L’Aston Villa, 102 stagioni in massima divisione inglese (solo l’Everton ne ha di più) e da sempre presente nella moderna Premier League, si ritrova a quota 6 punti in 15 partite, con il Sunderland penultimo a 12 e la salvezza a 14.
Remi Garde, chiamato a salvare capra e cavoli, ha raccolto due pari contro Manchester City e Southampton nelle prime due apparizioni, prima di cadere in casa sotto i colpi del Watford.
Oggi davanti a lui c’è il maestro Arsène Wenger, suo allenatore all’Arsenal nella stagione del double nel non troppo lontano 1998.
L’Arsenal arriva a Birmingham con la possibilità di scavalcare City e Leicester, prendendosi la testa del campionato in attesa del Monday Night.
Sanchez, Cazorla, Wilshere, Arteta, Rosicky, Coquelin e Welbeck è la chilometrica lista infortunati dei Gunners, che comunque confidano in Joel Campbell, Oezil, Walcott e Giroud per scardinare la resistenza dei Villans.
L’Aston Villa ha vinto solo 3 degli ultimi 33 confronti e sempre in trasferta, serve una prova impeccabile ed i padroni di casa sembrano fin da subito applicarsi in tal senso.
Almeno fino al 7′, quando Hutton cerca di contenere Walcott con un presunto abbraccio, contatto di mediocre intensità per i canoni inglesi, ma l’esterno dell’Arsenal protesta, l’arbitro e l’assistente prima sembrano correre verso centrocampo, poi Mr. Friend si ferma e fischia il rigore, ergendosi a zimbello della tifoseria di casa e subendo da qui in avanti valanghe di ironici applausi ad ogni suo intervento a favore.
La gara staziona sull’1-0 per diversi minuti senza troppe occasioni se non due uscite a vuoto dei portieri Guzan e Cech, graziati rispettivamente da Giroud e Bacuna.
L’Aston Villa si difende in maniera compatta ed entra duro a contrasto, l’Arsenal non riesce a ripartire in velocità e si limita a mantenere il possesso palla senza forzare i ritmi.
Il problema per i Villans è che il punteggio recita 0-1 e offensivamente non ci sono segnali di vita: il centrocampo ripiega costantemente a protezione dei difensori e gli avanti non ricevono il giusto supporto in fase d’attacco, tanto che ogni qual volta la squadra di casa prova a ripartire, l’azione si risolve in un velleitario tiro da fuori o un innocuo traversone al centro dalla retroguardia, preda il più delle volte del totem Mertesacker.
Al 38′ il Villa offre un’alternativa: non riuscendo né a tirare né a crossare, perde palla sulla tre quarti di campo, Walcott la riceve nello stesso momento in cui Oezil, Ramsey e Giroud si aprono a ventaglio verso l’area avversaria rimanendo 3 contro 1. La palla arriva al tedesco che giunge davanti al portiere in uscita e serve Ramsey per il facile tap-in del 2-0 che sa tanto di “game, set and match”.
L’Arsenal, asciugata la timida goccia di sudore per il minimo sforzo compiuto nel primo tempo, rientra in campo nella ripresa con un atteggiamento fortemente rinunciatario.
L’Aston Villa ne approfitta come può, vale a dire non ne approfitta, se non con un goffo stacco di testa di Sinclair, solo in area, finito sopra la traversa e un tiro a giro di Bacuna che manca di poco l’angolino.
Wenger ha un sussulto più di fastidio che di paura e mette Gibbs per evitare anche tali minimi spaventi e riassopire il match, Garde prova a defibrillare l’attacco togliendo Gestede, di cui si poteva determinare la presenza in campo solo per il nome in distinta, per Gil e reintegrando il giovane Grealish in luogo di Gueye. Il talento di origine irlandese (anche se sembra che abbia scelto di rappresentare l’Inghilterra) era stato punito per una notte brava in quel di Manchester; evidentemente l’opzione di annegare nell’alcool i dispiaceri di questa stagione disgraziata non rientra nei piani dirigenziali dei Villans.
Il ragazzo ha per idolo George Best, tanto che entra in campo con i calzettoni arrotolati come faceva il leggendario 7 dei Red Devils, peccato che per ora sembra avvicinarsi a lui più per le statistiche alcoliche che per quelle realizzative.
169 gare di Premier League senza subire gol per Petr Cech, record di Calamity James eguagliato, e 2-0 in cassaforte. L’Arsenal guarda tutti dall’alto in attesa del Leicester di Ranieri, che domani può tentare di scavalcarlo battendo il Chelsea di Mourinho.
E’ perfino difficile valutare le reali potenzialità della squadra sulla base dell’odierna sgambata di Birmingham, troppo impotente questo Aston Villa per rappresentare una vera insidia.
A Remi Garde non rimane che sperare nei miracoli, serve un’inversione di tendenza globale che prenda necessariamente in considerazione un massiccio intervento sul mercato.
Il peggior attacco della Premier non si spiega solo con uno scarso centravanti, ma anche con una totale assenza di gioco e meccanismi offensivi.
Considerato che davanti ai Villans ci sono squadre come Sunderland e Newcastle che hanno un organico potenzialmente superiore e che possono legittimamente ambire ad un recupero verso posizioni migliori, è davvero difficile pensare che la prossima stagione non possa essere la prima della Premier senza la squadra di Birmingham.
Aston Villa-Arsenal 0-2 (8′ rig. Giroud, 38′ Ramsey)