“I soldi creano il tempo, una volta era il contrario, gli orologi hanno accelerato l’ascesa del capitalismo.” Recita un passaggio di Cosmopolis di Don De Lillo.
Il football cinese sta conoscendo il suo momento di massima espansione, gli equilibri e le forze in gioco sono precarie e in rapido mutamento. Proprio per questo non si può fare a meno di citare il caso Dalian Shide (precedentemente Dalian Wanda), la squadra più titolata del calcio cinese che oggi non esiste più, proprietà del gruppo Shide, (specializzato in materiali chimici per le costruzioni, elettrodomestici per la casa, prodotti petrolchimici, ma anche in ambito finanziario, assicurativo e sanitario), nel corso della sua storia conquista ben otto titoli nazionali dalla sua fondazione nel 1983 oltre alla Asian cup Winner’s cup (l’equivalente della vecchia Coppa delle Coppe). La società fu sciolta nel 2012 e acquistata dal gruppo Aerbin dando vita al Dalian Aerbin Fc, che attualmente milita nella China League One (l’equivalente della Serie B).
Il calcio cinese sta seguendo due vie parallele di sviluppo che un giorno combaceranno decretando l’ascesa come super potenza mondiale, la prima riguarda il massiccio calciomercato intrapreso dai club cinesi, mentre la seconda la crescita delle giovani leve.
E’ necessaria una premessa, quel che manca al calcio cinese fino ad ora è il branding (provate ad acquistare una divisa dello Shanghai SIPG o di qualsiasi altra squadra) dato che è ancora un’economia circoscritta a se stessa. A differenza di quello che sta accadendo con i club occidentali, quelli cinesi non fanno uso di piattaforme telematiche per far conoscere il proprio marchio. Si affidano al social cinese Seina Weibo (al quale gli utenti italiani non possono accedere), per il resto sui più tradizionali facbook o twitter non vi è traccia di pagine ufficiali dei vari club, non vi è ancora quell’accanimento di informazioni tipico dei media italiani per quanto riguarda la forma o le dichiarazioni dei vari giocatori, solamente l’essenziale è fatto trasparire. Per cui, l’evoluzione dovrà passare anche per questa via e creare una congrega di fan virtuali per richiamare sponsor e quindi maggiori introiti. Prendendo ad esempio il Guangzhou, se ne è parlato molto in Italia quando Lippi era l’allenatore, oltre ai trasferimenti di Diamanti e Gilardino, ma il club non è mai stato intenzionato di insinuarsi nel mercato italiano. Per tutti i club la corsia preferenziale più ovvia potrebbe essere il Sud America, nello specifico Argentina e Brasile per la mole di sudamericani che militano nella Chinese Super League.
La Cina, così come il Qatar, non rappresenta più una meta per giocatori sul viale del tramonto. Oltre alla colonizzazione dei club occidentali che hanno toccato l’Italia con il Pavia e il Milan, il calciomercato ha segnato uno spostamento di talenti e capitali verso est. Il colpo che ha decretato quest’inversione di tendenza lo piazzò il Guangzhou nel 2011 con l’ingaggio di Dario Conca dal Fluminense. Il fantasista argentino allora ventisettenne era stato eletto come miglior giocatore del campionato brasiliano e fu pagato 8,5 milioni di euro, ma ciò che richiamò maggiormente l’opinione dei media fu l’ingaggio da 13 milioni di euro stagionali che resero il giocatore il terzo più pagato al mondo per qualche periodo, solamente dietro Messi e Ronaldo. Una mossa che si discostava dalla politica degli altri club cinesi che puntavano all’ingaggio di stelle a fine carriera come Drogba e Anelka che miltavano nel Shanghai Senhua, oppure Keita, oggi alla Roma. Vecchie e vincenti glorie hanno certamente creato appeal e aspettative nei tifosi. Quello stesso anno l’inversione di tendenza fu definitiva dato che in estate arrivarono in Cina altre grandi promesse fra cui Lucas Barrios, fresco bicampione di Germania con il Borussia Dortmund, il brasiliano Muriqui e il promettente Elkeson dal Botafogo.
Le cifre del calciomercato cinese in pochi anni hanno conosciuto una crescita repentina escludendo la flessione del 2014 a causa della bolla speculativa nel settore immobiliare (fu un anno controverso per l’intero paese che segnò il minimo della crescita dal 1989 pari al 7%). Nella sessione invernale del 2015 i club della Chinese Super League hanno speso complessivamente 85 milioni di euro, posizionandosi dietro la Premier League (120 mln) e la Bundesliga (87 mln). Per l’ennesima stagione il bacino dal quale pescare è stato il mercato brasiliano, sempre colmo di giovani talenti. I giocatori arrivati sono di primo livello, oltre al ritorno di Dario Conca, stavolta allo Shanghai SIPG, il Guangzhou ha ingaggiato l’esperto Alan, attaccante prelevato dal Red Bull Salisburgo con il quale stava vivendo una stagione estremamente prolifica in Europa League con 8 centri nella fase a gironi. Il colpo che ha più clamore è quello di Ricardo Goulart, 23 anni, che, sempre il Guangzhou, ha acquistato dal Cruzeiro per 15 milioni, squadra nella quale il giovane attaccante era il perno offensivo. Lo Shandong è emerso mettendo a segno l’acquisto di Diego Tardelli, pupillo di Dunga e attaccante della nazionale brasiliana. Queste sono solo alcune delle star che vanno a popolare la CSL.
Non è da meno la campagna estiva attualmente in atto: lo Shanghai Shenua ha ingaggiato Demba Ba dal Besiktas, ma è ancora il Guangzhou a dettare legge con l’acquisto di Paulinho dal Tottenham per 17 milioni di sterline nonché il giocatore più costoso della storia del calcio asiatico. Oltre a questi nomi altisonanti sono in dirittura d’arrivo anche Robinho (Guangzhou), Asamoah Gyan (Shanghai SIPG)e il più recente Kleber che il Beijing Guoan ha prelevato dal Porto.
La maggior parte degli acquisti stranieri -che non raggiungono nemmeno il 20% sul total di giocatori della CSL dato che vi è un limite di cinque per squadra- riguardano il reparto offensivo o del centrocampo, mentre le difese sono composte prettamente da atleti cinesi. L’influenza di talentuosi stranieri ha portato benefici alla stessa nazionale con una buona crescita sul profilo del gioco permettendo ai giocatori cinesi di confrontarsi a un livello più alto. I nomi di spicco per la nazionale sono quelli dei velocissimi esterni Wu Lei (SIPG) e Yu Hanchao (Guangzhou) oltre all’imbattibile coppia difensiva del Beijing Guoan composta da Yunlong e Liang. La rappresentativa allenata dal francese Perrin (ex Lione) ha raggiunto dei risultati che fanno ben sperare per il futuro mettendo in mostra una squadra compatta e sicura di se nell’ultima edizione della Asian Cup, dopo un girone terminato a punteggio pieno con le vittorie contro Nord Corea, Saudi Arabia e il più quotato Uzbekistan, la Cina si è arresa ai quarti di finale contro i campioni dell’Australia trascinata da un intramontabile Cahill (guarda caso ora allo Shanghai Shenhua).
La domanda sorge spontanea, perché un promettente brasiliano dovrebbe preferire il campionato cinese piuttosto che ne tentare la fortuna in Europa? (E molti di questi talenti hanno tutte le carte in regola per riuscire nell’impresa). La risposta sta nei soldi, gli ingaggi che possono offrire i club orientali sono notevolmente elevati rispetto agli standard europei. Quello di Dario Conca non è un caso isolato (che saprà certamente accontentarsi degli 8,5 milioni percepiti dallo Shanghai SIPG). Prendendo ad esempio i giocatori ingaggiati nell’ultima sessione invernale, Goulart percepisce 6 milioni di euro, mentre Diego Tardelli 4, attualmente il giocatore che vanta l’ingaggio più ricco è Robinho con ben 12 milioni di euro.
Non se la passano affatto male nemmeno i tecnici, Lippi aveva ben 12 milioni di buoni motivi per rimanere in Cina. Gli allenatori dei club di vertice sono stranieri con una lunga esperienza internazionale alle spalle, da Cuca a Scolari che si sono recentemente fronteggiati, un suggestivo continuum della loro storica rivalità sotto la Grande Muraglia. Uno dei nomi più appetibili è quello di Sven Goran Erikson, ancora a secco di successi in Cina, precedentemente al Guangzhou R&F, ora siede sulla panchina dello Shanghai SIPG, squadra dalle fortissime ambizioni.
I risultati in campo internazionale sono radicalmente cambiati, il Guangzhou è stata la prima squadra cinese a vincere la AFC Champions League, un risultato storico considerando che sino ad allora i club cinesi a malapena riuscivano a passare la fase a gironi. La squadra del Canton ha tutte le carte in regola ber bissare il successo del 2013 essendo la squadra più quotata del torneo. Per uno sviluppo a ampio raggio e la realizzazione de “Il sogno cinese”, dovranno necessariamente migliorare pure i risultati degli altri club, fino ad ora molto poveri in ambito continentale. Il Beijing Guoan questa stagione è stato eliminato agli ottavi di finale dai coreani del Jeonbuck, mentre lo Shandong e il Sainty non hanno nemmeno passato la fase a gironi. Sarà importane una maggiore competizione, il monopolio del Guangzhou, campione delle ultime quattro edizioni della CSL, negli anni a venire rischierà di limitare la crescita dell’intero sistema.