Per molti versi il Venezuela, nel contesto sudamericano, è un caso a parte. Vuoi per l’influenza del baseball, sport nazionale, vuoi per le vicende politiche, leggasi chavismo, vuoi per le condizioni attuali, infatti dopo la morte di Chávez il già precario equilibrio socio-economico si è disfatto completamente. Oggi il Venezuela è un astronauta alla deriva nello spazio: non appena finirà l’ossigeno residuo, non ci si potrà più nemmeno illudere che ci sia qualche speranza di salvezza. L’inflazione ha sfondato quota duecento, quella implicita sfiora le quattro cifre: in parole povere per fare la spesa bisogna portarsi una borsa piena di banconote e adesso il governo si è reso conto che non ci sono più soldi per stampare le banconote. La criminalità è alle stelle: nel 2010 il tasso di morti violente era il quadruplo rispetto all’Iraq e i dati odierni sono quasi raddoppiati. Chi può si trincera in abitazioni dotate di muro di cinta, filo spinato e sistema di sorveglianza. Le cose più semplici, come fare la spesa, sono diventate un’impresa. Il governo ha assegnato un solo giorno alla settimana per ogni cittadino in base all’ultima cifra della carta d’identità: gli altri sei giorni è vietato, a meno che non sia disposti ad andare al mercato nero e pagare ogni bene dalle tre alle cinque volte di più. E anche quell’unico giorno alla settimana si trasforma in un inferno: file di ore finché i prodotti non terminano e chi è arrivato per ultimo deve tornare a casa a mani vuote. Alcune carceri sono in mano ai malandros, mentre negli ospedali mancano prodotti primari come cateteri o anticoncezionali, a volte perfino le ambulanze, e i continui black-out lasciano intere regioni del paese senza elettricità per diverse ore, a volte perfino l’intera giornata.
In queste condizioni è veramente difficile parlare di calcio. E proprio come spesso accade anche nella nazionale venezuelana si è riflettuto il difficile momento che sta attraversando il paese. Lo scorso dicembre quindici giocatori della Vinotinto – tra cui il genoano Tomás Rincón e il torinese Josef Martínez – lanciarono un ultimatum alla Federcalcio chiedendone le dimissioni dei vertici e minacciando la mancata risposta alle convocazioni della nazionale. Alla fine si arrivò a un accordo e non saltò nessuna testa. Ma lo scorso primo aprile, e non fu un pesce, il commissario tecnico Noel Sanvicente presentò le sue dimissioni in seguito alla sconfitta interna per 1-4 contro il Cile. Con il Venezuela fanalino di coda del girone sudamericano per le qualificazioni a Russia 2018 (un punto in sei gare) la Federazione non ha potuto che accettare le sue dimissioni per puntare su Rafael Dudamel, tecnico dell’under-20 (e già celebre in patria per uno storico secondo posto continentale con la under-17 nel 2013). Preparare una nazionale in due mesi non è cosa facile, soprattutto per una formazione come quella venezuelana. Per capirlo bastano pochi dati storici. La Vinotinto ha ottenuto il primo punto in un torneo di qualificazione ai Mondiali solamente nel ’69 e la prima vittoria nell’ ’81 (la seconda arrivò dodici anni dopo, nel ‘93). In queste condizioni è stato facile migliorarsi. Nel 2001 arrivò la storica striscia di quattro vittorie consecutive che permise alla nazionale venezuelana di chiudere al penultimo posto per la prima volta nella sua storia. La Copa América casalinga nel 2007 coincise con il primo storico accesso ai quarti di finale, mentre nel 2011 si arrese solamente ai rigori contro il Paraguay in semifinale. In questo senso la crescita del Venezuela sta attraversando un momento unico nella sua storia.
L’ANALISI TECNICO-TATTICA
Sarebbe proibitivo azzardare un sistema di gioco considerando il brevissimo trascorso di Rafael Dudamel sulla panchina venezuelana. Si tratta comunque di un tecnico pieno di idee e con pochi dogmi, basti pensare che in meno di un anno con la under-20 ha provato dieci moduli di gioco diversi. Tra i grandi esclusi spiccano il portiere dell’AEK Atene Alain Baroja e l’attaccante del Rayo Vallecano Miku Fedor, oltre ovviamente a Fernando Amorebieta che ha abbandonato la nazionale quest’inverno. La prima gara diretta da Dudamel è stata l’amichevole contro la nazionale galiziana lo scorso 20 maggio e già da lì si possono raccogliere i primi reperti indiziari. Per onor di cronaca la Vinotinto è riuscita a strappare solo un misero pareggio nei minuti di recupero grazie alla rete del torinese Josef Martínez (bisogna dire che mancavano molti dei capisaldi ma anche che la Galizia non disputava un incontro da otto anni).
Il modulo di partenza dovrebbe essere un classico 4-4-2 con una retroguardia interamente affidata al carismatico Vizcarrondo, attuale capitano del Nantes, praticamente una garanzia di primo livello al centro della muraglia venezuelana, e al fianco del quale dovrebbe profilarsi José Manuel Velázquez dell’Arouca. Anche gli scompartimenti laterali saranno ben coperti: i due malaghegni Rosales a destra e Villanueva a sinistra compongono un’affidabile coppia di terzini, soprattutto in fase costruttiva. A centrocampo invece tutto girerà intorno al grifoncino Tomás Rincón, cuore e capitano della Vinotinto, mentre la sua spalla sembra ancora vagante. Certi del posto dovrebbero essere i due esterni Juanpi del Málaga e Peñaranda del Granada (ma di proprietà del Watford, entrambi i club sono comunque detenuti dalla famiglia Pozzo). La coppia offensiva sarà composta da Salomón Rondón del West Bromwich Albion e dal granata Josef Martínez.
Sull’impianto di gioco nel complesso non si può dire moltissimo. Sicuramente Dudamel cercherà di tirare fuori il massimo dai giocatori che ha, ponendo l’attenzione soprattutto sulla fase difensiva. Il Venezuela è una nazionale che ha sempre impostato il proprio calcio su un atteggiamento attendista per poter poi ferire in ripartenza e con i giocatori che ha in rosa questo è il tipo di calcio che ci si può aspettare. Sicuramente ci sarebbero margini per fare qualcosa in più: questa generazione promette bene, molti elementi come i tre moschettieri del Málaga o la mezza punta Peñaranda possono mettere in pratica un sistema maggiormente incentrato sul possesso palla, ma con così poco tempo sarebbe molto azzardato. Tentare di imporre un calcio propositivo avendo avuto così poco tempo a disposizione sarebbe una follia, per questo è plausibile pensare che Rafael Dudamel possa limitarsi a puntare tutto sulla compattezza e affidare la fase offensiva all’estro dei singoli.
LA STELLA
José Salomón Rondón è costantemente a un passo dallo sbocciare definitivamente. Segna sempre e ovunque, ma non troppo. I tifosi dell’Inter potrebbero ricordarlo per i suoi gol nell’Europa League 2012/13: segnò una rete a San Siro e poi al ritorno trascinò il Rubin Kazan con una doppietta decisiva nel 3-0 finale. I russi passarono il girone come primi ed eliminarono l’ultimo Atlético Madrid terrestre, prima di arrendersi al Chelsea. Lui si è fatto amare in tutti i club in cui ha giocato. L’approdo in Europa è stato al Las Palmas, dove si è messo in luce come il più giovane straniero ad andare in rete con la camiseta amarilla, poi a Málaga ha segnato ventisette gol in due anni, diventando il capo-cannoniere della squadra in entrambe le stagioni. A Kazan si è guadagnato il trasferimento allo Zenit per 18 milioni di euro diventando il venezuelano più caro di sempre. Lì segna dodici reti, vice-capocannoniere del campionato, e alza il titolo nazionale che gli vale lo sbarco in Premier League, dove il West Bromwich sborsa la cifra più alta mai pagata dal club. A ventisei anni Rey Salomón ha segnato cento reti in Europa e cerca la definitiva consacrazione. Può essere l’arma in più del Venezuela.
LA SORPRESA
A Genova è già un idolo ma forse è arrivato il momento di imporsi anche a livello internazionale. Tomás Rincón è il custode del centrocampo della Vinotinto: con la sua esperienza e il suo agonismo si è conquistato la fascia di capitano lo scorso anno dopo il ritiro di Juan Arango. Uno dei migliori giocatori della Copa América 2011 ha finalmente trovato la sua definitiva maturità in Serie A. Mediano capace di giocare sia a tre che a quattro, e all’occorrenza provato anche come esterno, è un vero e proprio uomo-squadra con quel vizio del gol solo quando serve veramente. Lo chiamano el General per la sua generosità e la sua capacità di coprire tutto il campo, ma adesso deve trascinare la sua nazionale per guadagnarsi quella fama internazionale di cui ha bisogno per fare il salto di qualità.
PROSPETTIVE
Il sorteggio non è stato particolarmente clemente con il Venezuela, ma nel girone C non compaiono né Argentina né Brasile, mancano gli Stati Uniti padroni di casa e il Cila campione in carica. La prima gara contro la Giamaica deciderà gran parte del cammino nella Copa América: Rafael Dudamel sa che i giamaicani sono alla sua portata e una vittoria significherebbe mettere una gamba nei quarti di finale. Sicuramente Messico e Uruguay sono un gradino sopra, ma con tre punti dopo l’esordio e giocando per non perdere contro le due favorite si può superare la prima fase. E già questo sarebbe un successo. Se non altro una conferma verso un processo di crescita che sta portando i giocatori venezuelani a ritagliarsi ruoli sempre più importanti anche nel calcio europeo. Una volta raggiunta la fase a eliminazione diretta nelle sfide a botta unica tutto può succedere, ma senza battere la Giamaica continuare a sognare sarebbe prendersi in giro: l’intera Copa América del Venezuela dipende dalla gara d’esordio.
CONVOCATI
Pos. | Giocatore | Data Nascita | Squadra |
P | José Contreras | 20 ottobre 1994 | Deportivo Táchira (Venezuela) |
P | Dani Hernández | 21 ottobre 1985 | Tenerife (Spagna) |
P | Wuilker Faríñez | 15 febbraio 1998 | Caracas (Venezuela) |
D | Oswaldo Vizcarrondo | 31 maggio 1984 | Nantes (Francia) |
D | José Manuel Velázquez | 8 settembre 1990 | Arouca (Portogallo) |
D | Wilker Ángel | 18 marzo 1993 | Deportivo Táchira (Venezuela) |
D | Roberto Rosales | 20 novembre 1988 | Málaga (Spagna) |
D | Alexander González | 13 settembre 1992 | Huesca (Spagna) |
D | Mikel Villanueva | 14 aprile 1993 | Málaga (Spagna) |
D | Rolf Feltscher | 6 ottobre 1990 | Duisburg (Germania) |
C | Tomás Rincón | 13 gennaio 1988 | Genoa (Italia) |
C | Arquimedes Figuera | 6 ottobre 1989 | Deportivo La Guaira (Venezuela) |
C | Yangel Herrera | 7 gennaio 1992 | Atlético Venezuela (Venezuela) |
C | Carlos Suárez | 26 aprile 1992 | Carabobo (Venezuela) |
C | Rómulo Otero | 9 novembre 1992 | Huachipato (Cile) |
C | Juanpi | 24 gennaio 1994 | Málaga (Spagna) |
C | Luis Manuel Seijas | 23 gennaio 1986 | Independiente Sante Fe (Colombia) |
C | Alejandro Guerra | 9 luglio 1985 | Atlético Nacional (Colombia) |
C | Adalberto Peñaranda | 31 maggio 1997 | Granada (Spagna) |
A | Salomón Rondón | 16 settembre 1989 | West Bromwich (Inghilterra) |
A | Josef Martínez | 19 maggio 1993 | Torino (Italia) |
A | Christian Santos | 24 marzo 1988 | NEC Nijmegen (Paesi Bassi) |
A | Yonathan Del Valle | 28 maggio 1990 | Kasımpaşa (Turchia) |