Psg-Manchester City 2-2: francesi col braccino, pari il derby degli emiri parte prima

Psg Manchester City

Occasione più unica che rara per il sogno dei due proprietari di PSG e Manchester City, il ricchissimo emiro del Qatar Al-Thani ed l’altrettanto abbiente fratellastro del presidente degli Emirati Arabi Mansur, ma solamente uno dei due riuscirà ad entrare finalmente nella Top 4 dei club europei.
I favori del pronostico sono tutti per i parigini, già campioni di Francia con mesi di anticipo e con tutte le energie fisiche e mentali a disposizione per il doppio confronto, mentre il City, dopo aver annunciato Guardiola per l’anno prossimo, si è ritrovato invischiato nella lotta per il quarto posto in campionato, abbandonando ogni proposito per il titolo nazionale.
Il Paris Saint-Germain parte bene, seppure sul piano del ritmo non riesca a mettere in difficoltà il City, notoriamente a suo agio finché la palla gira lentamente.
Le assenze di Verratti e Yaya Tourè incidono in maniera inversa nelle rispettive formazioni: l’italiano avrebbe potuto garantire maggiore verve a centrocampo e magari qualche giocata geniale, Fernando e Fernandinho invece sentono poco l’assenza dell’ivoriano e mettono la loro corsa a disposizione del trio De Bruyne-Silva-Navas.
La squadra di Blanc riesce comunque a rendersi pericolosa e dopo un rigore reclamato, ma non concesso, su Matuidi, Sagna mette d’accordo tutti stendendo in area David Luiz al quattordicesimo minuto.
Ibrahimovic si presenta dal dischetto, ma incredibilmente sbaglia o, meglio, Hart intuisce e para per la gioia dei suoi.
Lo svedese sembra tornare in una delle sue serate di sofferenza in Champions, tant’è che poco dopo fallisce clamorosamente tirando alto a tu per tu col portiere su assist illuminante di Thiago Motta.
Pellegrini applica una tattica attendista, non vuole gestire il pallone, ma colpire in contropiede ed è ciò che accade al 38′, quando Fernando ruba palla a centrocampo, Fernandinho riceve e serve sulla destra De Bruyne, che lascia partire un potente diagonale e porta in vantaggio il City.
Non c’è neanche il tempo per lo stupore che arriva la frittata più grande della Champions 2016, autore Fernando: ricevuta palla al limite della propria area di rigore da Hart, il brasiliano si addormenta e, sul pressing di Ibrahimovic, si libera goffamente del pallone tirandolo addosso allo svedese. Inutile dire che il pallone, rimpallato dalla gamba potente dell’attaccante, finisce come una scheggia in porta senza lasciare scampo ad Hart. Parare un rigore e prendere gol su rimpallo in questo modo, beffa atroce per l’estremo difensore inglese.
Non solo, l’episodio fa girare completamente l’inerzia del match. I parigini sulle ali dell’entusiasmo spingono e, ad inizio ripresa, raddoppiano con il tap-in di Rabiot sulla respinta del portiere avversario dopo il colpo di testa di Cavani.
A questo punto la partita sembra in discesa per gli uomini di Blanc ed al 63′ Ibrahimovic colpisce anche la traversa. Tutti aspettano il 3-1 ed invece ecco il 2-2. Ancora un clamoroso errore difensivo, stavolta di Aurier in coppia con Thiago Silva, che pasticciano nel tentativo di intercettare un cross di Sagna lasciando la palla a Fernandinho in area piccola per la conclusione che vale il pareggio. Strano destino quello di Blanc, che riammette in squadra il terzino ivoriano (precedentemente escluso dopo l’imbarazzante filmato finito su Periscope) e viene ripagato con la sciocchezza che potrebbe costargli la qualificazione in semifinale.
Delusione in casa francese, questa sera era la Sera con la “S” maiuscola, non si poteva sbagliare in un periodo in cui il PSG va in campo in Ligue 1 solamente per onor di firma. Questa era l’unica partita da vincere ed invece si esce dal Parco dei Principi con un pari e due gol subiti.
Il Manchester City, appannatissimo in campionato, ora può giocarsi il match point in casa con due risultati utili su tre (a meno di pareggi dal 3-3 in su) e Mansur già si sfrega le mani per l’inaspettata chance di fare uno sgambetto al qatariota Al-Thani. Tra una settimana derby degli emiri parte seconda.

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Cresciuto a pane e telecronache delle proprie partite con le figurine Panini sul campo di Subbuteo, sviluppa una passione viscerale per il calcio, che si trasforma presto in autentica dipendenza. Da sempre dalla parte degli underdog, non scambierebbe mai 1000 vittorie da cowboy con un unico grande successo indiano sul Little Bighorn. Tra una partita e l'altra, trova il tempo per laurearsi in economia, Tuttocalcioestero gli offre l'occasione per trarre finalmente qualcosa di buono dalla sua "malattia" per il pallone, strizzando l'occhio al sogno nel cassetto del giornalismo di professione.