“Uno degli obiettivi è quello di poter ospitare la Coppa del Mondo, successivamente la dovremo anche vincere”. Queste le parole del presidente Xi Jinping nel 2012.
Il calcio è sempre stato il tallone d’Achille della Cina, divenuta una superpotenza dopo le olimpiadi di Pechino del 2008, dove la Repubblica Popolare centrò per la prima volta nella sua storia il primato nel medagliere.
La Cina è sempre stata grande negli sport individuali, non ha una tradizione eccellente negli sport di squadra, eccezion fatta per la pallavolo maschile e il volley femminile. Nel calcio, a livello di nazionale, la situazione è oltremodo drastica, con la Cina che è riuscita a giungere al terzo turno per le qualificazioni mondiali per la prima volta dopo 15 anni. 81mo posto in classifica occupato nel Ranking FIFA, alle spalle di nazionali come Burkina Faso, Benin e Cipro.
A margine del Piano quinquennale del PCC, è stato redattato un programma in 50 punti che ha lo scopo di portare la nazionale cinese ai vertici del calcio mondiale. Il piano è stato pubblicato oggi 12 aprile dalla CFA (Chinese Football association) e ha come scopo primario quello di consolidare e radicare il calcio nella cultura popolare, in quanto tale sport, per quanto sia seguito dalla popolazione (Australia-Cina dell’Asian Cup 2015 è stato l’evento più seguito nella storia della televisione cinese) non è ancora praticato, in quanto solo lo 0,05% della popolazione è tesserato.
Entro il 2020 si vogliono creare 50 milioni di nuovi giocatori, grazie alla costruzione di 20.000 Accademy e 70.000 campi da calcio l’introduzione del calcio come materia scolastica, a partire dalle primarie, per 5 ore alla settimana.
Per quanto riguarda gli obiettivi delle squadre nazionali, entro il 2030 la Cina dovrà porsi come la maggior potenza in ambito asiatico, sorpassando così i rivali di Corea e Giappone, per questo sarà necessario vincere perlomeno un Asian Cup, trofeo mai sollevato dalla Repubblica Popolare e guadagnare agevolmente il pass per i mondiali. Entro la stessa data, il governo ha pianificato che la nazionale femminile dovrà tornare ai vertici del mondo, dopo la flessione degli ultimi anni. Le donne cinesi sono andate vicine a scrivere la storia nel 1998, quando persero la finale mondiale ai rigori contro gli USA.
Il 2050 è la meta finale, nella quale Xi Jinping e il PCC hanno fissato una fantasiosa vittoria della Coppa del Mondo. La strada è ancora molto lunga, serviranno almeno due generazioni di giocatori per poter osservare una nazionale che possa dominare nel continente asiatico. La perseveranza dei cinesi e la dedizione al lavoro saranno sicuramente d’aiuto, ma dovranno essere risolti alcuni problemi che al momento stanno limitando il movimento come ad esempio: la totale assenza di merchandising verso Europa e Sudamerica, e l’instabilità del movimento a livello di club, dato che molte squadre ancora oggi nel 2016 cambiano città o addirittura provincia per fini commerciali della proprietà.
Non solo, anche a livello giovanile, nonostante le ottime intenzioni della riforma, vi è un problema che noi italiani conosciamo molto bene, in quanto non si rischiano giovani promettenti, ma questi, come rivelato da Eriksson durante un intervista al magazine della Fifa, devono terminare la trafila delle rappresentative giovanili (U15/17/19) per poi essere aggregati inizialmente alla squadra riserve, con il risultato che in campo spesso vanno vecchi senatori sul viale del tramonto piuttosto che giovanissimi che a livello di nazionali minori mostrano ottime potenzialità