Il nome di Carlos Tevez occupa i giornali da diversi giorni, per uno come lui non è certo una novità ma non ci sono dubbi che la sua carriera sia giunta a uno snodo decisivo. Il biennio con la Juventus ha convinto tutti, non solo sulla sua qualità (nota da tempo) ma anche circa costanza e applicazione. Dopo un lungo ostracismo, si sono riaperte le porte della nazionale e l’Argentina ne sta traendo beneficio. Il rigore del destino contro la Colombia è andato a segno, il popolo si stringe attorno all’Apache. In attesa di poterlo finalmente riabbracciare. Un sogno cullato a lungo e finalmente divenuto realtà: Carlos Tevez torna a vestire la maglia del Boca Juniors.
La sua squadra, in questo caso le parole sono pesate con il calibro perché il rapporto tra l’attaccante e gli Xeneizes ha radici profonde. All’età di sedici anni l’esordio al Torneo Apertura 2001/2002 contro il Talleres di Cordoba, stagione trionfale per il Boca, culminata con il successo in Libertadores. E’ amore vero, ma i fili del destino tengono Carlos lontano da casa dopo le 38 reti messe a segno con la casacca del Boca Juniors e la gioia dell’Intercontinentale 2003. Due anni al Corinthians, anche qui lasciando il segno con tanto di titolo di miglior calciatore del campionato brasiliano. Alloro che uno straniero con conquistava dal lontano 1976.
Poi l’Europa, finalmente Europa, con l’approdo al West Ham, da lì ancora successi. Due scudetti e una Champions con il Manchester United, scudetto ed FA Cup con il City. Carlos Tevez conquista trofei e titoli, sia individuali sia di squadra, i tifosi lo amano. L’amore vero però resta quello con il suo Boca. In nazionale le cose non vanno benissimo, la Copa America 2011 è un boccone amaro per l’Apache, che fallisce il rigore decisivo contro l’Uruguay. Argentina fuori dalla competizione, esclusione dall’Albiceleste fino al 27 otttobre scorso. Un periodo complesso per Tevez, che prima medita il ritiro, poi pensa al ritorno alla Bombonera.
La Juventus però lo trattiene in Europa, assegnandogli la maglia numero dieci rimasta senza padrone dopo il ritiro di Del Piero. Una casacca pesante, vestita per 19 stagioni dal capitano di mille battaglia, l’Apache però ha le spalle larghe e la indossa senza colpo ferire. Due scudetti, una Coppa Italia, una Supercoppa italiana e una finale di Champions, 50 reti in 95 gare. Strepitoso. Lo Juventus Stadium lo ama, dopo l’iniziale scetticismo per l’assegnazione del dieci, lui ripaga con abnegazioni e grandi giocate. Al cuore non si comanda e lui stavolta non vuole sbagliare strada. Nel 2009 la polizia lo pizzicò a Manchester senza patente, stavolta lui lascia che sia il cuore a tenere il volante del suo destino. Non serve il gps per tornare a casa.
Nell’era dei social siamo sommersi da messaggi, non è sinonimo di comunicazione. Una volta tanto, però, un tweet basta a riassumere una vita.
Bentornato a casa.