Tradizione contro capitale, uno scontro impari, che può avere solamente un vincitore, chi detiene le maggiori ricchezze può dettare il corso del tempo e anche della storia, in quanto è in grado di sotterrarla, rendendo il passato un mero concetto temporale. I maggiori flussi di capitale che ogni anno si riversano nel mondo del calcio stanno delineando gli scenari futuri. Come sarà il calcio europeo fra 10 o vent’anni? Un esperimento lo abbiamo già in Europa La tradizione e la cultura calcistica verranno messe da parte per far posto a un sistema moderno, nel quale il calcio sarà un veicolo sempre più in auge per le aziende che vogliono mettersi in mostra, le quali acquisteranno i club, cambiandone denominazione, colori sociali e logo. Questo è quello che accadrà, questo è quello che sta già facendo la Red Bull.
La RB Lipsia dopo il 2-0 rifilato al Karlsruher nella 33ma giornata della Zweite Liga ha guadagnato il secondo posto che vale la promozione automatica alla Bundesliga. Un autentico successo, che sancisce il ritorno di una squadra della DDR nella massima divisione del calcio tedesco dopo che questa mancava dal 2009, proprio l’anno di fondazione della nuova compagine di Lipsia.
LA FAMIGLIA RED BULL
Quella della Red Bull, multinazionale austriaca fondata nel 1987, è una strategia definita di “marketing content”. La società del presidente Mateschitz è andata oltre il concetto di sponsorizzazione, in quanto, piuttosto che ne apporre il proprio logo sulle maglie di una squadra di calcio, ne acquista i diritti; stessa strategia adottata nella Forumula 1, dove la Red Bull possiede l’omonima scuderia con la quale ha vinto quattro titoli mondiali con Vettel, e la più piccola Toro Rosso.
Se nelle corse la Red Bull ha già raggiunto l’apice, nel calcio il processo è tutt’ora in atto, e nasce nel 2005 con l’acquisizione della storica compagine dell’Austria Salisburgo, rinominata come Fußballclub Red Bull Salzburg. La squadra viene totalmente rifondata, oltre al nome cambiano i colori sociali e il gagliardetto, in un processo definito da molti come “uno schiaffo” alla storia di un club dalle forti tradizioni, giunta addirittura in finale di Coppa UEFA nel 1994, poi persa contro l’Inter.
“Red Bull ti mette le ali” recita il noto spot, ed è proprio quello che fa il rinnovato club di Salisburgo, che dal 2009 a oggi ha conquistato dieci titoli nazionali e tre coppe, grazie all’ingaggio di giocatori di livello come lo era Alan (oggi al Guangzhou) o l’ex Barcellona Soriano, divenuto un simbolo dei Tori. Ingaggi a cui si aggiunge un cambio al nome dello Stadion Wals-Siezenheim che diviene molto semplicemente Red Bull Arena. Il simbolo prende il sopravvento sul passato, fra le proteste dei tifosi, che prima si placano, poi si trasformano in sostegno.
Quello di Salisburgo è stato il primo step, un esperimento che ha portato la Red Bull a fondare squadre a New York, Brasile, Ghana… e infine a Lipsia.
RASENBALLSPORT LEIPZIG
Decisi a espandersi anche in Germania, il gruppo Red Bull guarda alle squadre della ex Oberliga, cadute nelle serie inferiori dopo la riunificazione del paese. Il primo tentativo di approccio è nei confronti della Dinamo Dresda, ma l’impianto a disposizione non è sufficientemente capiente e la tifoseria troppo violenta per gli standard della Red Bull.
La multinazionale austriaco volse lo sguardo verso il piccolo SSV Markranstadt, militante nella NOFV Oberliga (quinta divisione), la società di Lipsia fra le proteste dei tifosi fu acquistata assieme a quattro squadre del settore giovanile del FC Sachsen, versante in difficoltà economiche. La scelta di Lipsia fu dettata dalla presenza dello Zentralstadion, impianto ristrutturato per i mondiali tedeschi del 2006, con una capienza da 44.000 posti, non utilizzato stabilmente da squadre. Come tutti gli stadi, anche questo fu ribattezzato Red Bull Arena.
Il nome ufficiale della nuova compagine di Lipsia non è Red Bull, in quanto la Federazione tedesca vieta di citare lo sponsor all’interno dei nomi ufficiali, pertanto la neonata squadra di Lipsia, per ovviare a tale vincolo e mantenere le sigle RB, ha pensato di chiamarsi “RasenBallsport” , mantenendo nel nome la sigla RB.
Era il 2009, la Red Bull si poneva di investire nella propria squadra tedesca 100 milioni di euro per riportarla in Bundesliga nel giro di 10 anni, obiettivo che è stato realizzato con tre anni di anticipo. Nel 2010 il debutto in NOFV Oberliga, subito vincente, dopo alcune stagioni interlocutorie il RB Lipsia primeggiò nel proprio girone di Regionalliga e successivamente superò agli spareggi lo Sportfreunde Lotte, garantendosi così la promozione in 3. Liga. Nel 2012-2013, al debutto nella terza serie è subito successo, con la conquista del secondo posto e l’accesso alla Zweite Liga. L’obiettivo viene concretizzato l’otto maggio del 2016, la Red Bull e Lipsia tornano nel calcio che conta.
Un percorso non semplice, in quanto la squadra ha attratto su di se le antipatie delle altre tifoserie (leggi qui), nel 2015 i tifosi dell’Union Berlino hanno accolto la RB Lipsia con uno striscione esplicativo “in Leipzig stirbt die Fußballkultur” (a Lipsia è morta la cultura del calcio).
Anche dal punto di vista societario la Red Bull nel 2014 è stata costretta a cambiare politica, in quanto prima d’allora nel consiglio d’amministrazione e nel collegio onorario erano stati ammessi solo impiegati e agenti della multinazionale, quando in Germania vige la regola del 50+1, ovvero che il 50%+1 della proprietà di un club professionistico deve essere nelle mani di un’associazione aperta alle affiliazioni del pubblico.
LOKOMOTIVE
Lipsia non è solo il banco di prova per un calcio moderno esclusivamente dipendente dal simbolo e dal capitale. Per una Red Bull che spicca il volo verso grandi palcoscenici, la vecchia Lokomotive Lipsia sta cercando di fare altrettanto, mantenendo integro il proprio passato.
Stiamo parlando di una delle squadre più conosciute della Germania dell’Est, fondata nel lontanissimo 1896.
Lo Sport Club Sportbrüder Leipzig (primo nome del club) ha conquistato tre titoli di Germania, l’ultimo nel 1913. Durante il periodo delle due Germanie, la federazione tedesco-orientale riforma il campionato e l’identità dei club, nasce così nel 1965 il Lokomotive Leipzig FC, dall’unione del VFB Lipsia e della Rotation Lipsia, il quale non riuscirà mai nell’impresa di trionfare in Oberliga, “merito” che per 10 anni di fila spetterà alla squadra della Stasi, la Dinamo Berlino.
Il Lokomotive si distingue per alcuni successi nelle coppe nazionali, ma il punto più alto della loro storia, è la partecipazione alla Coppa delle Coppe. Siamo nel 1987, e a Atena si disputa la finale contro l’Ajax, che trionferà per 1-0 grazie alla rete di Marco Van Basten.
Sono gli ultimi istanti di gloria per il calcio della Germania dell’Est, il quale soffrirà terribilmente dopo la caduta del muro di Berlino. L’economia del calcio rispecchiava quella dei due stati, con l’Ovest decisamente più ricco, che si accaparra i migliori talenti provenienti dal blocco orientale. Il Lokomotive riesce a risalire la china e a conquistarsi un posto in Bundesliga solo nel 1993, ma la permanenza ai piani alti dura poco, appena una stagione, dato che quella successiva si conclude all’ultimo posto. Inizia così una parabola discendente, che porterà il Lokomotive (VfB Leipzig dopo la riunificazione) nella NOFV Oberliga fino a dichiarare bancarotta nel 2004.
Dopo essere stata rifondata da un gruppo di tifosi, il Lokomotive è ripartito addirittura dall’undicesima serie, la 3.Kreisklasse, Staffel 2. Così come la Red Bull, anche la risalita della tradizione pare inarrestabile, quest’anno, dopo aver centrato il primo posto nella NOFV Oberliga sud, con 19 vittorie, 7 pareggi e zero sconfitte, il Lokomotive si appresta a risalire la china, a partire dal prossimo anno dove disputerà la Regionalliga.