Il Real Madrid si è aggiudicato l’accesso alle semifinali di Champions League grazie ad un pesante 3 a 0 ai danni del Wolfsburg: al Santiago Bernabeu, gli uomini di Zidane hanno ribaltato il risultato di 2-0, grazie all’ennesima prestazione dominante di Cristiano Ronaldo.
Domani notte (ore 4;30, Sky Sport 3 per chi non se lo volesse perdere), Kobe Bryant giocherà la sua ultima partita di basket: oltre ai milioni di lettere malinconiche spedite da tutto il pianeta, c’è chi ha voluto omaggiare uno dei più grandi giocatori di pallacanestro condividendo alcune delle prestazioni migliori del numero 24 dei Los Angeles Lakers. La prova individuale che trovate nel video qui sopra (e vi consiglio di vedere assolutamente) è la mia preferita: il Black Mamba, in una gara valida per le NBA Finals, mette a referto ventitré punti consecutivi, diciassette dei quali nel terzo quarto. A commentare quel match ci fu la leggendaria coppia di telecronisti italiani Buffa-Tranquillo, il primo dei quali commento in questo modo ciò a cui stava assistendo: “Kobe è da solo sull’isola“. Aveva ragione, nella mia vita non avevo mai assistito ad una prestazione individuale di tale livello.
Questo flashback mi consente di parlare della prestazione odierna di Cristiano Ronaldo, da solo, o quasi, sull’isola. Neanche una settimana fa scrissi un articolo riguardante la parabola discendente del Madrid post-Di Maria: tra i capi d’accusa c’era (e c’è tutt’ora) il numero 7 dei Galacticos reo, a mio modo di vedere, di non fidarsi dei suoi compagni. E’ assai improbabile che CR7 abbia letto il mio articolo ma la prestazione di ieri ha negato, almeno per una sfida, tutto ciò che avevo affermato: l’esaltazione e l’ossessione del singolo (e che singolo!) vincono la partita cambiandone il ritmo in due minuti. Il primo gol nasce da una pesante distrazione difensiva di Dante sulla quale, puntuale come un cecchino, arriva Ronaldo, 1-0. Non passano neanche sessanta secondi e, su un calcio d’angolo battuto da Kroos, il sette si stacca dal marcatore, taglia sul primo palo e di testa infila il pallone nel sacco, 2-0. La rete che consentirà al Real di passare il turno arriva su calcio di punizione: il tiro che tenta la stella portoghese è diverso dal tipo di conclusione alla quale ci aveva abituato, sceglie la precisione sacrificando la potenza e ne viene fuori una traiettoria che scavalca la barriera e si infila all’angolino basso. E’ la partita totale.
L’ossessione è un “fenomeno patologico che si manifesta con l’insorgenza di un’idea o di una qualsiasi rappresentazione mentale, che, accompagnata da un sentimento d’ansia, si impone al soggetto in modo insopprimibile, e lo trascina a compiere determinati atti o ad astenersi da altri, o a fissarsi su determinati pensieri” (Treccani). Nel mondo del calcio nessuno è stato mai tanto ossessionato dalla perfezione quanto Cristiano Ronaldo: non è solamente il classico caso di chi “arriva per primo agli allenamenti ed è l’ultimo ad andarsene“, no è molto di più. E’ capace di passare giornate intere solo a curare un fondamentale se, secondo lui, non è il migliore anche in quell’aspetto del gioco. In pochi sono riusciti a trasformare l’ossessione da patologia a motivazione per il successo ma tra questi un posto d’onore lo merita l’unico sette che George Best ritenne degno di indossare quel numero al Manchester United e se lo dice Georgie possiamo crederci davvero.