“Il purgatorio è una via di mezzo. Non hai fatto proprio schifo ma non sei neanche stato un granché. Come il Tottenham”. Questa frase, tratta dal film In Bruges del 2008 continua a essere buona per definire l’andamento degli Spurs. La squadra londinese non va certo male, l’attuale quarto posto a sei punti dalla vetta è un risultato discreto, ma quando è il momento di spiccare il volo verso il paradiso qualcosa va sempre storto. Non è questione d’allenatori o gestioni dirigenziali, soldi su soldi spesi nell’ultimo decennio, campioni del calibro di Bale e Modric non sono valsi il grande salto. Il Manchester City, a suon di milioncioni, è riuscito a portarsi in vetta al calcio inglese, al Tottenham questo gioco non è ancora riuscito e pensare che di opportunità ce ne sarebbero. Questo sembra l’anno giusto, con una soglia punti al titolo piuttosto contenuta, basti pensare che la capolista Arsenal ne ha conquistati 42 in 20 incontri.
Il Tottenham avrebbe buone ragioni per credere nel colpaccio, il Leicester sta facendo grandi cose ma non ha un petenziale da scudetto, il City ha balbettato un po’, l’Arsenal ha abituato a strani sali-e-scendi. A Goodison Park l’occasione per candidarsi al titolo, questo Everton non pare niente di che ma riesce comunque a fermare i londinesi. I Toffees mostrano evidenti segnali di crescita dopo un paio di risultati deludenti tra le mura amiche. Al Tottenham, tanto per cambiare, restano i mano un pugno di mosche e una robusta dose di rimpianti. Tottenham chge parte tosto, Harry Kane da fuori trova il legno ma è Lennon a realizzare il primo gol del match. La legge dell’ex si manifesta impietosa, bello il destro che non lascia scampo a Lloris.
Ancora un legno, traversa di Ben Devis sugli sviluppi di un tiro dalla bandierina, il Tottenham spinge e viene ripagato dall’acrobazia di Dele Alli, imbeccato da Alderweireld. Fino a qui il match è stato piuttosto divertente, poi il ritmo si siede e l’Everton avrebbe l’occasione per gare male. Bene Deulofeu, il suo ingresso in campo crea grattacapi ai londinesi, ancora meglio è Lloris, che dice no a Besic e Barkley nella fase finale del match. Non c’è tanto da gioire per il Tottenham, a voler fare gli ottimisti è giusto sottolineare la prestazione di Dele Alli, uno che in mezzo al campo fa tutto quel che vuole. Classe 96, ha margini enormi di crescita e sembra aver già le spalle larghe per trascinare la squadra. Lo stesso non si può dire di Lamela, anni luce distante dal talento che abbiamo conosciuto a Roma. La vetta non è lontanissima, ma il Tottenham ha bisogno di duro lavoro per impensierire i rivali. Un altro anno in purgatorio?