Claudio “The Tinkerman” Ranieri contro Josè “The Special One” Mourinho: i due allenatori del momento (chi nel bene e chi nel male) si affronteranno tra poche ore nel Monday Night del sedicesimo turno di Premier League in un match che, esattamente come lo scorso anno, mette di fronte due squadre che stanno vivendo un periodo completamente agli antipodi l’una rispetto all’altra. E se la stagione passata il Chelsea poteva permettersi di guardare dall’alto in basso il derelitto Leicester, quest’anno le parti si sono invertite con le Foxes pronte a sfidare le aquile in vetta alla classifica.
Dopo aver vinto il titolo in maniera abbastanza agevole l’anno scorso, i Blues erano chiamati a confermarsi anche per la stagione in corso che, invece, si sta per trasformare in un vero e proprio naufragio, con l’asso portoghese che rischia seriamente un esonero che avrebbe dell’incredibile. Non avverrà, ne siamo certi, ma perché il Chelsea sta faticando come non mai? Cosa si è rotto all’interno del giocattolo di Mou? Chi vi scrive non è certo un fanatico del gioco espresso (?) dalle squadre allenate dallo Special, ma è evidente che c’è qualcosa che funziona meno rispetto agli anni passati: la difesa, l’attacco e Hazard. Ma per il resto tutto bene.
Il belga è la chiave di volta del rebus Chelsea, perché negli ultimi anni il gioiellino è diventato il vero e proprio leader della squadra, l’uomo intorno al quale sembra(va) essere costruito il progetto tecnico per il prossimo futuro, ma senza dubbio quest’anno non pare essere lo stesso giocatore che la passata stagione si era aggiudicato il titolo di MVP della Premier League. D’accordo, gli infortuni ne hanno minato il rendimento, ma il lassismo con cui lo si vede spesso pascolare per il campo è davvero irritante e controproducente, perché manda in crisi sia il reparto difensivo sia quello avanzato. Sarà anche mancanza di ispirazione, ma quello che viene chiesto a tutti i centrocampisti offensivi di Mourinho è di difendere, cosa che non sta facendo Hazard nel 4-2-3-1 disegnato dal portoghese e cosa che non fa altro che caricare di responsabilità i poveri terzini, costretti a sobbarcarsi il doppio del lavoro in fase di copertura. Il fatto che poi gli esterni difensivi siano Azpilicueta e Ivanovic non aiuta molto. E qui entriamo nel secondo buco nero del Chelsea.
Il già citato serbo, Terry e Cahill, con tutto il rispetto che meritano, non sembrano più avere lo smalto dei bei tempi andati com’è logico che sia, eppure Mou non pare intenzionato a dare una rinfrescata al reparto, anche se ultimamente al capitano Blues è stato preferito Zouma, uno che certo non ha l’esperienza del navigato compagno, ma che sicuramente da un punto di vista atletico può eccome dire la sua, anche perché è sempre stato un precetto del tecnico di Setubal avere a disposizione dei centrali rapidi, vedi Carvalho (unica sua dote probabilmente) al Porto e Lucio all’Inter, giusto per citarne due. Per la fascia ci sarebbe anche Baba, tanto richiesto ad Abramovich (che ha sborsato la bellezza di 25 milioni per aggiudicarsi l’esterno), ma per ora il ghanese non ha visto il campo al di fuori della Coppa di Lega (nientemeno che contro il temibile Walsall) e della Champions League (contro il non certo irresistibile Maccabi Tel Aviv). Sull’attacco c’è poco da dire, o meglio, ce ne sarebbe in abbondanza, ma preferiamo stendere un velo pietoso a riguardo. Punto primo perché Diego Costa è stato dipinto come un top player ma così non è; punto secondo perché “El Tigre” Falcao ha percorso una parabola discendente spaventosa e si è trasformato in un tenero micetto; punto terzo perché il povero Pedro non ha ancora capito in quale tunnel è andato a infilarsi atterrando allo Stamford Bridge e a lui va tutta la nostra comprensione.
Capitolo Leicester. Ranieri si sta dimostrando una vecchia volpe: ha preso in mano quella che fino allo scorso anno era la barzelletta della Lega e l’ha trasformata in una contender per la vittoria finale, ma nemmeno il sottoscritto sa dire quanto credibile possa essere visto che di Icaro il mondo del calcio è pieno di esempi. Resta comunque il fatto che The Tinkerman, come viene chiamato il vecchio Claudio dai tempi proprio del Chelsea sta facendo un lavoro egregio con un gruppo che ha rischiato veramente tanto la passata stagione, salvandosi solamente grazie all’impressionante (o fortunosa?) serie di risultati positivi inanellati nel finale di campionato. Esattamente cioè quando la stella di Jamie Vardy ha iniziato a brillare. Quattro reti nelle ultime otto giornate e un altro anno garantito in Premier: e pensare che il classe ’87 non sarebbe dovuto nemmeno al Leicester quest’anno, tutta colpa di qualche battuta di troppo a fondo razzista sui giapponesi, che nei piani della dirigenza avrebbe voluto dire licenziamento in tronco. E invece Ranieri ha interceduto presso il proprietario del club, Vichai Srivaddhanaprabha (sì, abbiamo fatto copia e incolla..) e la sua punta di diamante è rimasta, ha chiesto scusa ai compagni, in particolare a Okazaki, e poi ha detto “Ok, l’anno scorso abbiamo scherzato, mister cosa si fa quest’anno?”. E Ranieri ha spiegato subito cosa fare, ha preso 11 gregari abituati a combattere in mezzo al campo ed è andato a prendersi la vetta della Premier League.
Si, ma come? Innanzitutto non ha stravolto la squadra come solitamente accade con l’arrivo di nuovi allenatori e non si è portato dietro i propri pupilli: ha solamente messo le mani su quello che aveva a disposizione, ci ha messo un po’ del suo inserendo qualche nuovo acquisto che si è rivelato azzeccato (Fuchs, Kantè e Okazaki su tutti) e oplà, il gioco è fatto. La squadra ha pian piano abbandonato la difesa a tre di Pearson e Vardy ha spostato il proprio fulcro di gioco dalla fascia sinistra e si è accomodato a fare la punta centrale, affiancato dal rapido Okazaki o dal più incisivo Ulloa, alle cui spalle agisce sempre e comunque l’algerino Mahrez, uno che in campo sembra andare a velocità doppia rispetto agli altri.
E non è un caso che il punto di forza del Leicester 2.0 sia proprio il gioco in contropiede. Basta sterili possessi palla (media del 45%) e via con transizioni offensive rapide e letali sfruttando lo straordinario atletismo di Vardy, cronometrato come il giocatore più veloce della Premieri al momento, e proprio di Mahrez, oscurato un po’ dal proprio compagno, ma autore fin qui di una stagione strepitosa. E poi c’è la difesa. Quello che però è sempre stato l’emblema del gioco made in Ranieri si rivela essere per ora il punto debole della squadra. I due centrali, Morgan e Huth, sono troppo lenti per un gioco ad alta velocità come quello degli Sky Blues e del campionato inglese in generale: inoltre non bisogna scordare che le Volpi corrono in attacco, ma spesso si attardano in difesa, lasciando spesso e volentieri ampi spazi tra le maglie della retroguardia, che risulta dunque una delle più battute del campionato, con sole tre clean sheet in quindici giornate. Ma forse questo rende il tutto ancor più divertente, quasi fossimo a Zemanlandia, ma senza quell’aura tetra che aleggia in campo e fuori.
Tornando al match vero e proprio, il risultato finale è un’incognita tremenda: il Chelsea non vince da tre giornate e ha sicuramente più bisogno di strappare quei tre punti che sicuramente farebbero comodo al Leicester per consolidare un’invidiabile posto al sole, ma che in fondo non sono così vitali per le Foxes. Tutto è riposto nella determinazione e nell’orgoglio della banda Mourinho, ma chissà che il buon vecchio Ranieri non decida di fare uno sgambetto al suo rivale e continuare a volare dove osano le aquile, sperando, ovviamente, di non fare la fine di Icaro come tanti prima di lui.