Europa League: ancora Spagna, ancora Siviglia, un’altra impresa targata Emery

“L’Europa League è un gioco semplice: 22 uomini rincorrono un pallone per 90 minuti e alla fine vince il Siviglia” semicit.
Per il terzo anno consecutivo il Siviglia, vince la seconda competizione europea, e sempre per il terzo anno consecutivo nelle competizioni europee, vista la finale di CL in programma settimana prossima a Milano, è ancora dominazione spagnola.
Certamente ha pesato parecchio l’arbitraggio di Eriksson, che dovrebbe far riflettere l’UEFA sull’opportunità di mandarlo ad EURO 2016 dopo la performance imbarazzante sua e dei suoi assistenti, andato decisamente a sfavore del Liverpool, ma circoscrivere le cause della sconfitta dei “Reds” al solo arbitraggio, per quanto esso pesi, sarebbe riduttivo. Durante la partita, si è visto infatti quanto questo Liverpool di Klopp, non sia una squadra per Klopp. Il tecnico di Stoccarda in questi mesi ha provato a inculcare il suo credo, ch vede l’esaltazione della tecnica sviluppando gioco in profondità e velocità, ma questi “Reds”, costruiti da Rodgers per giocare di fino, pur avendo assorbito qualcosa non hanno nelle corde questo tipo di gioco. Questo lo si è visto sia nel primo tempo che nella ripresa, in cui gli andalusi, dopo un primo tempo contratto, non hanno fatto prigionieri, dimostrando di essere molto più squadra di un Liverpool che è evaporato dal campo.
Il fatto che a decidere la partita sia stato capitan Coke, schierato da esterno alto a destra da Unai Emery per contenere l’ex Moreno e soprattutto un imbarazzante Coutinho, è abbastanza emblematico della forza della squadra andalusa. Una squadra che ogni anno pur cambiando molti giocatori, riesce sempre a mantenere alto il livello di competitività assoluta, non perdendo mai nulla nemmeno per quanto riguarda il contesto di gruppo, un gruppo sempre affiatato e coeso, che riesce sempre e comunque ad arrivare fino in fondo. Merito del grande lavoro fatto sia da Unai Emery che da “Monchi“, uno dei migliori d.s in Europa, bravissimo nel pescare in Spagna e in giro per l’Europa giocatori che a primo impatto sembrano non essere dello spessore adatto(e in alcuni casi anche finiti), e che invece finiscono per essere utili e funzionali alla causa.
Gli e(o)rrori di Eriksson certamente restano, ma nella finale di stasera ad averla vinta è stato un modello di calcio che, avendo dalla sua anche la fortuna, si è rivelato vincente oggi come in passato, contro quello che ad oggi, è ancora un progetto in fase embrionale che nasce sulle ceneri di unaprecedente esperienza fallimentare. Non disperino comunquei tifosi “Reds”: Jurgen può essere l’uomo giusto per tornare in alto.