Il prossimo 20 gennaio l’Union Berlin festeggerà i suoi primi 50 anni di storia. Riviviamo assieme alcuni aneddoti particolari legati alla squadra dissidente dell’ex Germania Est.
Sin dall’anno della sua fondazione, l’Union venne da tutti considerata come la terza squadra di Berlino Est: Le altre due, la Dynamo Berlin e la Vorwärts Berlin erano società, per usare un termine nobile, a “conduzione politica”. La DDR, inoltre, per propri interessi di controllo o propagandistico, decideva di spostare calciatori o addirittura intere società da una città ad un altra: la Vorwärts Berlin, per esempio, originariamente fondata nel 1951 con il nome KVP Vorwärts Leipzig, aveva sede, appunto, a Lipsia; successivamente, la squadra venne trasferita a Berlino Est con il nome poc’anzi citato, per poi stabilirsi, nel 1971, a Francoforte sull’Oder con lo scopo di rimpiazzare la squadra locale sostenuta dalla Stasi appena scioltasi (qui prese il nome di FC Vorwärts Frankfurt).
Il triumvirato berlinese, così, ad inizio decennio, si sciolse: la Berlino Est calcistica era diventata un duopolio tra l’Union Berlin, squadra giovane di operai che rifiutava la sudditanza e la luccicante Dynamo Berlin, comandata da Erich Mielke, massimo dirigente della Stasi, la polizia segreta. Per intenderci, grazie alla sua influenza, la Dynamo vinse consecutivamente 10 titoli nazionali, dal 1979 al 1988.
Così, il derby per la territorialità di Berlino Est, dopo questa premessa, assunse contorni di sfida e rivalità che scollinavano dallo sport: vincerlo per l’Union Berlin significava dimostrare il proprio dissenso camuffandolo in una partita di calcio. Per questo, nella memoria dei sostenitori della squadra di Köpenick, la stagione 1976-1977 resterà immortale: c’è chi parla di leggende, chi di eroi, forse sarebbe troppo scomodare certi termini quando si parla di calcio, ma il doppio derby vinto contro la Dynamo rasenta l’epicità. Domenica 4 settembre 1976, partita inaugurale della stagione Oberliga. Anche se nel tabellone l’Union avrebbe dovuto giocare in casa, quel giorno l’Alte Försterei rimase deserto: il match, infatti, si disputò allo Stadion der Weltjugend, casa della squadra della Stasi. Premesse non molto incoraggianti. Attorno, 45mila spettatori (e fu record di presenze quell’anno) che si aspettavano, nel bene o nel male, una carneficina agonistica. Furono 23 i tiri nello specchio della porta da parte dei calciatori della Dynamo, solo sei quelli dell’Union. Ma non ci fu mattanza rosso-bianca, anzi: al 15’, mentre tutti sgranavano gli occhi, Ulrich Netz segnò la rete del vantaggio.
«E ora che si fa!?», si domandarono i calciatori. Un profondo respiro, ingoiando quanta più saliva possibile e si va a completare la Storia. I ragazzi allenati da Heinz Werner non solo difesero il risultato portando a casa i primi punti della stagione, ma si permisero di “sbeffeggiare” i rivali anche al ritorno. Ancora allo Stadion der Weltjugend, ancora un 1-0, con la firma di Ulrich Werder al 21’. Il 19 febbraio 1977, i giocatori dell’Union Berlin sapevano di averla combinata grossa: issare la bandiera rossa e bianca sulla punta della Fernsehturm di Berlino, guardare tutti dall’alto per una stagione intera. E quando mai ricapita? E infatti, no, non sarebbe mai più accaduto.
Fonte: Berliner Kurier