Una mancata partecipazione nel 2008 e un quarto di finale, perso contro gli Azzurri ai rigori, nell’Europeo 2012. E se a questo aggiungiamo un Mondiale, quello del 2010, deludente sotto il profilo del gioco e dei risultati (estromessa agli ottavi di finale dalla Germania, anche se pesa come un macigno il famoso goal non assegnato a Lampard) ed un altro, l’ultimo in Brasile, decisamente catastrofico (eliminata dopo due partite e capace di raccogliere un solo punto con tanto di addio al primo turno), si capisce come mai negli ultimi anni l’entusiasmo attorno all’Inghilterra sia scemato, e non poco, Oltremanica. Sono dieci anni, di fatto, che l’Inghilterra non è più competitiva ai massimi livelli.
Eppure, seppur a fari spenti, la nuova nazionale guidata da Hodgson, decisamente ringiovanita dopo l’addio di diversi senatori (fra tutti, Lampard e Gerrard), sta conquistando sempre più consensi. Il ruolino di marcia nel girone di qualificazione a Euro 2016 è stato impressionante: dieci vittorie in altrettante partite disputate. D’accordo, il raggruppamento in cui era inclusa l’Inghilterra non era propriamente imprescindibile, anche se, comunque, vedeva la presenza di un’ottima compagine come quella svizzera (e vincere in terra elvetica non è mai semplice) e di buon rango come quella slovena. Avere un percorso netto, poi, non è mai cosa semplice per nessuno. E le difficoltà riscontrate da altre nazionali come Germania e Olanda, originariamente pronosticate come meglio attrezzate di quella inglese, ne sono la più fulgida conferma.
Il vecchio Roy Hodgson, spesso criticato – non a torto – per mancanza di lucidità ed incapacità di dare un gioco degno di tal nome alla propria rappresentativa, si è dunque preso una mezza rivincita. Mezza, abbiamo scritto. Perché in Inghilterra, infatti, si ricordano ancora l’ottimo percorso effettuato dalla squadra all’epoca allenata da Fabio Capello nel cammino verso Sudafrica 2010, prima di sciogliersi come neve al sole alla fase finale del torneo; inoltre, la stampa inglese ha ancora negli occhi, e nella mente, lo scarso gioco esibito a Euro 2012 e la disastrosa spedizione a Brasile 2014. Un po’ di scetticismo attorno all’ex allenatore del WBA, quindi, è ancora ben presente. Ma l’entusiasmo e l’ottimismo attorno ai Three Lions, crescono col passare del tempo. E più di qualche critico inglese è pronto a scommettere su un’Inghilterra fra le prime quattro al prossimo Europeo francese.
A far crescere la fiducia sono state le ultime amichevoli disputate dall’Inghilterra, che non ha scelto sparring partners comodi nel proprio cammino verso Francia 2016. Dopo aver perso l’amichevole contro la Spagna, giocando perlomeno un’ora alla pari delle Furie Rosse, l’Inghilterra ha colto due risultati assai prestigiosi, sconfiggendo prima la Francia a domicilio e poi, solo due giorni fa, andando ad espugnare l’Olympiastadion di Berlino al cospetto dello storico nemico tedesco, capace, in passato, di far piangere più volte i sudditi di Sua Maestà. Ed è stato proprio l’ultimo successo a far crescere l’ottimismo circa le possibilità di un’Inghilterra competitiva ai massimi livelli: battere la Germania dopo essere andati sotto di due reti, non era certo impresa semplice. Farlo, oltretutto, mettendo in campo grinta, cuore e intensità contro una squadra, quella di Low, storicamente “dura a morire”, non fa altro che aumentare l’autostima della truppa inglese e l’entusiasmo attorno alla stessa.
Guardando il rendimento dell’ultimo biennio, e la crescita di diversi giovani talenti inglesi in club di prima fascia della Premier League, l’ottimismo sembra giustificato. Lo Zio Roy sta pescando molto nella rosa del Tottenham, che negli ultimi due anni, grazie all’arrivo di un tecnico preparato e decisamente predisposto al lavoro coi giovani come Pochettino, ha portato alla ribalta diversi talenti come Kane, Alli, Dier, Rose e Walker, tutte ormai presenze stabili nella selezione inglese. Un blocco Spurs che potrebbe risultare utile anche per la nazionale maggiore, che potrebbe giovarsi particolarmente dell’ottima intesa fra Kane e Alli, stelle assolute di un Tottenham che sta rivaleggiando col sorprendente Leicester per la conquista della Premier League. Ed è dall’attuale capolista del campionato che arriva Jamie Vardy, ormai stella planetaria e simbolo della squadra di Ranieri. L’attaccante inglese, nonostante le poche presenze in ambito internazionale, ha messo a segno un gran goal all’Olympiastadion, un tacco splendido per coordinazione, rapidità, freddezza, senso della posizione e tecnica. Un ulteriore conferma, semmai ce ne fosse stato bisogno, di come questo giocatore possa già essere una pedina importante per la squadra inglese.
Hodgson, quindi, si sta affidando a quello che la Premier League sta proponendo, come testimonia anche la convocazione di Drinkwater, arcigno centrocampista della capolista Leicester. Dopo tanti anni di dominio da parte dei top clubs inglesi, restii, però, a dare spazio ai talenti nazionali, nelle prime due posizioni del campionato inglese ci sono compagini che non lesinano l’impiego di giocatori britannici, agevolando, quindi, il compito del c.t. dei Three Lions. Una squadra alla quale, forse, manca un po’ di esperienza internazionale, vista la giovane età della maggior parte dei propri componenti, ma che può contare su un reparto offensivo coi baffi: Rooney (da alcuni messo addirittura in discussione considerata l’esplosione di altri colleghi di reparto), Kane, Vardy e Sturridge, sono una batteria di attaccanti decisamente di alto livello. Manca forse qualcosa nel reparto centrale difensivo, dove la coppia Cahill-Smalling non sembra dare assolute garanzie. E anche Stones, considerato da molti il difensore centrale del futuro, ultimamente sembra aver perso lo smalto di un tempo, tanto da aver perso recentemente il posto da titolare nell‘Everton in favore di Funes Mori. Le fasce invece, pur non essendo di primissimo piano, sembrano ben coperte grazie alle presenze a destra di Clyne e Walker e a sinistra di Rose, Gibbs e Baines.
Il centrocampo può contare innanzitutto sul preziosissimo ingresso in piante stabile di Alli, autore fin qui di una stagione mostruosa sia con la maglia del Tottenham che con quella dei Three Lions, oltre alla presenza di giocatori rodati come Henderson (che non dà mai troppo nell’occhio, ma che non fa mancare mai il proprio contributo), Dier (calciatore decisamente polivalente, in grado di giocare anche in difesa sia da esterno che da centrale) e Milner (il più esperto con Rooney della nuova Inghilterra), ai quali va aggiunta la novità Drinkwater e la verve di Barkley, calciatore in grado di incidere spesso da subentrante. Gioventù, poca pressione e spensieratezza: la terza Inghilterra dello Zio Roy, può davvero rappresentare una piacevole sorpresa dei prossimi Europei. Le favorite sono altre, Spagna, Germania, Francia e Belgio. Ma tutte queste selezioni, ne siamo certi, dovranno probabilmente sudare le proverbiali sette camicie per aver la meglio sui Three Lions. E attenzione in ottica Russia 2018: la Premier, grazie agli ingenti introiti derivanti dai diritti televisivi, diventerà sempre più competitiva favorendo, ulteriormente, la maturazione di questi giovani talenti. Moderato ottimismo, quindi. Anche se qualcuno, laddove regna ancora la Regina, sogna ad occhi aperti….