Ci sono figure immortali nel mondo del calcio, Socrates è una di queste, probabilmente il giocatore socialmente più importante di ogni epoca. Laureato in medicina, anticonformista, con quella sua folta chioma ce lo ricordiamo per quel fantastico Brasile ai mondiali del 1982, con immensi talenti come Zico e Falcao, il loro calcio era spettacolo e fu proprio l’Italia di Bearzot a fermare la squadra allenata da Telè Santana. Socrates non era solo un giocatore, fu molto di più, con la maglia del Corinthians fondò un movimento Democratico che si potesse opporre al sanguinario regime militare del Brasile, le sue rivendicazioni politiche risvegliarono la coscienza di un’intera nazione.
Per questa puntata della rubrica Calcio Sfogliato, abbiamo l’onore di ospitare Pippo Russo, autore del libro “Socrates, l’irregolare del pallone”, edito da Clichy. Russo è anche l’autore di “Gol di Rapina: il lato oscuro del calcio globale”, un libro fondamentale per capire quali sono le vere meccaniche del mondo del calcio.
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Socrates, l’irregolare del pallone” Il tuo secondo libro sul calcio, che tratta un argomento opposto rispetto a quello che hai esposto su “Gol di Rapina”. Cosa ti ha spinto a cimentarti nella figura del dottore?
Socrates è uno dei personaggi più affascinanti che il mondi del calcio abbia conosciuto. Una figura complessa, che non si finirebbe mai di scoprire, e che si presta a essere letta in modo diverso a seconda dei momenti storici. Basta questo per spingere a scrivere un libri su di lui. Ma poi, mentre lo si scrive, si scopre che ci sono molte altre cose. Socrates è stato per il calcio un’anomalia, un personaggio completamente fuori schema. Raccontare lui significa raccontare una resistenza ai meccanismi di omologazione che il calcio impone, e dunque anche mettere in evidenza quei meccanismi.
Che cosa era il movimento della Democracia Corinthiana, e come era visto e raccontato questo fenomeno in Italia in quegli anni?
La Democrazia Corinthiana è stata un movimento che partendo dal club calcistico si è proiettata sulla società brasiliana dell’epoca, che si trovava oppressa da una dittatura militare. I calciatori di quel Corinthians stabilirono che si dovesse deliberare su tutti gli aspetti riguardanti la gestione della squadra: i ritiri (che vennero aboliti), la scelta del capitano, la formazione da mandare in campo, i premi partita. In linea di principio un meccanismo del genere avrebbe dovuto fallire, perché decisioni come la scelta della formazione spetterebbe a una figura gerarchicamente sovraordinato al gruppo quale è quella dell’allenatore. E invece l’esperimento funzionò, anche sul piano agonistico perché il Corinthians vince due campionati paulisti consecutivi e sfiora il terzo. E a partire da un certo momento la squadra prende a avanzare rivendicazioni politiche e a appoggiare campagne di partecipazione politica. Un messaggio rivoluzionario, specie per un mondo come quello del calcio che troppo spesso è stato visto e usato come un mezzo di spoliticizzazione. In Italia, nell’immediato, la Democrazia Corinthiana non è stata granché percepita e raccontata. La si è scoperta molto dopo.
Socrates si trasferì alla Fiorentina dopo la fine della sua avventura al Corinthians, cosa non ha funzionato con la maglia viola?
Socrates e la Fiorentia si incontrarono nel momento sbagliato per entrambi. Socrates affronta quell’avventura a 30 anni, e per lui si tratta della prima (e unica) esperienza all’estero. Soprattutto, ha visto da poco concludere l’esperienza della Democrazia Corinthiana, in un modo per lui deludente. Dunque si porta dentro una grande delusione. Dal canto suo, la Fiorentina ha ambizione di vincere. Due anni prima ha sfiorato lo scudetto, e il ricordo è ancora fresco. L’arrivo di un fuoriclasse come Socrates viene visto come la premessa per il definitivo salto di qualità. Invece la stagione va male, e proprio Socrates ne diventa il capro espiatorio.
Nel calcio odierno, dominato dall’iper informazione, nel quale i giocatori paiono vivere in un mondo a parte, sarà possibile osservare nuovamente un movimento politico-sociale che nasce dal campo?
Le condizioni ci sarebbero tutte, ma si tratta di capire se vi sia consapevolezza delle possibilità di un’azione collettiva. Credo bisogni aspettare ancora un po’.