Rossi contro blu, a Stamford Bridge si gioca il classico del Subbuteo o del biliardino, ma, stando ai risultati degli ultimi anni, anche il classico del calcio inglese, sfida solitamente decisiva in chiave Premier, se non addirittura finale di Champions: Chelsea-Manchester United. Solamente guardare il tabellone provoca una sensazione di rispetto per la partita, ma quest’anno è diverso, quest’anno i tifosi delle due squadre entrano al pub più borbottando che fantasticando sogni di gloria.
I Red Devils vivono una stagione altalenante in cui le serie di risultati negativi hanno portato spesso l’allenatore Van Gaal sull’orlo del precipizio, salvato puntualmente dalle classiche vittorie scaccia-crisi, che non hanno fatto altro che prolungare l’agonia, supponendo ormai che si arrivi così fino a fine stagione. I Blues hanno cambiato atteggiamento dopo il cambio in panchina, ma a fronte della ritrovata compattezza di spogliatoio non sono seguite le vittorie. Hiddink non ha mai perso, ma continua assiduamente e, viene da dire, inutilmente a pareggiare.
La gara è spettacolare soprattutto a causa dell’alternanza fra guizzi e black out dei padroni di casa, incapaci di dare continuità al proprio gioco all’interno di una singola partita, figuriamoci nel lungo andare di una stagione. Il Chelsea entra in campo con il corpo, ma non con la testa, regalando almeno un quarto d’ora di assolo al Manchester United. Solamente verso la metà del primo tempo la gara si assesta su un equilibrio fatto più di scontro fisico che di virtuosismi tecnici.
Nella ripresa ti aspetti i Blues finalmente in palla dopo aver chiuso bene la prima parte ed invece niente. In campo entrano nuovamente solo i Red Devils e la serie di occasioni da gol collezionate dai vari Rooney, Martial e Lingard finisce col gol di quest’ultimo su cross del giovane Borthwick-Jackson poco dopo l’uscita dal campo del colosso Zouma. Per il francese si teme un brutto infortunio, con il ginocchio che ha ceduto sulla ricaduta da un salto dando l’impressione di un interessamento ai legamenti.
La squadra di Hiddink ha carattere, questo sì, ed infatti non ci sta a perdere e ritrova le sue trame migliori con Willian (sempre in palla quest’anno), Fabregas ed il guerriero Diego Costa. Dopo tante sportellate e numerosi interventi del portiere, l’attaccante brasiliano che gioca per la Spagna trova il modo di sfuggire alla trappola del fuorigioco (amnesia di Borthwick-Jackson) e firmare il pari al 91′. Una menzione la meritano i due portieri, indegni di giocare in squadre che si trovano così in basso in classifica. La classe sopraffina di Courtois si esprime oggi ai massimi livelli con un intervento nel primo tempo che toglie la palla dall’incrocio dei pali su tiro di Martial, mentre De Gea si erge ormai a re dei riflessi felini parando una volée ravvicinata di Ivanovic col punteggio sull’1-0 e salvando il pari al 96′ su Diego Costa a tu per tu in area piccola.
Il Chelsea rimane a 11 punti dall’Europa e a 6 dalla zona retrocessione, il che rende bene l’idea sulle prospettive future dei Blues, destinati forse ad un finale di campionato anonimo se l’incapacità di avviare una serie di vittorie dovesse proseguire, cosa più che confermata oggi. Il Manchester United si allontana dalla zona Champions, finendo ora a quota -7 dai cugini del City, freschi di sorpasso subito da Tottenham e Arsenal.
Un fantasma sembrava aggirarsi oggi sopra lo stadio, incombente come una nuvola carica di pioggia: da una parte guardava impassibile la sua ex squadra con uno sguardo a metà tra la compassione ed il ghigno di chi vede premiata la sua gufata, dall’altra parte scrutava l’11 dei Red Devils cominciando a pensare a come risollevarne le sorti l’anno prossimo. Il suo nome non lo sappiamo, ma certamente senza lui, senza Lampard e, tra poco, senza Terry, si è veramente chiusa un’era per il Chelsea. Forse se ne aprirà una nuova per il Manchester United.
Chelsea-Manchester United 1-1 (61′ Lingard, 91′ Diego Costa)