Foto di Matze Koch
Il prossimo 20 gennaio l’Union Berlin festeggerà i suoi primi 50 anni di storia. Riviviamo assieme alcuni aneddoti particolari legati alla squadra dissidente dell’ex Germania Est.
Non ha una forma rotonda o ovale; al suo interno non c’è nessun riferimento all’anno di fondazione ed è molto squadrato, spigoloso e soprattutto orizzontale. Insomma, spicca. Anche sul logo, il 1. Fußballclub Union Berlin, nel 1966, fece una scelta che lo rese e lo rende ancora differente dall’ordinario.
Padre e creatore dello stemma è Peter Gribat che, assieme ad una nutrita schiera di grafici e ideatori, presentò alcune proposte, cinque o sei, al club appena nato. Peter, oggi ottantenne, pur non avendo disegnato all’epoca molti stemmi, era cresciuto in una stamperia e aveva fatto dei corsi e degli studi sull’arte, in particolar modo pittura. Era abituato a lavorare su manifesti e locandine, ma seppur diffidente, fu l’annuncio pubblicato sul Berliner Zeitung a spronarlo. In tutte le sue possibili varianti, Gribat mantenne pochissimi dettagli, ma essenziali per lo spirito Union: un pallone da calcio con le vecchie cuciture stilizzato e l’orso di profilo, simbolo della capitale tedesca. Così facendo, nello stemma poteva anche non comparire il nome Berlino: una mossa che piacque al comitato che approvò l’idea poco prima di presentare ufficialmente il club. Anche la scelta dei colori non fu casuale: il giallo, il nero, il rosso e il bianco sono la sintesi evolutiva delle precedenti società e dei loro rispettivi colori.
Peter Gribat ottenne 800 marchi della Repubblica Democratica Tedesca per l’assegnazione dei diritti; ora non vuole sapere quanto vale il logo, ma si è detto orgoglioso per quello che ha creato e per l’affetto che i tifoni riversano su un simbolo di unicità. Alla domanda se oggigiorno rifarebbe diversamente lo stemma, lui risponde: «No, io non lo farei in modo diverso: lo spirito che ho visto in quel nell’Union è ancora esistente». Ma c’è un piccolo scheletro nell’armadio di Peter: lui non tifa Union Berlin, anzi, segue pochissimo il calcio. Pur vivendo a Neu-Hohenschönhausen, un quartiere a 20 km da Köpenick, è andato all’Alte Försterei per assistere ad una partita solo qualche anno fa. Ma il portinaio del complesso in cui vive è un fan sfegatato e quando è in compagnia di Peter ferma i passanti e dice: «Lui è l’inventore del logo».
Fonte: Berliner Kurier e Textil Vergehen
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