I due volti del calcio nelle semifinali della CONCACAF Gold Cup /Copa de Oro: prima la splendida favola della Giamaica, finalista contro ogni pronostico ma con ampio merito; quindi la scandalosa qualificazione del Messico, spinto in finale dalla CONCACAF e dall’arbitro di casa che assegna un penalty inesistente alla Tri sul finire del tempo regolamentare.
FAVOLA GIAMAICA: E’ FINALE
Non correranno forti come Usain Bolt, non canteranno come Bob Marley, ma i Reggaeboyz hanno regalato a tutta la Giamaica il 22 luglio 2015 una giornata storica, forse non solo a livello calcistico e sportivo. Il 2-1 propinato agli Stati Uniti nella semifinale della Gold Cup rimarrà sicuramente almeno fino a domenica la giornata più grande nella storia del calcio giamaicano, perché mai prima di questa edizione la nazionale caraibica era riuscita a qualificarsi alla Gran Finale del Campionato CONCACAF. Farlo contro gli Stati Uniti, campioni in carica, padroni di casa ed una delle due classiche superfavorite al successo finale, aggiunge ingredienti ancor più dolci a questo leggendario trionfo. Ad Atlanta Winfried Schafer ha vinto il ‘derby tedesco’ contro Jurgen Klinsmann e per la seconda volta nella sua carriera da tecnico dirigerà in una finale continentale, dopo quella vinta in Coppa d’Africa con il Camerun nel 2002.
All’11’ minuto il portiere della Giamaica Thompson rischiava di combinarla grossissima, sbagliando un rinvio di fronte all’attaccante Johansson che non riusciva a infilare la rete dei caraibici per un soffio. Poi giungeva dopo la mezzora il clamoroso uno due della Giamaica che risulterà determinante. Al 31′ rimessa laterale dall’out sinistro di Lawrence che trovava in area lo stacco di Darren Mattocks, che in anticipo su tutti annotava l’1-0. Primo gol di Mattocks nel torneo e curiosamente secondo assist da rimessa laterale per Lawrence, che in questo modo aveva servito McLeary nella partita d’esordio contro Costa Rica, in occasione del primo gol giamaicano nella Gold Cup 2015.
Passavano appena cinque minuti e al 36′ raddoppio dei Reaggae Boyz con Giles Barnes: punizione dal limite e sul destro di Barnes la barriera americana non saltava, con la staffilata dell’attaccante dell’Houston Dynamo che si infilava per la seconda volta alle spalle di Guzan. Usa sotto shock, Giamaica in paradiso.
Nella ripresa gli Usa davano l’assalto all’arma bianca, con Micheal Bradley che dopo soli 4 minuti sfruttava un’incerta respinta di Thompson e della difesa rivale per infilare il gol dell’1-2. Al 55′ poi il palo salvava Thompson, che con il petto riusciva a deviare sul montante ancora una violenta conclusione di Bradley. Nonostante il forcing statunitense e i tanti palloni giocati verso i sedici metri giamaicani, la nazionale di Schafer aveva il merito di non scomporsi sia da un punto di vista psicologico e soprattutto tattico. Mantenendo infatti costantemente almeno due uomini davanti alla linea del pallone, la nazionale caraibica magari non riusciva a trovare tante occasioni da gol, però sì poteva sovente ripartire e incontrare spazi in avanti, con 6 degli 8 calci d’angolo battuti che non a caso venivano guadagnati nel corso della ripresa.
La Giamaica inoltre riusciva ad esibire un’ottima circolazione ogni qualvolta entrava in possesso del pallone, concedendo rare occasioni negli ultimi 20 minuti e guadagnando istanti preziosi per arrivare al fischio di chiusura. Tre minuti di recupero e l’esuberante Winfried Schafer poteva liberare tutta la sua soddisfazione per il gran obbiettivo centrato. Per Jurgen Klinsmann primo fallimento durante la sua gestione: è stato giusto lasciare fuori dalla squadra Bobby Wood? Adesso gli Usa dovranno attendere per una tra Giamaica e Messico per strappare il biglietto verso la Confederations Cup del 2017 in Russia, nella quale il rappresentante CONCACAF sarà appunto deciso da uno spareggio tra gli ultimi due campioni del torneo del Nord Centro America e dei Caraibi.
MESSICO, GEIGER ‘MAN OF THE MATCH’
Sarà il Messico il rivale della Giamaica, ma più che le prodezze di Guardado e Vela, il Tri deve ringraziare la CONCACAF(che l’ha voluto finalista dopo la semifinale persa dagli Usa) e Mark Geiger, arbitro americano che parrebbe aver eseguito ordini provenienti dall’alto. Perché il rigore dato alla nazionale del Piojo Herrera all’88’ quando il Panama vinceva 1-0 è un’invenzione totale: il capitano panamegno Roman Torres (autore del gol di Panama) anticipava Esquivel, ma dopo il sombrero con cui frenava l’avanzata del rivale, Torres scivolava per terra, con la sfera che gli rimaneva incastrata sotto al costato, sfiorandogli il gomito proteso istintivamente verso il terreno come avviene sempre in caso di caduta. Forse il contatto col braccio esisteva, ma era assolutamente involontario, con Torres che altrettanto istintivamente allontanava il braccio dalla palla per non lasciare dubbi circa la casualità della posizione del suo arto superiore. Niente da fare. Rigore. E lì si scatenava la seconda plateale protesta dell’incontro di Panama, dopo quella del 29′ per l’espulsione dell’attaccante Luis Tejada, che aveva obbligato i centroamericani a giocare in 10.
L’intera nazionale del Canale minacciava di abbandonare l’incontro, con tutti i titolari in maglia rossa che abbandonavano il campo. E qui Geiger perdeva ogni credibilità. Infatti da regolamento avrebbe dovuto espellere tutti i giocatori panamegni per aver abbandonato il campo di gioco senza la sua autorizzazione. I calciatori della nazionale di Hernan Dario Gomez stazionavano per oltre dieci minuti a bordo campo, dove scoppiavano accenni di rissa con gli integranti della panchina messicana, quarto uomo ed alcuni dirigenti della Confederazione, oltre a restituire alla tribuna alcuni oggetti lanciati dal pubblico messicano. Cos’avrebbe dovuto fare Geiger? Forse espellere tutti i giocatori di Panama, seppur corretto da un punto di vista regolamentare, avrebbe fatto eccessivamente torto al buon senso. Ma il fatto che non abbia poi assunto alcun provvedimento (neanche un cartellino giallo) nei loro confronti, ha dato la netta sensazione che il direttore di gara statunitense si sia reso conto di averla combinata grossa con la decisione del penalty e che non abbia voluto castigare eccessivamente i panamegni. I cronisti e commentatori di Tv Azteca (tra cui l’ex storico portiere Jorge Campos) ipotizzavano per alcuni istanti che alla ripresa del gioco Guardado avesse potuto persino sbagliare deliberatamente la massima punizione, conscio forse dello sfacciato favore avuto dalla sua squadra.
Ma quando tutto ricominciava al 55′ minuto del secondo tempo (il 100′ minuto dei tempi regolamentari) Andrés Guardado prima di collocare il pallone sul dischetto lo battezzava con un bacio, non lasciando dubbi sulle sue intenzioni. Tiro angolato alla sinistra di Penedo e pareggio in extremis. Nei supplementari la partita si disputava in un’atmosfera irreale: il Panama giocava ormai convinto di essere vittima di un complotto, i messicani non spingevano più di tanto, forse pensando ai rigori come decisione più salomonica, ed il pubblico del Georgia Dome assistendo quasi in silenzio. Poi allo scadere del primo supplementare ancora rigore per il Messico: anche questo lasciava qualche dubbio, ma sicuramente applicabile visto il contatto tra Orozco e due difensori panamegni, che seppur senza troppa decisione, lo contrastavano senza entrare in contatto con la palla. Ancora il capitano Guardado andava sul dischetto, cambiava l’angolo e firmava il 2-1 definitivo. Ma nessuno festeggiava veramente questa qualificazione alla finale, dove tra l’altro non ci sarà Vela, squalificato per un’ammonizione al primo minuto per una gomitata rifilata a un difensore di Panama. Avrebbe meritato l’espulsione ed è da quell’episodio che Geiger ha perso la bussola.
Molti giocatori di Panama al fischio finale cercavano il contatto con l’arbitro americano, scortato fino agli spogliatoi dagli uomini della security (ci saranno sequele disciplinari). Il capitano Roman Torres cercava invece di placare gli animi, guadagnandone in dignità. Poteva essere l’eroe doppio di questa serata: al 57′ aveva realizzato il gol del provvisorio vantaggio con colpo di testa da azione di calcio d’angolo, proprio lui che, senza la sua folta criniera odierna, due anni fa aveva fatto con la sua ‘pelata’ di allora un gol in fotocopia a quello di ieri notte nella semifinale della Gold Cup 2013 dove Panama sì era riuscito ad eliminare i messicani. Ma Geiger e i suoi superiori forse non potevano tollerare una finale Giamaica-Panama. Quello che conta è il business e senza USA o Messico, la finale della Gold Cup non genererebbe forse gli stessi ascolti. Che ci fosse ‘del marcio in Danimarca’ lo si è definitivamente capito con il FIFA Gate in cui la CONCACAF è stata investita pesantemente, ma si pensava che proprio quanto avvenuto fuori dal campo richiamasse l’attenzione e sollecitasse detta confederazione ad evitare certi scandali, che invece non fanno altro che peggiorarne la reputazione. ‘I wanna love you’ football. E allora che sia la Giamaica a scrivere ancora una volta una bella pagina per mettere in secondo piano questa vergognosa macchia