Real Madrid-Rayo Vallecano è un derby. Alcuni non lo sanno, altri sarebbero poco convinti nell’assegnare tale etichetta a una stracittadina che mette dinanzi due squadre dal palmares così diverso.
Pure il Derbi madrileño con l’Atletico è spesso stato una sorta di “Davide contro Golia” in salsa pallonara, in questo caso però entrano in collisione due universi molto distanti. E qui non parliamo più di semplici trofei, abbiamo la squadra multinazionale e la squadra iper-locale, espressione di un quartiere, Vallecas, e di un’identità precisa. Anche politica. Lo conferma la banda arcobaleno che fa da complemento alla casacca sfoggiata oggi al Santiago Bernabeu, un messaggio chiaro e schierato al fianco di diritti che cercano cittadinanza.
Il Real Madrid è tutta un’altra cosa, il colore politico della tifoseria e in larga parte opposto a quello del Rayo, il legame con il territorio è sempre più labile, nonostante il coro “Madridista y español la mejor combinacion” che si alza dalla curva. E pensare che la prima sfida tra queste due squadre, datata 1977, terminò con un tre a due in favore del Fulmine. Altri tempi, quasi un altro sport, tanto che per ritrovare una vittoria dei piccoli in casa dei giganti tocca fare un salto indietro di vent’anni, doppietta di Guilherme Cassio.
Al Santiago Bernabeu in queste settimana non si è respirata una bellissima aria, la gestione Benitez non convince e gli schiaffoni rimediati nel Clasico hanno reso ancora più scomoda la panchina di Rafa. Non sembra esserci migliore occasione per il Rayo Vallecano per fare la storia, i tifosi bianchi vedono rosso e chiedono a gran voce le dimissioni di Perez e sommergono Benitez di fischi. Potrebbe essere il giorno della disfatta, potrebbe essere il giorno della rivincita Rayo. Potrebbe.
Sliding Doors, tempo di Natale, auspici per il nuovo anno e desideri, il destino del Real Madrid non è quello di cadere nella polvere, non ancora almeno. Dopo dodici minuti però c’è aria di psicodramma, con il gol di Danilo reso vano da Amata e Jozabed in rapida successione. Gol dei Blancos realizzato in contropiede, a confermare l’assurdità del primo tempo, l’uno-due del Rayo rende i fischi del Bernabeu una vera sinfonia d’odio, Benitez è trasfigurato, la faccia da bonaccione non c’è più.
A salvare il lavoro a Rafa ci pensa Tito, che prende il rosso per un’entrataccia su Kross. Decisione severa ma giusta, pronto il pareggio Real, alla mezz’ora il fattaccio. Rigore che non esiste per un contatto tra Baena e Ramos, il signor Villanueva concede il penalty e manda il secondo giocatore sotto la doccia (doppio giallo). Troppo facile, dal calcio si passa al bullismo. Tre a due firmato Ronaldo, Bale per il poker. Intanto il Berabeu continua a rumoreggiare, neppure l’intervallo lenisce lo strappo e Cristiano Ronaldo, uscendo dal campo, mostra il suo disappunto.
Nella ripresa altri gol, tanti, tantissimi, addirittura sei. Dieci gol in totale, raccontarveli serve a poco e non influisce sul racconto di questo folle pomeriggio. Il Real Madrid ha vinto, dieci a due, ma le cose non vanno. Non bastano goleade da bulli a ricucire uno strappo così profondo. Forse è tardi, forse non è mai stato tempo per questo nuovo Real targato Rafa.