Leicester-Chelsea 2-1: Vardy-Mahrez, a kind of magic!

Leicester Vardy Mahrez

Leicester e Chelsea si trovano di fronte stasera in casa dei Foxes per un match che come al solito oppone una pretendente al titolo ad una squadra in lotta per la salvezza. Peccato che in questo strano 2015 le parti siano invertite: Leicester battistrada, Chelsea nei bassifondi.
Delle volte subiamo la suggestione del blasone, dello stemma sulla maglia e del nome del calciatore famoso, per questo nonostante la classifica e le statistiche stasera siamo sempre e comunque portati a considerare il match come una gara che debba in qualche modo rimpinguare la classifica dei Blues piuttosto che offrire l’ennesima sorpresa stagionale.
Dimentichiamo spesso che in campo vanno 22 ragazzi prima ancora che 22 calciatori, la partita inizia sempre 0-0 e, di solito, chi è più bravo vince, non necessariamente chi ha stipendi e valori di mercato superiori.
L’atteggiamento in campo, la tenuta di squadra, il linguaggio del corpo ci dicono sin da subito come stanno realmente le cose: in quello che ormai è un mondo alla rovescia il Chelsea adatta il suo modo di giocare all’avversario ed inizia la gara timoroso dei famigerati contropiedi della squadra di Ranieri.
Mourinho tiene la squadra bassa, cercando di evitare sbilanciamenti in avanti e mantenendo il pallone tra i piedi, seppure in maniera infruttuosa e abbassando i ritmi.

Ci si aspetta molto dal talento appannato di Hazard, ma il belga adesso sembra pure di cristallo ed esce dal campo dopo un contatto neanche troppo veemente, per far posto a Pedro.
Tutto inutile perché il Leicester si inventa un gol dei suoi, grazie all’inserimento veloce in area di Jamie Vardy, sempre lui, servito al bacio dall’immenso Mahrez. Incredibile l’atteggiamento dei centrali del Chelsea, bucati perfettamente al centro con Zouma immobile sullo scatto dell’attaccante avversario davanti a lui e Terry sorpreso da dietro. Tiro al volo e Courtois è battuto. A parte una reazione di pancia, che vale un legno scheggiato da Matic, i Blues arrancano con la sola eccezione di Willian, l’unico che sembra volere a tutti i costi cambiare l’inerzia del match. Purtroppo, in questo contesto, sembra un bambino a Gardaland nel giorno di chiusura: vorrebbe fare di tutto, ma non può far nulla.

Nel secondo tempo il Leicester esce ancora più determinato, con Vardy che stende Diego Costa e resiste al suo affronto a muso duro, roba che neanche Davide contro Golia.
L’incanto, però, si chiama Mahrez: cambio di gioco di Albrighton, stop, serie di finte che ubriacano Azpilicueta e sinistro a girare sul secondo palo per il 2-0.
Non c’è partita e allora lo Special One vara la soluzione anarchica: tutti in attacco con Fabregas per Terry e Remy per Oscar. Dietro si collauda una stranissima difesa a 3: Azpilicueta, Zouma e Ivanovic continuano a giocare nelle stesse caselle di una difesa a 4, ma al serbo tocca coprire le due di destra.
Anche Ranieri ci capisce poco: in difesa resta spesso in inferiorità numerica, ma quando attacca ha sempre un uomo libero sul lato debole.

Il problema è che l’ossigeno sembra essere finito ed il Chelsea ora fa paura e dopo alcuni salvataggi al limite del miracoloso, Schmeichel capitola sul colpo di testa ravvicinato del neo entrato Remy.
Mancano 13 minuti più recupero e con la squadra di casa in difficoltà scende in campo anche il pubblico: tutte le tribune incitano senza pausa, ad ogni palla recuperata è boato. Anche gli ospiti scoprono di aver dato tutto e non riescono più a pungere, finisce nel delirio di un primo posto solitario dopo sedici giornate per i Foxes, con Vardy capocannoniere e Mahrez poco lontano.
Ranieri stavolta attua perfettamente la sua vendetta sull’uomo che l’aveva scalzato da Stamford Bridge e con il quale i rapporti non sono stati mai idilliaci. Mourinho aveva dichiarato di aspettarsi un Leicester in lotta per il primo posto ormai, una delle più classiche “gufate”, e non è detto che si sia poi così tanto allontanato dalla realtà, ma aveva anche dichiarato che la sua squadra poteva ancora ambire al quarto posto. Viene da chiedersi se intendeva considerare la classifica dall’alto o dal verso opposto!

Il Leicester ha giocato una gara brillante per circa 50/60 minuti, poi quando c’è stato da soffrire ha lottato con gente come Morgan in difesa, Kanté in mezzo al campo e l’indiavolato Albrighton sulla fascia che si sono sacrificati anche per i compagni che ne avevano meno, dimostrando un’abnegazione ed uno spirito di squadra senza pari.
Ranieri basa gran parte del suo gioco su un buon filtro a centrocampo, una difesa solida e le ripartenze veloci dei suoi esterni. Finora è bastato per rimanere al vertice, ma è chiaro un calo sarebbe più che fisiologico.
Il Chelsea è a +1 dalla zona retrocessione, ha raggiunto quota 9 sconfitte su 16 partite disputate, è una squadra che prima di pensare ad altro farebbe bene a tirar fuori gli artigli e mettersi quanto meno in salvo.

L’impressione, però, è che lo spogliatoio non remi compatto e nel mercato di gennaio non sono escluse sorprese.
It’s a kind of magic” cantava Freddie Mercury, leader dei Queen residente in quel di Kensington, Londra, a poche centinaia di metri dal quartiere di Chelsea, ma da quelle parti stasera risuona solo un malinconico blues.

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Cresciuto a pane e telecronache delle proprie partite con le figurine Panini sul campo di Subbuteo, sviluppa una passione viscerale per il calcio, che si trasforma presto in autentica dipendenza. Da sempre dalla parte degli underdog, non scambierebbe mai 1000 vittorie da cowboy con un unico grande successo indiano sul Little Bighorn. Tra una partita e l'altra, trova il tempo per laurearsi in economia, Tuttocalcioestero gli offre l'occasione per trarre finalmente qualcosa di buono dalla sua "malattia" per il pallone, strizzando l'occhio al sogno nel cassetto del giornalismo di professione.