El Clasico ai tempi di Cruijff, quel 5-0 rifilato al Real Madrid

Sabato 2 aprile sarà la volta del Clasico, una sfida che nulla ha da dire per quanto riguarda la classifica, in quanto il Barcellona, ha accumulato un rassicurante vantaggio di 9 punti sull’Atletico Madrid e 10 sul Real a otto giornate dal termine di una Liga, che vedrà nuovamente i bluagrana campioni di Spagna.

All’andata, al Bernabeu, fu un massacro, con il Barcellona che si impose per 4-0 nei confronti dei rivali allenati da Benitez, grazie alle reti di Iniesta, Neymar e Suarez (doppietta). Quattro mesi dopo il gap fra le due squadre non sembra essersi colmato, i blaugrana continuano a essere una perfetta macchina da gol, mentre il Real, allenato da Zidane, vive di alti e bassi.

Oltre al risultato, il Barcellona intende dedicare la vittoria a Cruijff, autentica leggenda del calcio scomparsa recentemente. L’olandese volante ha militato con la maglia blaugrana sia da giocatore, negli anni ’70, che da allenatore. Nella sua seconda esperienza è riuscito a riportare i catalani sul tetto del mondo vincendo la Coppa campioni contro la Sampdoria, a lui il Barcellona deve tutto, o quasi, in quanto il suo operato, sia dal punto di vista del gioco, che societario, è stato rivoluzionario.

Cruijff arrivò al Barcellona nel 1973, dopo essersi consacrato nell’Ajax, con cui vinse tre Coppe Campioni e ben due palloni d’oro. Il passaggio si realizzò dopo una difficile trattativa, con il Real Madrid che aveva raggiunto un accordo segreto con i lancieri, ma al momento di definire il passaggio, Cruijff si trasferì dai rivali, per mantenere la promessa fatta tre anni prima al presidente blaugrana.
Al Barcellona, Cruijff ritrovò l’allenatore che lo aveva fatto grande all’Ajax, Rinus Micheals, il pioniere del calcio totale. I catalani non vincevano il campionato da ben 14 anni e l’avvio di stagione non era stato certamente dei migliori, con tre sconfitte nelle prime sette gare.

A causa di problemi contrattuali, l’olandese volante riuscì a debuttare con la sua nuova maglia solo il 28 ottobre del 1973, segnado due reti nel 4-0 rifilato al Granada. E’ stato il punto di svolta, a cui seguirono 26 gare senza subire sconfitte, condite da 10 vittorie consecutive, fra cui il 2-1 rifilato all’Atletico Madrid, deciso proprio da Cruijff grazie a un magnifico gol di rovesciata, colpendo la palla con il tacco.

Il campionato si decideva al Santiago Bernabeu, nella sfida del 16 febbraio 1974, dove il Barcellona si impose per 5-0 nei confronti dei rivali, dominando la partita in lungo e in lardo. In quell’occasione Cruijff segnò la rete del 2-0, il resto del lavoro fu compito da Asensi, Juan Carlos e Sotil. Si trattò della seconda manita in un Clasico, in risposta a quella che il Real aveva rifilato ai catalani 21 anni prima, ai tempi di Di Stefano.

Quell’anno il Barcellona riuscì a spezzare il digiuno e a vincere la Liga, con Cruijff che realizzò 32 reti nelle 52 partite disputate fra club e nazionale. Le sue prestazioni gli valsero il terzo pallone d’oro della carriera, una magra consolazione se si considera che quello stesso anno, l’Olanda vide svanire il sogno mondiale, sconfitta in finale dalla Germania dell’Ovest di Beckenbauer, in una edizione dove Cruijff e compagni avevano letteralmente spazzato via compagini più quotate come Argentina e Brasile, reinventando calcio.

 

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Sono nato a Urbino il 2 maggio 1991. Nel luglio 2015 ho conseguito la laurea in Chimica e tecnologie farmaceutiche. Mi occupo di giornalismo sportivo con un'attenzione particolare al lato economico e allo sviluppo del calcio in Cina, che approfondisco nel mio Blog Calcio Cina. Nel febbraio 2016 ho pubblicato il mio primo libro: IL SOGNO CINESE, STORIA ED ECONOMIA DEL CALCIO IN CINA, il primo volume, perlomeno in Europa a trattare questo argomento. Scrivo anche di saggistica (sovversiva) per kultural.eu