E’ davanti a stadi come lo Stamford Bridge del Chelsea, al Craven Cottage, casa del Fulham o il caloroso San Paolo di Napoli; ha scalzato impianti esotici decisamente più futuristici o che dire del Ramón Sánchez-Pizjuán del Siviglia o il Volksparkstadion di Amburgo? Tutti lasciati alle spalle: l’An der Alten Försterei è altro, è qualcosa di speciale. Nella particolare classifica stilata da FourFourTwo sui 100 migliori stadi nel mondo, il fortino dell’Union Berlin, squadra di Zweiteliga, infatti, si piazza al 50esimo posto. Esattamente a metà classifica scavalcando di gran lunga impianti più altisonanti, ma come spiega il sito inglese, potrà anche non vincere il premio per il miglior stile architettonico, ma non si può progettare un fascino come questo. La sua è una storia travagliata e per certi versi entusiasmante e per chi, come me, ha avuto il piacere di assistere ad un match, non può che essere d’accordo. L’impianto sorge in mezzo all’esteso parco-foresta Wuhlheide, nel distretto di Treptow-Köpenick, nella periferia orientale di Berlino. Arrivarci è come essere coinvolti in una processione liturgica: dalla fermata della S-Bahn di Warschauer Straße fino a Köpenick, il treno si riempie via via dei colori rosso e bianco, il rumore delle rotaie sfuma lasciando spazio a cori e canti. Una volta scesi, tutti assieme in religiosa marcia, abbondantemente carichi di birra, ci si addentra nelle viuzze del quartiere prima di lasciare la strada battuta per addentrarsi nella foresta. Quando il chiasso aumenta di decibel si è arrivati allo stadio: gli alberi si aprono per ammirare l’An der Alten Försterei.
Il posto lo scelse, nel 1920, l’SC Union Oberschöneweide, squadra creata da un gruppo di studenti nel 1906, che si vide costretta ad abbandonare lo stadio di Wattstraße, prossimo ad essere demolito per far spazio ad abitazioni. Al nuovo stadio fu dato il nome di Sportpark Sadowa, un richiamo sia all’attiguo bosco (poi nel 1929 chiamato Wuhlheide), ma anche all’omonima battaglia del 1866 durante la guerra austro-prussiana. Fu il derby berlinese tra Union e Viktoria ad aprire le danze: la partita, terminata 1-1, venne disputata il 17 marzo 1920. La struttura aveva il mimino indispensabile: 10mila posti, uno spogliatoio, i servizi igienici, un paio di biglietterie e l’immancabile pub. L’inaugurazione ufficiale dell’impianto, invece, arrivò il 7 agosto dello stesso anno e fu un evento prestigioso: un’amichevole tra Oberschöneweide e il Norimberga, campione di Germania dell’epoca, capace di inanellare 104 incontri senza sconfitte tra il 1919 e il 1922. Fischio d’inizio alle 18:00 e, tra 7mila spettatori, vinse, ovviamente il “Der Club” per 2-1. Il nome di Sadowa-Platz, in realtà, fece ben presto spazio all’immaginario collettivo: la vicinanza dello stadio a una casa destinata all’alloggio del guardaboschi, poco a poco, fece cambiare nome all’impianto, che divenne così affettuosamente noto come Alte Försterei (in italiano, appunto, presso la vecchia casa del guardaboschi).
La storia del club anti-regime berlinese e quella del suo stadio vivono di alti e bassi: nel 1966 l’Union conquistò la promozione nella DDR-Oberliga, il massimo campionato nella Germania Est e la società decise di ampliare e migliorare lo stadio. Fu innalzata la tribuna est “Gegengerade”, venne costruita una cabina per i giornalisti, ai quali seguirono altri lavori tra il 1979 e il 1981 che comprendevamo l’ammodernamento dei lati nord e sud, rifare il manto erboso e installare un display illuminato. La capacità dello stadio arrivò a 25.500 spettatori e quello fu il periodo dove vennero stabiliti due record di affluenza ancora oggi imbattuti: il 23 maggio 1984 con 22.500 supporter nello spareggio per non retrocedere tra Union Berlin e Chemie Leipzig e il 21 giugno 1986 con 23.000 tifosi durante una partita di Intertoto contro il Bayer Uerdingen.
Ma data l’assenza di interventi di manutenzione successivi, negli anni ‘90 lo stadio iniziò ad accusare una certa obsolescenza. L’Union Berlin, per il rotto della cuffia, poté continuare a giocare all’Alte Försterei solo grazie alla concessione di permessi temporanei, che, però, non vennero più rinnovati nel 2006. La dirigenza berlinese si trovò quindi dinanzi ad un bivio: traslocare in un nuovo stadio oppure rinnovare la struttura. Ai tifosi, romanticamente legati alla loro casa, non piacque l’idea di fare le valige e cambiare impianto, così, grazie al loro supporto e contributo, convinsero la società a optare per la seconda soluzione. Una prima fase di lavori iniziò nel 2007 e si concluse nel 2009, lo stadio venne quasi totalmente ricostruito, aggiunsero una tettoia, fu rifatto il pavimento, il campo venne dotato di un sistema di riscaldamento e vennero riparate recinzioni e ringhiere. Alcuni lavori furono svolti dagli stessi tifosi. Più di 2mila volontari misero il loro cuore e la loro energia per quasi 140mila ore consecutive. L’evento segnò un segno di fede che seguì di qualche anno più tardi, un patto di sangue, letteralmente: nel 2004, per dare la possibilità alla società di comprare la licenza per iscriversi al campionato di quarta divisione, i tifosi organizzarono una campagna per donare il proprio sangue agli ospedali di Berlino. Il ricavato fu ceduto allo stesso club. Un legame indissolubile che difficilmente ricordiamo per altre realtà calcistiche, incrementato ulteriormente dalla decisione di riservare alcune quote del club ai tifosi. Così nel dicembre 2011 nacque l’iniziativa “Alte-Försterei-Aktie” che portò 5.473 supporter ad acquistare le azioni dell’Union Berlin per un totale di 2.736.500 euro destinati all’ammodernamento dell’impianto. Come l’araba fenice, l’An der Alten Försterei nacque nuovamente l’8 luglio 2009, quando furono aperte le porte per l’amichevole contro gli acerrimi rivali dell’Hertha Berlino (finì 3-5 per gli ospiti). La seconda fase di ristrutturazione è iniziata nel 2012 e si è conclusa di recente con la costruzione di una nuova tribuna e portato a 22.012 spettatori la capienza massima (di meno rispetto a qualche decennio fa).
Ma non è tutto: dal 2003, da quando alcuni tifosi si intrufolarono illegalmente e furtivamente all’interno dello stadio, poco prima della vigilia di Natale, va in scena il “Weihnachtssingen”. E’ una festa per tutti gli abitanti di Köpenick che si ritrovano lì per cantare canzoni natalizie e bere del vin brulé, illuminati da tantissime candele. L’anno scorso hanno partecipato 27mila persone, in un impianto, come detto, che a stento arriva a 22mila posti.
Nell’estate 2014, invece, in occasione dei Mondiali di calcio, poi vinti dalla Germania, la società invitò tutti i supporter a vedere le partite all’An der Alten Försterei, senza rinunciare alla comodità del divano di casa. Fu installato un maxischermo, lo stadio venne abbellito come un tradizionale soggiorno e ai tifosi venne chiesto di portare il loro caro sofà. Con litri di birra, amici di sempre e solita scaramanzia, l’evento riscosse un grandissimo successo.
Ora, forse, avete un po’ capito perché l’An der Alten Försterei si trova in 50esima posizione: è uno stadio fuori dall’ordinario, per una società fuori dall’ordinario, per dei tifosi fuori dall’ordinario.