Vivere il calcio in Italia significa, volente o nolente, esser costretti a parlare degli arbitri, della bontà e della buonafede delle loro decisioni. Fa parte dell’abc della cultura di questo sport nella nostra penisola, e si finisce per illudersi che oltre i confini nazionali le cose vadano in maniera differente, ma basta allontanarsi un attimo per realizzare che spesso ogni mondo è paese. In Spagna ad esempio, il posto più simile all’Italia che possa esistere in questo pianeta, dal punto di vista calcistico e non, potrebbe scoppiare una nuova bufera – come se non bastasse lo scandalo del calcio scommesse iberico. Stavolta però nell’occhio del ciclone non ci sono i calciatori, ma la struttura organizzativa arbitrale. Sembrerebbe infatti che un arbitro di Liga, che ha preferito rimanere anonimo, abbia denunciato José Angel Jiménez Muñoz de Morales per aver ricevuto pressioni volte a danneggiare il Barcellona nel prossimo clásico che si terrà il 21 novembre.
Muñoz de Morales è il portavoce nonché consigliere delle Relazioni Esterne del CTE (lett. Comité Técnico de Árbitros), l’organismo che designa le terne arbitrali nella Liga e, da quanto si legge nel documento reso pubblico, avrebbe espressamente detto che “in caso di consenso a queste richieste avrebbe avuto un’ottima carriera arbitrale e che in caso contrario invece avrebbe dovuto valutare l’ipotesi di un rapido declino, perché la carriera degli arbitri è molto corta”. Nel testo si cita anche la posizione di un altro assistente di linea che ha subito lo stesso tipo di pressioni. A freddo il portavoce arbitrale ha sostenuto di non voler fare alcuna contro-denuncia e che si limiterà a difendersi con il normale decorso dei fatti, ma intanto la Guardia Civil ha già aperto le indagini, anche perché la denuncia è arrivata anche alla Fiscalía Anticorrupción catalana, l’autorità anticorruzione spagnola.
Attualmente in Spagna il sistema di designazione arbitrale è gestito da una Commissione formata da tre membri: un rappresentante della RFEF, la Federcalcio iberica, uno della LFP, la Lega Calcio, e un terzo rappresentante esterno di comune accordo. Questa triade designa per ogni gara di campionato tre possibili terne arbitrali dalle quali verrà estratta per sorteggio quella che poi effettivamente dirigerà la gara in questione. Ragion per cui nella denuncia si evince come l’accusato Muñoz de Morales avrebbe parlato di pressioni nel caso in cui il suddetto direttore di gara fosse riuscito ad aggiudicarsi la sfida tra Barcellona e Real Madrid. Comunque sia non è la prima volta che si parla di pressioni arbitrali all’interno del sistema.
Un paio di anni fa l’arbitro di Primera División José Luis Paradas Romero decise di appendere il fischietto con quattro-cinque anni in anticipo per una serie di episodi spiacevoli con il direttore tecnico del CTA, Manuel Díaz Vega. Secondo quanto riferito da Paradas Romero il dirigente arbitrale lo accusò di non aver avuto coraggio di allontanare Mourinho dopo un Real Madrid–Rayo Vallecano, e in un successivo meeting volto a una chiarificazione tra i due, sempre secondo quanto rivelò l’arbitro, Díaz Vega fu molto vicino ad alzargli le mani. Fatto sta che Paradas Romero, curiosamente, fu lo stesso arbitro che allontanò dal campo di gioco l’allenatore portoghese nelle ultime due sfide in cui aveva diretto il Real Madrid, e dopo quella sfida con il Rayo non tornò mai più a dirigere. Non fu ben chiaro se non superò i test fisici o se questi test non fossero mai più stati realizzati, comunque gli fu impedito di dirigere altri incontri e a fine anno sarebbe stato declassato di categoria.
Lo stesso Paradas Romero è intervenuto lunedì scorso a Radio 4G per dire la sua in merito alle accuse a Muñoz de Morales e ha spiegato che per lui non fu facile decidere di abbandonare un’attività che permette di guadagnare circa 180mila euro netti l’anno, ma che, anche se non ricevette mai pressioni dirette, si rese conto di determinati meccanismi che premiano i direttori di gara che favoriscono le grandi. A tal proposito ha citato un Villarreal–Real Madrid del 2011/12 nel quale si rese protagonista espellendo Sergio Ramos e Özil, ammonendo il diffidato Lassana Diarra e allontanando Mourinho e Rui Farias. A fine gara Mejuto González, ex-arbitro e osservatore arbitrale per quella partita, gli disse che non sbagliò nulla e compilò un’ottima relazione sul suo operato, ma di fatto la sua carriera iniziò il declino. Non solo non arbitrò mai più né Real Madrid né Barcellona per tutta la stagione – gli fu detto che dopo quel match delicato, lo avrebbero tenuto lontano dalle grandi per proteggerlo mediaticamente –, ma terminò l’anno non raggiungendo nemmeno una dozzina di gare di Liga dirette, quando la media si attestava poco sotto la ventina.
Comunque, come ha ribadito a Radio 4G, da parte sua non c’è stata alcuna accusa al consigliere del Comité tecnico Muñoz de Morales, con cui ha dichiarato di aver avuto sempre un ottimo rapporto. Certamente però il mestiere arbitrale, in Spagna soprattutto, non è per niente facile. La sudditanza verso le due super-potenze di Madrid e Barcellona è percettibile, e probabilmente è anche caricata dai media che si focalizzano sulle due squadre più seguite della penisola. Basti pensare che già da una settimana qualsiasi match trasmesso sulle reti private spagnole reca un intero angolo del teleschermo dedicato al conto alla rovescia per un clásico distante quasi un mese. A volte ci si illude che la realtà italiana sia un’isola infelice, ma non bisogna andare molto lontano per ritrovare situazioni più che analoghe.