Alla fine sono serviti i rigori. L’Atletico Madrid vantava una tradizione favorevole nei derby giocati in Spagna, ma il Real ha fatto valere di nuovo la legge europea, una legge che dice che negli ultimi tre anni il cammino degli uomini di Simeone si è interrotto sempre contro i blancos. Doveva essere la finale di Cristiano Ronaldo, a quota 16 gol segnati in coppa, uno solo meno del suo stesso record del 2014, ma il portoghese arriva al match acciaccato ed è praticamente un fantasma in campo. Doveva essere la finale della “garra” dell’Atletico, ma il gol subito dopo 15 minuti e la successiva tattica attendista del Real ha costretto i colchoneros ad un incredibile 55% di possesso palla. Insomma poco o nulla è andato come doveva. Su tutto, lo spettacolo, silenziato dalla tensione di un derby troppo difficile da perdere, tanto da preferire un protrarsi dello scontro ai rigori piuttosto che tentare il tutto per tutto rischiando di scoprirsi al contropiede avversario.
Eppure la partita inizia sotto i migliori auspici, con l’Atletico aggressivo ed il Real arrembante alla ricerca del vantaggio. Dopo alcuni interventi ai limiti del regolamento, però, i colchoneros non riescono a reggere la pressione delle merengues in proiezione offensiva e regrediscono sempre più nella propria area di rigore. Salvatisi una volta con un miracolo di Oblak su Benzema, gli uomini di Simeone subiscono al 15′ il gol che condizionerà tutta la loro partita. Da una punizione di Kroos, Bale prolunga di testa in area piccola, dove Sergio Ramos in posizione di fuorigioco devia alle spalle di Oblak. Gol tanto irregolare quanto meritato. Da qui in avanti il Real Madrid lascia l’iniziativa agli avversari, limitandosi ad aspettare nella propria metà campo e ripartire velocemente con Bale e, rarissime volte, con Cristiano Ronaldo. CR7 non c’è stasera, frenato evidentemente da problemi fisici non è mai nel vivo dell’azione.
Nel secondo tempo l’Atletico entra in campo con gli occhi della tigre e trova subito l’opportunità di pareggiare grazie al rigore concesso per un fallo di Pepe su Torres. Griezmann si presenta dal dischetto, ma spara una bomba sulla traversa che sembra una definitiva mazzata sulle spalle dei colchoneros. In campo, però, dal 46′ c’è anche Ferreira Carrasco e sulla sua fascia, dopo l’ingresso di Danilo per l’infortunato Carvajal, fa sfracelli. Il pareggio arriva da un’azione nata dalla parte opposta, con Gabi che scucchiaia per Juanfran, il quale la mette al centro al volo proprio per Ferreira Carrasco. Il belga taglia sul secondo palo e gira in rete da due passi il gol che gela i tifosi del Real. A questo punto della partita l’Atletico sembra favorito per la vittoria finale, anche a causa della situazione cambi. Il Real li ha già fatti tutti ed in campo c’è gente che non sta più in piedi. Bale e Ronaldo su tutti. Simeone invece può giocare altre due carte, ma le tiene per il finale, aspettandosi crampi o infortuni. Ha ragione lui, perché in effetti nel secondo supplementare Filipe Luis e Koke crolleranno letteralmente al suolo, ma intanto rinuncia a sferrare il fendente che avrebbe potuto decretare la caduta degli uomini di Zidane, che invece restano aggrappati alla speranza dei rigori ed hanno la meglio. Dal dischetto le merengues sono impeccabili, Oblak è quasi sempre pietrificato e quattro volte su cinque non tenta neanche il tuffo. Invece dall’altra parte è Juanfran l’anello debole che stampa la sua conclusione sul palo.
Poteva essere la prima coppa dell’Atletico, invece è l’undicesima (l’undecima per dirla alla spagnola) del Real Madrid. Nessuna favola in Champions. Eliminate le strafavorite Barça e Bayern, vince la terza in griglia di partenza. Un risultato relativamente poco sorprendente, ma fondamentale per Zinedine Zidane, che, sulle orme del mentore Ancelotti, chiude la stagione senza Liga, ma con la coppa dalle grandi orecchie e mira alla riconferma in panchina. Simeone sfiora il sogno, di nuovo, ma chiude l’annata senza trionfi e si espone al rischio che il ciclo innescato dal suo arrivo in panchina si avviti su se stesso, perdendo le motivazioni che hanno spinto 11 giocatori quasi normali a sfidare i galacticos per il trono d’Europa. Onore al Real campione ed onore a Cristiano Ronaldo, che ha sbagliato una partita in Europa quest’anno, la più importante, ma aveva praticamente trascinato i suoi fin qui e questo non va dimenticato. Emblematico il fatto che sia stato lui alla fine a segnare il rigore decisivo dando il via alla festa.