La Liga ha un nuovo padrone, l’Atletico Madrid di Simeone. I colchoneros non senza difficoltà battono di misura il Levante e staccano in classifica il Barcellona, che in giornata ha pareggiato per 0-0 il derby contro l’Espanyol (leggi qui).
Si prospettava una partita molto più semplice alla vigilia, contro il Levante, fanalino di coda reduce da tre sconfitte consecutive. Simeone schiera i suoi uomini con un tridente estremamente aggressivo, composto da Correa e Griezmann alle spalle di Jackson Martinez. Pressione costante e ritmi infernali in un Vicente Calderon che spinge al massimo i colchoneros; gli avversari pensano solamente a difendersi, tentando sporadicamente qualche ripartenza. I padroni di casa vengono fermati dagli innumerevoli pali colpiti, il primo è di Savic: il difensore salta più in alto di tutti da calcio d’angolo e colpisce la palla di testa, Marino è battuto, ma la sfera si infrange sulla traversa.
A inizio ripresa, dopo un’azione condotta in velocità, Jackson Martinez riceve palla al limite e la scarica per l’inserimento di Koke, il centrocampista esplode un tiro che sbatte sul palo. Passano pochi minuti, e Saul fa tre, su un tiro cross dalla trequarti che trova il legno. Nel secondo tempo prende fiducia anche il Levante, che ha la sua unica vera occasione sul tiro dal limite di Xumetra, sulla traiettoria del tiro si frappone Godin, ma la deviazione del difensore rischia di premiare gli avversari, dato che la sfera si spegne di poco a lato, con Oblak inerme sulla linea di porta.
Nel finale la mossa vincente del Cholo, che richiama in panchina Jackson per inserire il giovane Thomas: il ghanese ripaga la fiducia del tecnico sbloccando l’incontro con un destro non certo implacabile sul quale Marino commette una grossa ingenuità.
Atletico Madrid momentaneamente primo in classifica, a +5 sui rivali del Real, che giocheranno oggi in trasferta contro il Valencia, e a +2 sul Barcellona, che però dovrà recuperare una partita. Gli uomini di Simeone si inseriscono nella lotta per il titolo, e con questo collettivo non è utopia tentar di ripetere l’impresa del 2014.