perciò non è riuscito ad imporsi a buoni livelli, come ci si aspetta dalle sue qualità. L’Europeo è una sfida che può dare una svolta alla sua carriera poiché, in caso di buone prestazioni, club di medio livello dei massimi campionati europei potrebbero contenderselo ora che sembra aver raggiunto una certa maturità. È un atleta da osservare e tenere d’occhio, potrebbe diventare addirittura un uomo mercato.
Prospettive
L’Islanda è stata sorteggiata nel Gruppo F con Austria, Portogallo e Ungheria. È un girone relativamente agevole. La prima partita sarà un battesimo di fuoco contro il Portogallo di Cristiano Ronaldo, ma non è escluso che l’Islanda con la propria organizzazione possa strappare un pareggio ad un Portogallo che troppo spesso negli ultimi anni si è dimostrato abulico e sterile. La sfida fondamentale sarà con l’Ungheria ed in quel frangente l’imperativo è vincere per poter sperare nel secondo posto nel girone o quanto meno incamerare punti per poter concorrere come miglior terza ed accedere agli ottavi. L’Austria non rappresenta uno spauracchio eccessivo e l’Islanda può legittimamente ambire alla conquista della seconda posizione. Gli ottavi dovrebbero essere il traguardo soddisfacente di una selezione che ha effettuato passi da gigante nel recente passato. L’Islanda non è solo una cenerentola nella fiaba dell’Europeo francese, bensì si rivelerà una vera e propria sorpresa per gli addetti ai lavori.
Convocati
CONVOCATI
Pos. | Giocatore | Data Nascita | Squadra |
P | Hannes Halldórsson | 27 aprile 1984 | Bodø/Glimt (Norvegia) |
P | Ingvar Jónsson | 10 ottobre 1989 | Sandefjord (Norvegia) |
P | Ögmundur Kristinsson | 16 giugno 1989 | Hammaraby (Svezia) |
D | Elmar Bjarnason | 4 marzo 1987 | AGF (Danimarca) |
D | Haukur Heidar Hauksson | 1 settembre 1991 | AIK (Svezia) |
D | Hjörtur Hermannsson | 8 marzo 1995 | Göteborg (Svezia) |
D | Sverrir Ingason | 5 agosto 1993 | Lokeren (Belgio) |
D | Hordur Magnússon | 11 febbraio 1993 | Cesena (Italia) |
D | Birkir Sævarsson | 11 novembre 1984 | Hammaraby (Svezia) |
D | Ragnar Sigurdsson | 19 giugno 1986 | FC Krasnodar (Russia) |
D | Ari Skúlason | 14 maggio 1987 | OB (Danimarca) |
D | Arnor Ingvi Traustason | 30 aprile 1993 | Rapid Vienna (Austria) |
D | Kári Árnason | 10 ottobre 1982 | Malmö (Svezia) |
C | Birkir Bjarnason | 27 maggio 1988 | Basilea (Svizzera) |
C | Aron Gunnarsson | 22 aprile 1989 | Cardiff City (Galles/Inghilterra) |
C | Emil Hallfredsson | 29 giugno 1984 | Udinese (Italia) |
C | Gylfi Sigurdsson | 8 settembre 1989 | Swansea (Galles/Inghilterra) |
C | Rúnar Már Sigurjónsson | 18 giugno 1990 | GIF Sundsvall (Svezia) |
C | Johann Berg Gudmundsson | 27 ottobre 1990 | Charlton Atheltic (Inghilterra) |
A | Jón Dadi Bödvarsson | 25 maggio 1992 | Kaiserslautern (Germania) |
A | Alfred Finnbogason | 1 febbraio 1989 | Ausburg (Germania) |
A | Eidur Gudjohnsen | 15 settembre 1978 | Molde (Norvegia) |
A | Kolbeinn Sigthórsson | 14 marzo 1990 | Nantes (Francia) |