In lutto il calcio dell’Honduras, a La Ceiba, nella notte, è stato ucciso il capitano della nazionale Arnold Peralta, 26 anni. Undici colpi di pistola, sparati da un uomo in motocicletta non ancora identificato.
L’Omicidio di Peralta mette a nudo la drastica realtà del paese caraibico, attanagliato da una criminalità dilagante, alimentata da una crisi economica che non conosce fine e dall’alto tasso di disoccupazione. San Pedro Sula è considerata la città più violenta al mondo, secondo un rapporto del 2011 dell’ONU, per la questione droga e narcotraffico, nella capitale del distretto di Cortès avvenivano 86 omicidi all’anno ogni 100.000 abitanti, circa 20 volte il tasso di violenza registrato negli Stati Uniti. Il rapporto evidenziava anche dei forti indici di corruzione nelle forze di sicurezza e la mancanza di strumenti per combattere il narcotraffico da parte del sindaco della città, Juana Carlos Zuniga. Ora la cifra è drasticamente raddoppiata degli omicidi.
L’America centrale è una zona strategica per lo spaccio internazionale di droga, alimentato in particolar modo dalle gang di strada conosciute come “Maras”, stimati in oltre 70.000 unità fra Honduras, El Salvador e Guatemala. L’unica speranza per questi tre paesi, è quella di cercare rifugio negli Stati Uniti, soprattutto sono i minori a scappare, per poi essere costretti dalle autorità a tornare nel paese di origine. Dal 1 ottobre 2014, sono stati 47.017 bambini non accompagnati arrestati al confine sud-ovest degli Stati Uniti, per lo più dal Centro America.
I motivi dell’omicidio di Peralta sono ancora sconosciuti. Il centrocampista dell’Honduras aveva partecipato con la propria nazionale ai Mondiali brasiliani ed era stato recentemente acquistato dal Deportivo Olimpia, squadra del campionato honduregno, eliminata in semifinale di campionato lo scorso fine settimana. Peralta aveva giocato anche in Europa con la maglia dei Rangers Glasgow.