L’ex allenatore del Milan, Clarence Seedorf, ha ammesso che non gli dispiacerebbe affatto allenare in Premier League, dove, nelle ultime settimane, è stato accostato alla panchina del Newcastle, attualmente guidata con risultati assai scarsi da Steve McClaren, ex selezionatore tecnico della nazionale inglese. In Inghilterra, però, i Magpies non sono stati gli unici a manifestare interesse per Seedorf, che avrebbe ricevuto una richiesta anche dal QPR, nobile decaduta della Championship inglese.
Seedorf, inattivo da oltre 15 mesi dopo non essere stato confermato dal Milan al termine della stagione 2013/2014, è alla ricerca di una nuova panchina. E la Premier League sarebbe una destinazione assai gradita:”L’Inghilterra mi affascina ed ha una storia molto particolare. Già da giocatore sono stato molto vicino a trasferirmi in Premier League, ma poi non si è mai fatto nulla. Ora, da allenatore, spero in futuro di poter vivere l’emozione e le sensazioni di quel fantastico campionato“.
Nelle ultime settimane, l’ex rossonero è stato accostato alle panchine del Galatasaray (poi affidata a Mustafa Denizli) e della nazionale olandese:“Se c’è un buon progetto, sarei felice di prenderlo in considerazione. Ci sono state un sacco di voci sulla mia futura destinazione ed è piacevole essere accostato a squadre così prestigiose: avere un buon numero di opzioni, è sempre meglio che non averle“.
Clarence, unico giocatore ad aver vinto la Champions League con tre squadre diverse, ha avuto la fortuna di essere allenato da diversi grandi tecnici come Guus Hiddink, Fabio Capello, Louis Van Gaal e Carlo Ancelotti:”Ho avuto il privilegio di essere allenato da grandissimi allenatori e di aver giocato in diversi paesi: credo di aver appreso un po’ da tutti i campionati che ho sperimentato, olandese, spagnolo, italiano, brasiliano“.
“La mia squadra – ha proseguito Seedorf – dev’essere un mix di tutto ciò: organizzazione e possesso palla del calcio olandese, mentalità offensiva di quello spagnolo, organizzazione difensiva e voglia di vincere del calcio italiano, e libertà di esprimere il talento come nel calcio brasiliano. In parole povere: calcio d’attacco, ma con un’ottima organizzazione difensiva“.