Copa América, l’analisi: David Luiz volante non è pericolo costante

Il Brasile ha battuto il Perù, Dunga ha superato il primo ostacolo ma limitarsi al freddo risultato non basta a raccontare la partita di ieri. Il Brasile ha sofferto, merito di un Perù messo benissimo in campo da Gareca, non solo ripartenze ma spazio ben occupato in ampiezza da parte degli uomini Bicolor. Farfan formato super, sembra di rivedere il giocatore che mezza Europa voleva, prima che i problemi fisici ne minassero le prestazioni, bene anche la difesa: in una sola situazione i verdeoro hanno potuto andare in verticale contro una difesa non schierata. E’ bastata. E’ bastata a Neymar. Il verdeoro sono ai piedi del loro numero 10, giocatore sempre più forte a livello mentale. I numeri da youtube lo hanno reso celebre, alcuni atteggiamenti lo hanno reso inviso a molti, il suo cervello ha trasformato la classe pura in veleno per gli avversari.

Il fuoriclasse probabilmente ha affinato la lettura della gara dal compagno blaugrana Messi, è evidente che Neymar sia ormai in perfetto controllo delle varie fasi del match e sappia sempre quando colpire. Non basta la classe, serve la testa. Il giocatore ammirato un anno fa in occasione del mundial ha fatto la differenza in più di un’occasione, i suoi compagni senza di lui sono poca cosa. Non lo diciamo noi, è un dato che purtroppo emerge dalle prestazioni verdeoro. L’orchestra non suona, sopravvalutati alcuni strumentisti, incerta la partitura, lo stile asciutto di Dunga non è ancora stato metabolizzato. Perplessità anzi per alcune scelte, una su tutte quella di intestardirsi su David Luiz centrale. Piedi validi, visione di gioco, capacità di lancio, gioco aereo e carisma, il riccioluto del Psg ha doti immense, peccato che tra queste non ci sia difendere. Un giocatore di simile valore (non parliamo di quello economico, francamente eccessivo) non può diventare un problema ma deve sempre essere una risorsa.

La figura dell’allenatore esiste per valorizzare il materiale a disposizione, ieri l’ex Chelsea ha confezionato l’ennesimo disastro regalando il vantaggio avversario. C’è dunque un problema in difesa, ma non è che la mediana sia messa tanto meglio. Ieri i peruviani hanno controllato per lunghe fasi la zona nevralgica del campo, è evidente che qualcosa non funzioni. Abbiamo dunque già sottolineato due problemi ma ci sarebbe il modo per risolverli entrambi. David Luiz a schermo davanti alla difesa offrirebbe uno schermo importante in fase di non possesso, un ibrido tra Falcao e il Desailly rossonero diga di centrocampo. Non gli manca niente per diventare il faro del centrocampo verdeoro. David Luiz volante può essere la chiave di volta, c’è poco da perdere. Bene Filipe Luis, giocatore con poco glamour ma che sa sempre cosa fare, tanti punti interrogativi negli altri reparti. Poi c’è lui, Neymar Jr. Purtroppo non è ancora possibile presentarsi in campo con un solo giocatore, Dunga dovrà pensare a come sistemare gli altri dieci tasselli. C’è tanto da dire sul Brasile, per il momento ci fermiamo qui, in attesa che sia proprio il Brasile a raccontarci chi vuole essere.

Non c’è tempo per il rodaggio, se ne è accorta l’Argentina e pure il Brasile l’ha inteso, lezione che la Colombia ha imparato ieri sulla sua pelle. Il livello medio è molto alto, chi si aspetta tappeti rossi se ne resti pure a casa. Di rosso c’è solo il vino che dà il soprannome alla nazionale venezuelana, temibile mina vagante. Ieri il Renzaccio ci ha presentato la Vino Tinto come possibile outsider e la definizione è più che azzeccata. Che bravo Sanvincente, la sua squadra ieri a subito pochissimo al cospetto di una delle big continentali, tante invece le occasioni non capitalizzate. Male la Colombia, il talento dei suoi elementi non basta a farne una squadra e si notano chiaramente alcuni problemi intravisti al mondiale. Poca disciplina, zero propensione al sacrificio, a completare il cocktail micidiale troviamo alcuni giocatori non ben posizionati in campo: Armero e Zuniga come coppia di terzini non possono essere una sicurezza. Tutti avanti nel finale, Baroja è stato bravo a tenere in piedi la baracca ma il risultato è comunque sacrosanto. Abbiamo celebrato l’intelligenza calcistica di Neymar, questa dote per il momento i Cafeteros non l’hanno mostrata.

Paolo Bardelli

Nato ad Arezzo nei meravigliosi anni '80, si innamora prestissimo del calcio e non avendo piedi fini decide di scriverlo. Ha lavorato nella redazione del Guerin Sportivo e per tre anni cura la rubrica "Dalla A alla Z". Numerose collaborazioni nel corso degli anni con testate tra le quali tuttomercatoweb.com, ilsussidiario.net e il mensile Calcio 2000. Nel 2012 insieme ad Alfonso Alfano crea tuttocalcioestero.it. E ne è molto orgoglioso.

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