E’ difficile immaginare come l’anno in cui il Bournemouth è salito per l’ultima volta dalla costa sud per affrontare il Liverpool ad Anfield i Beatles stavano spremendo le meningi per creare quel loro capolavoro che prende il nome di White Album. Era il 1968. Ed ora, come nelle favole più belle, i Cherries tornano nella città dei Fab Four per riscrivere un pezzo di storia del football inglese. Il Liverpool di Brendan Rodgers schiera per questo Monday Night gli stessi undici di una settimana fa nella trasferta vittoriosa contro lo Stoke City. Il nuovo acquisto Danny Ings parte dalla panchina; Balotelli, manco a dirlo, cristallizzato in tribuna. Due, invece, i cambi nella formazione del Bournemouth con O’Kane e Gradel dentro al posto di Gosling e Pugh. Per Eddie Howe, manager degli ospiti, un sogno che diventa realtà dopo aver centrato la doppia promozione che ha portato i rossoneri, in tre anni, dalla League One alla Premier League.
La gloria poteva essere precoce per i Cherries che al 5′ si vedono annullare, sugli sviluppi di un corner dalla destra, una rete di Elphick per fallo in attacco quanto mai dubbio su Lovren. Mai in Inghilterra si vedrà nuovamente fischiare un’infrazione del genere. Gli ospiti sono pimpanti e i Reds accusano l’inaspettata partenza degli avversari. Cresce il palleggio di Jordan Henderson e aumenta la pressione del Liverpool con Coutinho a giostrare dietro all’unica punta Christian Benteke. Al 26′ i padroni di casa vanno in vantaggio ma il giallo si infittisce: la sfortuna va a braccetto con il Bournemouth quando il gol proprio di Benteke andrebbe annullato vista la posizione attiva ma irregolare di Coutinho sul cross che porta alla marcatura. La rete fa bene al Liverpool che soffre meno e manovra con più tranquillità nella metacampo del Bournemouth. Ciò nonostante il gioco che Brendan Rodgers vorrebbe dai suoi non decolla: Lallana fatica parecchio largo sulla fascia, molto meglio quando può partire da seconda punta; Ibe, troppo testardo, cerca sempre il fondo e subisce costantemente il raddoppio di marcatura. Non bastasse, il metronomo Henderson (da tutti considerato il nuovo Steven Gerrard) deve abbandonare il terreno di gioco ad inizio ripresa, causa un probabile fastidio muscolare. Entra Emre Can, Milner è costretto ad arretrare di una decina di metri la posizione e i Reds non ripartono più. Va comunque analizzato il fatto che il Liverpool non ha ancora perso quell’innnata capacità di non saper chiudere le partite e lasciare il gioco agli avversari. I Cherries, dal canto loro, dimostrano di potersela giocare in questa lega previo l’arrivo di un attaccante di categoria: i centrocampisti di Eddie Howe necessitano profondità ma spesso e volentieri entrambe le punte King e Wilson fotocopiano i movimenti e la difesa del Liverpool ha gioco facile. Nel finale, con il Bournemouth riversato in avanti, Benteke ha la palla del KO ma la traversa gli nega la seconda gioia della serata. Tanti, tantissimi applausi per la punta Belga, la punta umile e proletaria che tutti i tifosi Reds si auspicavano arrivasse per cancellare, non l’avesse già fatto lui di suo, la meteora qual è il nostro Mario nazionale. Tanti, tantissimi applausi da parte di tutto lo stadio anche al Bournemouth che esce a testa alta da un match che avrebbe dovuto regalare loro un punto prezioso in ottica salvezza.