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Valencia – Zenit 2-3 – Hulk crea, Lodygin rovina, Witsel rimedia. Impresa russa al Mestalla. Lione fermato in Belgio

Lo Zenit in Spagna ha sempre perso. Tre KO su altrettante gare. Ma per la legge dei grandi numeri, questo doveva cambiare, prima o poi. Ed è successo al Mestalla, in una gara condotta quasi alla perfezione, lasciando sfogare i valenciani, e punendoli in ripartenza. Con rabbia, grinta, orgoglio. Tre aggettivi che non siamo soliti accostare alle formazioni russe, ma che per la seconda volta dobbiamo usare in questa stagione, dopo che già il CSKA, nel ritorno del turno di playoff contro lo Sporting Lisbona, li mise in campo.

Uno Zenit che deve fare di necessità virtù: con Shatov non al meglio e solo in panchina, gioca Anyukov in difesa e Smolnikov avanzato sulla trequarti nel 4-2-3-1 di Villas Boas. Dall’altro lato Nuno Espirito Santos sorprende, preferendo Piatti al giovane e ruspante Alcacer nel tridente completato da Negredo e Feghouli. Tra i pali, senza gli infortunati Ryan e Diego Alves, gioca il quarto portiere Domenech, preferito al terzo Yoel Rodriguez.

Pronti, via, il Valencia va ad un passo dal vantaggio dopo appena 2′, con una conclusione dalla distanza di Joao Cancelo che sorprende Lodygin ma si stampa sulla base del palo. Scampato il pericolo, lo Zenit si ricompone, si difende ordinatamente nella propria trequarti e poi, sfruttando le ampie praterie apertesi tra la difesa e la mediana spagnola, punisce. Minuto numero nove: contropiede magistrale condotto dai russi, palla che arriva ad Hulk: controllo e perfetto diagonale dal limite dell’area che si insacca. Il Valencia prova a reagire, ma senza trovare varchi nella difesa piteriana ben guidata da un sontuoso Garay. Tanto che è lo Zenit ad andare più vicino al goal, quando alla mezzora Domenech deve opporsi ad un indemoniato Hulk, lanciato ancora in contropiede. Ma il portiere spagnolo poco può una decina di minuti più tardi: bolide dalla distanza sotto la traversa del brasiliano, assolutamente imparabile per potenza e precisione. 2-0 che ammutolisce il Mestalla al termine della prima frazione di gioco.

Nella ripresa si suona però altra musica. Merito dell’ingresso immediato di Alcacer al posto di un disastroso Fuego e del passaggio al 4-2-3-1 del Valencia. Ci mette tre minuti a farsi notare il giovane talento spagnolo, mettendo in rete il goal del 2-1 … annullato però per fuorigioco dal direttore di gara. Pericolo scampato per lo Zenit? Si, ma al 54′ il goal arriva comunque: il portoghese Joao Cancelo sbaglia il cross (o calcia volontariamente?), ne esce un tiro sul primo palo che sorprende il mal piazzato Lodygin. I ragazzi di Espirito Santo si ritrovano in partita, e buttano decine di palloni al centro per sfruttare le indecisioni del portiere russo, ma senza fortuna. Ci pensa al 73′ un altro portoghese a pareggiare, Andre Gomes, che entra in area e poi scarica un destro che buca le mani dell’inguardabile Lodygin. 2-2, rimonta completata. Si, ma la partita è folle. E lo Zenit torna subito avanti, con un perfetto e delizioso diagonale di Witsel che bacia il palo e entra in fondo alla rete. Il Valencia crolla, non crea più nulla di pericoloso. E cade, a sorpresa.

Se Valencia piange, Lione non ride comunque. L’Olympique sul campo della matricola – ed esordiente in Champions League – belga Gent non va oltre un 1-1 che lascia tanto l’amaro in bocca ai francesi: Milicevic con un bel diagonale risponde al goal del vantaggio ospite siglato da Jallet. Ma l’occasione clamorosa nel finale ce l’ha Lacazette: all’89’, infatti, il bomber francese si incarica di battere un calcio di rigore assegnato ai suoi, ma lo sbaglia clamorosamente. Due punti buttati che potrebbero essere decisivi in ottica qualificazione.

Matteo Mongelli

Classe '94, piemontese di nascita, tra un esame universitario e l'altro segue il calcio alle temperature più improbabili, dalla Scandinavia alla vecchia terra degli Zar. Russofilo e (a breve) russofono, sogna di diventare direttore sportivo e di vivere a San Pietroburgo. Guai a disturbarlo quando gioca il Krasnodar: potrebbe uccidere.

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Matteo Mongelli

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