E’ finita davvero un era? Il popolo calcistico può veramente gioire per la squalifica di otto anni inferta a Platini, ma soprattutto al presidente della FIFA Sepp Blatter? Il futuro calcistico non sarà migliore senza il colonello svizzero: Caduto un Blatter, se ne farà un altro.
La camera arbitrale del Comitato Etico ha riconosciuto colpevoli Platini e Blatter per corruzione e abuso. L’indagine effettuata, riguardava il versamento di una somma di 2 milioni di Franchi, nel febbraio del 2011, a favore di Michel Platini per una consulenza svolta tra il 1998 e il 2002. Il giudice Hans-Joachim Eckert ha motivato così la sua decisione:
“Il signor Blatter, in qualità di presidente della FIFA, ha autorizzato il pagamento al signor Michel Platini senza nessun fondamento giuridico nel contratto firmato tra i due, il 25 agosto del 1999. Né nella sua dichiarazione scritta né durante l’audizione, Blatter è stato in grado di dimostrare un’altra base giuridica che potesse giustificare il pagamento. La sua dichiarazione circa un accordo verbale non è stata convincente ed è stata respinta dalla Camera.”
Blatter e Platini, che sono stati anche condannati a pagare rispettivamente 50mila e 80mila Franchi.
Non tardano ad arrivare le repliche dei condannati. Platini non si è mostrato sorpreso al riguardo: “Nessuna novità, il verdetto era stato scritto quattro mesi fa.” La stessa UEFA ha preso le sue difese, una mossa contradittoria dato che due mesi fa la stessa istituzione aveva proposto Infantino come candidato alla presidenza delle FIFA: “L’Uefa sostiene il diritto di Michel Platini a un giusto processo e la possibilità di rendere il suo nome pulito. Siamo delusi da questa decisione, che tuttavia è soggetta ad appello”.
Più dura la replica di Blatter in conferenza stampa: “Io continuo a essere il presidente della Fifa. A me dispiace, non mi vergogno delle prove che hanno presentato. Il presidente può essere sollevato solo dall’assemblea generale. Sono un uomo di principi e questi principi continuano a esserci. Mai prendere soldi che non sono meritati, pagare i debiti. Adesso mi dicono che io ho provato a comprare attraverso Platini i voti per l’elezione. Se i Mondiali fossero stati assegnati agli Usa invece che a un paese europeo che non li aveva mai avuti (la Russia, ndr), tutto questo non sarebbe mai successo.”
Il calcio non si risolleverà dopo questa sentenza. Lo hanno dimostrato le elezioni maggio, quando nel pieno delle indagini dell’FBI per quanto concerne lo scandalo FIFA Gate, Blatter riuscì ad imporsi sul principe giordano Ali bin al-Hussein, nonostante tutto il marcio che era emerso in quei giorni, che vedeva coinvolti molti vice presidenti FIFA, e anche Infront, la società deputata alla gestione dei diritti televisivi delle competizioni calcistiche, gestita dal nipote di Blatter. Il che non fa altro che confermare l’illusione delle democrazia in un sistema capitalistico.
Ora i candidati all’elezione di febbraio rimangono cinque: Tokyo Sexwale, politico e magnate sudafricano; il principe Ali bin al-Hussein, giordano, ex vice presidente della Fifa; Gianni Infantino, svizzero, segretario generale dell’Uefa; Jerome Champagne, francese, in passato assistente generale per la Fifa, e infine Sheikh Salman bin Ebrahim al-Khalifa, del Bahrain, presidente della federcalcio asiatica. Quest’ultimo è favorito alla vittoria finale, in quanto attualmente conta del favore dei 47 paesi dell’aria asiatica… e di Blatter.
Nell’elezione che si è tenuta a maggio, Salman ha appoggiato il presidente della FIFA, congratulandosi con lui una volta battuto il principe giordano. La figura del sceicco del Bahrain è ancora intaccata dal punto di vista giudiziario, ma sin dalle prime battute la sua candidatura è stata accompagnata da molteplici polemiche, in quanto Salman è stato accusato di “Crimini contro l’umanità” per la soppressione di una protesta contro il governo avvenuta nel 2011 alla quale parteciparono anche 150 atleti, questi furono imprigionati e torturati secondo i report stilati da vari enti: Americans for Democracy, Human Rights in Bahrain e il Bahrain Institute for Rights and Democracy. Ovviamente Salman ha rinnegato il proprio coinvolgimento in tali fatti, ma con tale figura, il futuro non appare certamente roseo.