La geografia del calcio sta subendo dei cambiamenti macroscopici, il baricentro si sta spostando verso il continente asiatico, per certi versi sta seguendo con un ritardo decennale la stessa traiettoria dell’ordine mercantile. Le economie del sud-est asiatico e del medio oriente, esplose negli anni ’90, hanno conosciuto un incremento vertiginoso e nel tempo si sono rinnovate passando da una domestic lead growlt, nella quale il perno principale era la manodopera a basso costo e la bassa valuta della moneta, a una investment lead growlt con gruppi economicamente forti che impongono il loro prodotto nei mercati locali per poi espandersi a occidente. Negli ultimi quindici anni, in particolare con il boom economico di Shanghai nel 2004, il mondo ha conosciuto un’inversione di poli, l’ordine mercantile dall’America si è spostato verso l’estremo oriente, che sta inglobando poco a poco i residui del vecchio cuore economico acquistando le aziende cardine del mondo occidentale, dall’Europa agli Stati Uniti, passando ai giacimenti petroliferi e alle risorse primarie dell’America Latina e dell’Africa.
Questo fenomeno di inglobamento ha toccato persino la sfera calcistica andando a deregolamentarne il mercato e rompendo gli equilibri vigenti. Da quando gli emiri hanno acquistato le proprietà del PSG e del Manchester City, la presenza di investitori asiatici nel calcio europeo si è fatta sempre più forte fino a mettere radici anche in Serie A con la cessione dell’Inter nel 2013 e ora del Milan alla cordata di Bee Tachaenbol.
Il 5 giugno sarà ricordato negli annali del calcio non per il semplice fatto che Berlusconi ha iniziato a cedere terreno, con il 48% delle quote societarie dopo trent’anni di presidenza. Stiamo parlando del Milan, una società con una forte tradizione popolare, uno dei brand calcistici più vincenti e blasonati della storia ì che sta passando sotto il controllo di un gruppo orientale. E’ proprio il cinque giugno che il baricentro del calcio ha subito uno scossone epocale spostandosi sempre più verso est.
Chi è Mr. Bee? E’ davvero un broker così potente? Nasce nel 1973 a Bangkok, la sua famiglia di origine cinese ha saldi rapporti con la figlia di Deng Xiaoping (il sucessore di Mao al governo alla fine degli anni ’70). Dopo la crisi che ha colpito la Thailandia nel 1997 si trasferisce in Australia dove si laurea in Ingegneria Civile e consegue il Master Business Administration alla Sasin Business School di Bangkok.
Bee gestisce il Thai Prime Fund, società che si occupa di private equaty, ovvero l’acquisto di società non quotate in borsa che hanno ampi margini di crescita. Il fondo le migliora incrementandone il fatturato per poi rivenderle. Non si hanno molte informazioni per quanto concerne la Thai Prime, vi è una sola pagina facebook priva di contenuti che rimanda a un sito al quale è impossibile accedere.
Tachaubol è anche membro del consiglio di amministrazione della Landmark Development Group, società immobiliare di Bangkok ed è uno dei maggiori finanziatori della Global Legend Series, con le quali organizza partite nel continente asiatico con le vecchie glorie del pallone: Andriy Shevchenko, Patrick Kluivert, Fabio Cannavaro, Alessandro Nesta, Clarence Seedorf, e tanti altri i si sono ritrovati sui campi di Singapore, Bangkok e Kuala Lumpur. Inoltre il nuovo progetto della GLS sarà quello di gestire le accademie volute dal governo cinese per lo sviluppo del calcio giovanile.
Il magazine Forbes nell’articolo dei Aprile di Mike Ozanian ha però gettato alcune ombre sulla figura di Bee Tachaubol: infatti questi è stato definito un piccolo investitore, nonostante il patrimonio da 1,2 miliardi, la sua attività nell’ultimo anno ha fatturato solo 93 milioni. L’attenzione quindi è da porre principalmente sui soci della cordata, ovvero impresari arabi e cinesi e le banche De Rotschild e CITIC oltre al ben noto fondo Doyen Sports. Come riportato da Repubblica nei mesi scorsi Tachaubol è un mediatore che si è proposto come capo cordata.
Il cambiamento in prima istanza sarà meno epocale del previsto, il Milan sarà gestito da italiani in un processo che Bee ha definito di “aggiunta e internazionalizzazione”. Per il momento Barbara Berlusconi e Adriano Galliani rimarranno al loro posto, proprio quest’ultimo giocherà un ruolo fondamentale dati gli ottimi rapporti instaurati nel corso degli anni con il fondo Doyen rappresentato da Neilo Lucas.
Le intenzioni di Mr. Bee sono quelle di investire fortemente sui mercati del sud est asiatico, seguendo il vincente percorso del Manchester United. In questo senso il Milan ha degli ampi margini di miglioramento, dato che l’unica avventura asiatica nella storia recente è stata la Supercoppa giocata a Pechino contro l’Inter. Infatti nei piani di Berlusconi vi è l’intenzione di quotare il Milan nella borsa di Hong Kong, una mossa che, dovesse emulare i risultati ottenuti dai Red Devils con la borsa di Singapore, rafforzerebbe le casse rossonere sulle quali pesa un debito da 91 milioni.
Nonostante la Thi Prime Fund non sia presente nell’operazione, in quanto le restrizioni della banca tailandese circoscrivono l’attività del fondo solo sul suolo nazionale, la figure di Mr. Bee e quelle dei suoi soci arabi e cinesi sono ancora avvolte in un velo di mistero. L’intera operazione potrebbe essere infatti finalizzata alla plusvalenza sulle quote societarie. L’attività del Milan non sarà quindi misurata in trofei vinti, ma in fatturato. Oltretutto, la presenza del fondo Doyen non è certamente di buon auspicio, in quanto si andrà a creare un meccanismo di speculazione attorno i giocatori che approderanno in rossonero.