F.A. Cup: Man United campione, primo e forse ultimo trofeo per Van Gaal

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Partiamo da lì, dall’immagine più folkloristica dell’incontro: il balletto di Alan Pardew. Di un elegante rosso-blù vestito, abito e cravatta in tinta, il buon Alan, in barba ad ogni italianissimo pensiero scaramantico e prudenziale, subito dopo il gol del vantaggio firmato da Puncheon si lascia andare in un balletto in perfetto stile direttamente davanti alle telecamere che lo mandano in diretta mondiale. Tempo 3 minuti e se ne pentirà, ma in quel momento la faccia più triste d’Inghilterra siede nella panchina opposta. Louis Van Gaal, aggrappato alla sua posizione come una cozza allo scoglio, doveva portare a casa qualcosa in questo finale di stagione ed invece, per l’ennesima volta, stava fallendo qualsiasi obiettivo. Persa la Champions ai gironi, persa l’Europa League contro il Liverpool, perso il quarto posto al fotofinish dopo il ko di Boleyn Ground alla penultima di campionato, con il vantaggio del Crystal Palace non aveva più nient’altro da perdere se non la panchina.

Lo United si era fatto preferire nel primo tempo sia per intensità che per numero di occasioni create. Nel secondo tempo il Palace aveva invece aumentato l’intensità dello scontro fisico, costringendo tra l’altro l’allenatore olandese a due cambi per gli infortuni di Rojo e Rashford, ma i Red Devils avevano comunque sfiorato più volte il gol, con la traversa di Fellaini prima ed il palo di Martial poi. Al 78′, però, sul cross di Ward raccolto da Puncheon, rimasto largo a sinistra dopo aver battuto il corner, era arrivato il vantaggio delle Eagles. Bel tiro mancino dell’esterno entrato in campo da 6 minuti, ma De Gea dà l’impressione di pensare più alle proteste per un presunto fuorigioco che alla parata su quello che doveva essere il suo palo di competenza. Chi, se non Rooney, può suonare la carica? Il capitano dei Red Devils scuote i suoi, inventandosi un’azione caparbia in dribbling all’81’. Salta quattro o cinque avversari, crossa al centro, Fellaini la smorza di petto e Mata di sinistro al volo lascia partire un fendente che, superata indenne una selva di gambe, si infila in porta per il pari che uccide sul nascere la carriera di ballerino di Alan Pardew. Un vero peccato. Ovviamente poi allo United non piace vincere facile, per cui trova il modo di complicarsi ulteriormente la vita nei supplementari rimanendo ingenuamente in 10 per l’espulsione di Smalling. Inevitabile, se blocchi l’avversario in contropiede prendendogli il piede con la mano quando sei già ammonito. Alla fine, però, il Palace si sbottona forse troppo, credendo di potercela fare con l’uomo in più e prende un paio di imbarcate in un minuto che si rivelano fatali. Prima Carrick sfiora il 2-1 di testa su cross di Lingard, poi lo stesso Lingard piazza il destro del vantaggio: una bomba al volo sotto l’incrocio dopo la respinta di Delaney sul cross di Valencia.

Il Crystal Palace fa ciò che sa fare meglio in questo 2016: perdere. Cos’altro ci si poteva aspettare da una squadra che da gennaio ad oggi ha vinto solo due partite di Premier? Una squadre che, una volta raggiunta la salvezza, ha praticamente smesso di giocare. Chiaramente poi diventa difficile riattivarsi quando si gioca una partita di coppa che esula dal contesto del campionato. Van Gaal invece esulta, per lui questo è il primo trofeo in due anni e, considerando il totale degli investimenti delle sue campagne acquisti, è un trofeo costato carissimo! Di questo passo per arrivare a vincere il campionato serve una spesa pari al PIL di una nazione in via di sviluppo. Oppure…
Oppure accade quello che in molti si aspettano e cioè Van Gaal se ne torna in Olanda a testa bassa e Mourinho gli succede sulla panchina che fu di Ferguson e a cui l’allenatore portoghese ambisce da diverso tempo. Non che questo significhi un intervento meno massiccio sul mercato, ma i Red Devils non possono più permettersi di rimanere fuori dalla Champions e dalla lotta per il titolo, men che mai ora che i cugini del City hanno Guardiola in rampa di lancio, il Chelsea Conte ed il Liverpool Klopp.

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Cresciuto a pane e telecronache delle proprie partite con le figurine Panini sul campo di Subbuteo, sviluppa una passione viscerale per il calcio, che si trasforma presto in autentica dipendenza. Da sempre dalla parte degli underdog, non scambierebbe mai 1000 vittorie da cowboy con un unico grande successo indiano sul Little Bighorn. Tra una partita e l'altra, trova il tempo per laurearsi in economia, Tuttocalcioestero gli offre l'occasione per trarre finalmente qualcosa di buono dalla sua "malattia" per il pallone, strizzando l'occhio al sogno nel cassetto del giornalismo di professione.