Stando a un noto aneddoto, Cristoforo Colombo – al suo ritorno dalle Americhe – sfidò i commensali presso la dimora del cardinale Mendoza a tenere un uovo in posizione dritta sul tavolo. I presenti provarono e riprovarono, per poi rinunciare e chiedere al genovese quale fosse la soluzione. Cristoforo, senza scomporsi, ammaccò l’ovetto in modo da renderlo piano da un lato. Semplice, no? Da qui nasce l’espressione “Uovo di Colombo“, una soluzione talmente semplice che alla maggior parte delle persone non viene neppure in mente. Pekerman ha fatto così, eccovi “L’Uovo di Colombia”. La squadra sfilacciata vista a lunghi tratti al mondiale e all’esordio in Copa America ha lasciato spazio a un gruppo, magari ancora con idee non chiarissime, ma ricco di voglia. Aggressività fin dal primo minuto, il Brasile ha faticato a trovare il corridoio giusto. Neymar rischia di passare dallo status di “deus ex machina” a quello di alibi.
I suoi compagni non sanno pensare fuori dalla scatola, non vogliamo farne una colpa al bravissimo Fernandinho (prestazione di sostanza la sua, averne di gente così) o a Miranda, gradiremmo però qualcosa in più dai vari Willian, Firmino e Fred, che ha fatto meglio in fase di ripiegamento. Contrariamente a quanto dice il pedigree, questo non è un Brasile grandi firme. Tale malinteso è stato letale un anno fa al Mundial, è cambiato l’allenatore ma la generazione di calciatori a disposizione è sempre quella, permane pure il problema del centravanti. Manca profondità, Firmino gioca con i compagni ma non sa offrire gioco ai compagni, stanotte i verdeoro hanno affrontato una difesa schierata per tutto l’incontro e ne è risultato un giochetto al limite senza nerbo.
Ad accendere la luce sempre Neymar, ieri in versione “uomo solo”, nessuno lo aiuta e lui sta smettendo di dialogare. I compagni non parlano la sua lingua calcistica, dopo un’annata con Messi e Suarez è difficile abituarsi a giocatori normali, stavolta però l’estro non è bastato. Merito alla Colombia, certo, ma il numero dieci deve fare un po’ di autocritica. E’ ancora bersaglio troppo facile per le provocazioni, il rosso rimediato ieri dopo il triplice fischio è roba da fessi. Testata a partita finita, ora il Brasile dovrà fare a meno di lui e tutti ricordiamo com’è finita qualche mese in Brasile… Il Venezuela non sarà la Germania, ma la gara d’esordio ha mostrato una squadra con le carte in regola per stupire. Neymar è solo nella gloria e solo nelle difficoltà, è il destino dei grandi e lui ha dimostrato carattere per caricarsi il gruppo sulle spalle. Saprà migliorarsi, “è un ragazzo”, ora serve un passetto in più, le responsabilità ti rendono grande o possono schiacciarti.
E’ successo anche ad Arturo Vidal, ottimo in mezzo al campo ma azzardato in altri frangenti. Mettersi al volante con un tasso alcolico fuori dai limiti (1,2 grammi contro lo 0,8 previsto dalla legge) è una cosa da non fare. Tanti i fattori in gioco, non sottovalutiamoli. Il bianconero ha messo a repentaglio la vita di sua moglie e quella di altre persone, il tutto durante un appuntamento di vitale importanza per tutto il Cile. Patente ritirata e nessun provvedimento da parte del ct, la legge è uguale per tutti ma alcuni sono più uguali degli altri. Lo diceva Orwell ed è sempre valido. Proprio per questo certe persone sono chiamate a un maggiore grado di responsabilità, le loro azioni hanno ripercussioni sulla vita degli altri. Vale per tutti, ma i leader devono accettare un peso maggiore. Funziona così, prendere o lasciare. Arturo ha fatto pubblica ammenda senza nascondersi dietro a un dito, questo gli fa onore, le lacrime sono sincere ma non siamo un paravento. In questo caso ci sono vite in ballo. I novanta minuti non bastano, Vidal e Neymar sono depositari di sogni e speranze. Molto diverse le colpe (una capocciata è robetta in confronto al rispetto della vita e delle persone), curioso l’intreccio di destini che pochi giorni fa li ha messi dinanzi a Berlino, il risultato comunque è sempre lo stesso: uomini soli al comando.
P.S.
Nota di demerito per Vidal, che alla polizia avrebbe detto “Così fottete tutto il Cile” riferendosi al suo arresto. Essere leader non è impunità, è l’esatto contrario.